Cam­pus SUPSI, Men­dri­sio

Bassi Carella Marello Architectes

L'edificio, che costeggia i binari della ferrovia segnando l'arrivo a Mendrisio, è caratterizzato esternamente da una rigorosa ripetizione degli elementi costruttivi; all'interno, invece, si schiude in una spazialità di volumi silenti, di grande forza espressiva e chiarezza funzionale.

Data di pubblicazione
28-04-2021

Ascensus

Per la realizzazione del campus sui mappali numero 3156, 3158 e 3167 del Comune (in tutto 11’400 m2), la SUPSI e la Città di Mendrisio si fecero enti banditori di un concorso di progettazione a procedura selettiva, a due fasi, per team interdisciplinari, aperto nel maggio 2012.

Dei 67 team che si candidarono alla prequalifica, 22 ammessi presentarono le loro proposte; di questi, 6 vennero premiati dalla giuria che concluse i suoi lavori nel febbraio 2013.

Il cantiere per la realizzazione del progetto vincitore – «Ascensus» dello Studio Bassi Carella Marello Architectes di Ginevra – si è chiuso nel dicembre 2020. Il campus è aperto da poche settimane, l’edificio in funzione. Il progetto «Ascensus» può mostrare ora tutte le qualità promesse nel progetto di concorso, tutte le qualità a suo tempo apprezzate dalla giuria che lo raccomandò per la realizzazione.

Definito all’unanimità come «la migliore proposta per realizzare la futura SUPSI di Mendrisio», del progetto venne apprezzata la «chiara e semplice risposta urbanistica» che interpretava un programma funzionale composto da aule, laboratori, uffici, ristorante, asilo nido oltre che da 400 parcheggi Park & Ride collegati alla stazione, in un edificio compatto, «volumetricamente definito in modo preciso e curato».

Riguardo l’architettura, la giuria segnalava in modo particolare «la forza dell’ampio spazio centrale» con la grande rampa che porta ai diversi livelli, individuato, possiamo certo dire, giustamente, come «uno spazio comune di grande intensità».

A distanza di sette anni dall’esito del concorso l’edificio è, come detto, concluso. La rigorosa semplicità della facciata di nove triliti ripetuti su quattro piani che definiscono identici vuoti di finestre segna l’arrivo alla stazione di Mendrisio. Tale rigore, la ripetizione costruttiva dello stesso elemento, regala all’eterogenea successione di edifici «qualsiasi» sullo stesso lato dei binari una nuova presenza educatamente anonima e discreta, dignitosa, seria e, allo stesso tempo, riconoscibile.

L’edifico si trova situato in diretta relazione con la rete ferroviaria, dunque con il territorio.

Giunti vicini, le grandi luci degli elementi architettonici, gli oltre 14 metri di lunghezza degli architravi delle finestre, esprimono la scala pubblica dell’edificio e trasmettono il senso di una certa inaspettata imponenza. Ma è superata la soglia di una chiusa bussola di ingresso in legno massiccio, come uno scrigno, geloso custode della vista dell’interno, che lo spazio della scuola si presenta in tutto il suo generoso sorprendente valore architettonico di spazio pubblico e collettivo. Le pareti vetrate delle aule affacciate e distribuite dai ballatoi permettono alla luce naturale di entrare.

Le torri dei vani scala, disposte alternate in un modo che ricorda in pianta la scuola in legno di Meili Peter a Bienne, ritmano una spazialità di volumi silenti, di grande forza espressiva e chiarezza funzionale, non priva di suggestivi rimandi ad esempi famosi della storia dell’architettura, alla monumentale arcaica purezza dell’architettura di Louis Kahn.

Il materiale unico del quale risultano esser fatte indifferentemente tutte le superfici visibili che delimitano lo spazio (pareti, soffitti, soffitti nervati e pavimento) accentua la forte identità di questo luogo collettivo di incontro e scambio.

Il calcestruzzo gettato in opera della rampa e delle torri delle scale esprime una elegante profondità materica. Lambite dalla luce zenitale, le torri ritmano non senza solennità lo spazio di un luogo purificato dal protagonismo di triviali accessori da catalogo che l’attenta progettazione integrata e, non ultimo, un committente sensibile, si son dati cura di evitare.

Andrea Casiraghi, architetto
 

Aspetti strutturali della prefabbricazione integrale

La peculiarità della tecnica costruttiva a prefabbricazione integrale adottata per la realizzazione del nuovo campus consiste nell’assemblaggio sostanzialmente a secco di elementi «finiti», che assolvono autonomamente e integralmente a tutte le funzioni di struttura portante, isolamento termico e finanche estetica non richiedendo, una volta posati, alcun genere di finitura. In tal modo è possibile ottimizzare i tempi di produzione e messa in opera, scandendo il ritmo di cantiere in maniera precisa e senza interferenze fra i diversi soggetti operanti.

L’intera struttura prefabbricata è ottenuta per combinazione di un numero contenuto di tipologie di elementi: pilastri mono-piano interni ed esterni, travi di bordo, travi interne e tegoli di solaio. I pannelli di materiale isolante acustico e termico sono pre-assemblati sulle facce inferiori dei tegoli, rispettivamente all’interno degli elementi tipo sandwich che costituiscono travi e pilastri di facciata.

Gli elementi portanti di luce maggiore (14.5 m) hanno richiesto l’adozione di un sistema di precompressione. La scelta è ricaduta sulla tecnologia di pretensione mediante trefoli aderenti, che ben si adatta alle caratteristiche del presente edificio.

La modularità della struttura consente infatti di operare su un numero significativo di elementi (in questo caso 36 travi esterne e 36 travi interne), ottimizzando le lavorazioni in termini di tempistiche di produzione, movimentazione dei pezzi e operatori coinvolti. Anche il costo supplementare dello speciale cassero auto-reagente pesante (tiro massimo da 480 t) è ampiamente compensato dai numerosi vantaggi operativi.

Un ulteriore vantaggio del sistema a trefoli aderenti consiste nella possibilità di applicare la precompressione anche alle croste di rivestimento dei pannelli sandwich di facciata. Questa condizione ha consentito di realizzare una crosta di rivestimento continua sulle travi esterne delle facciate principali, anche per lunghezze fino a 14.5 m, controllando la fessurazione senza giunti di dilatazione intermedi, con un evidente risvolto anche estetico. Tale risultato non sarebbe possibile senza precompressione, né mediante un sistema di post-tensione a cavi scorrevoli per le implicazioni geometriche specialmente delle testate e l’incompatibilità con uno spessore di crosta di soli 10 cm.

Le travi di facciata del fronte sulla ferrovia costituiscono pertanto gli elementi maggiormente caratterizzanti la particolare tecnica costruttiva dell’edificio, trattandosi nei fatti di travi portanti precompresse, all’interno di una struttura tipo sandwich con crosta anch’essa precompressa e parte portante alleggerita (calcestruzzo LC 40/44) per consentire la movimentazione nei casi di dimensioni maggiori.

La progettazione di questi elementi ha richiesto una approfondita analisi dell’interazione fra la componente interna portante e la crosta esterna di facciata, in quanto quest’ultima risente del comportamento della prima in modo più marcato rispetto ai normali pannelli sandwich non portanti. Nello specifico l’analisi ha considerato gli effetti dovuti alla diversa eccentricità della precompressione sulle due componenti, l’entità dell’inflessione della trave portante per effetto dei carichi, la diversa esposizione alle variazioni termiche fra ambiente interno ed esterno e le caratteristiche meccaniche degli elementi di sospensione della crosta; l’eliminazione dell’eventuale grip indotto dallo strato isolante è ottenuta mediante un doppio strato in PE microforato sulla superficie di contatto col calcestruzzo.

La tecnica costruttiva adottata, caratterizzata da una prefabbricazione ben concepita e allineata allo stato delle conoscenze tecnologiche odierne, permette da un lato di soddisfare i complessi requisiti che un moderno edificio impone, dall’altro indubbiamente di risparmiare su tempi e costi della costruzione. Ciò è vero in particolare se la concezione dell’edificio soddisfa le condizioni di razionalità e regolarità dei nodi strutturali, l’ottimizzazione peso-dimensioni degli elementi, l’industrializzazione e la sistematicità dei dettagli.

Simone Mangano, ingegnere civile

Luogo Via Catenazzi, Mendrisio
Committenza SUPSI, Manno (scuola); Città di Mendrisio, Mendrisio (autorimessa)
Architettura Andrea Bassi, Bassi Carella Marello Architectes, Ginevra
Collaboratori K. Barry, F. Brondi, N. Kronauer, T. Saracen, A. Tiarri, A. Valentini, E. Venuda, L. Vinti
Direzione Lavori Direzione Lavori SA, Lugano
Impresa Barella Medici Quadri (consorzio), Chiasso; TGM SA Prefabbricati, Cadro; Modultech SA, Contone-Gambarogno
Ingegneria civile Spataro Petoud partner SA, Viganello
Progetto impianti RVCS CSD Ingenieurs SA, Carouge
Progetto impianti elettrici DSSA Dumont Schneider, Plan-Les-Ouates
Fisica della costruzione, acustica CSD Ingegneri SA, Lugano
Progettazione esecutiva elementi prefabbricati Simone Mangano Partners Ingegneria Sagl, Lugano
Progetto serramenti Emmer Pfenniger AG, Münchenstein
Date realizzazione 2016-2021
Certificazione o Standard energetico certificazione Minergie
Intervento e tipo edificio costruzione nuova
Categoria edificio (Ae) ristorante 450 m2, scuola 14400 m2, amministrazione 3100 m2
Fattore di forma (Ath/Ae) 0.8
Riscaldamento produzione di calore e freddo con pompa di calore a recupero totale 4 tubi potenza nominale 470 kW – ridondanza per produzione di freddo per server e laboratori con chiller da 350 kW
Acqua calda produzione al 90% da recupero della produzione di freddo, integrazione e trattamento antilegionella con caldaia a metano a condensazione
Elettricità alimentazione dell’edificio (potenza elettrica): 2000 kVA
Requisito primario involucro dell’edificio 18.6 kWh/(m2a) (con valore limite 24 kWh/(m2a))
Indice Energetico Complessivo (da certificazione) 31.2 kWh/(m2a) (con valore limite 40.1 kWh/(m2a))
Particolarità sistema di distribuzione del calore che prevede tre sistemi. Apporto basale con TABS, apporto di picco con fan coil a bassa rumorosità, recupero del calore e umidità con ventilazione meccanica dotata di recuperatori rotativi. Sistemi di purificazione aria da batteri virus e odori con ionizzatori UV.

«Archi» 2/2021 può essere acquistato quiQui si può leggere l'editoriale con l'indice del numero.

Articoli correlati