Ci­ni Boe­ri al Par­co Sem­pio­ne

A cento anni dalla nascita, una mostra ideata dai nipoti Antonio Boeri e Giulia Boeri e curata da Cristina Moro - nella splendida cornice della Biblioteca al Parco di Milano - racconta l’architetta e designer Cini Boeri, attraverso le sue opere più famose e i materiali del suo archivio, restituendone la ricerca di configurazioni materiche, formali e spaziali all'avanguardia.

Data di pubblicazione
08-05-2024
Gabriele Neri
Dott. arch. storico dell'architettura, redattore Archi | Responsabile della rubrica 'Paralleli' per Archi

Tra gli alberi del Parco Sempione, superato il monumento a Napoleone III eretto (non senza polemiche) in omaggio al contributo francese al Risorgimento italiano, sorge un piccolo gioiello dell’architettura moderna milanese: la Biblioteca al Parco. Costruita da Ico Parisi e Silvio Longhi nel 1954 per la X Triennale, si distingue per la sottilissima struttura in cemento armato (appena otto centimetri di spessore), piegata come un origami per conferire la giusta resistenza e lasciare tutto il perimetro vetrato, con la vista incantevole sul verde circostante.

Basterebbe questa meta per meritare un pellegrinaggio, ma quest’anno per il Salone la tappa diventa obbligata per la mostra allestita all’interno, dedicata all’architetta e designer Cini Boeri (1924-2020). Nata cent’anni fa a Milano con il nome di Maria Cristina Mariani Dameno, Cini (da picinin – piccolina) prese parte alla Resistenza sul Lago Maggiore insieme a Renato Boeri, che sposò e con cui ebbe tre figli: Sandro, Tito e il futuro architetto Stefano. 

Laureata nel 1951, lavorò da Gio Ponti e poi da Marco Zanuso, uno degli architetti più attratti dal mondo dell’industria e dunque dal design industriale. Nel 1963 si mise in proprio e cominciò a disegnare opere radicali come la Casa Bunker sull’Isola della Maddalena, dosando interpretazione del contesto (l’architettura militare e rurale della Sardegna), la protezione dal vento e il contatto con il paesaggio, così come il rapporto tra vita in comune e autonomia dell’individuo. Equilibri complessi da tradurre in forme architettoniche, che per Cini Boeri rappresentavano anche l’idea di «ricostruire la mia vita con i tre giovanissimi figli, vita impostata sulla ricerca di grande aiuto reciproco, ma anche di grande rispetto l’uno per l’altro».

La questione di genere, in un mondo quasi tutto al maschile, è chiarita da un pungente articolo da lei pubblicato nel 1976, intitolato Per favore, cara, stai zitta: vorrei spiegare io all’architetto!. L’invito al mutismo ovviamente non era per lei, ormai affermata professionista, ma – faceva notare la Boeri – per la moglie del classico cliente, «i cui tentati interventi sono malamente sopportati. Spiegazioni minuziosissime, talvolta quasi maniacali, sul come usa dormire, o leggere, o lavorare, ricevere, vestirsi e spogliarsi escludono spesso i problemi della coabitante, oppure vengono da lui gestiti direttamente come cosa propria».

Dopo queste (e altre) parole di introduzione, la mostra procede – lungo una moquette rosa che evoca quella della sua abitazione in piazza Sant’Ambrogio – con l’esposizione dei suoi più noti pezzi di design, dai bicchieri usati da Harrison Ford in Blade Runner alla borsa Invites per Prada; dalla caffettiera Opera alle sedute Botolo con tre gambe su ruote; dalla poltrona Bobo in poliuretano alla lampada 602 fatta con pezzi di PVC rigido di produzione industriale (ovvero: come nobilitare un semplice tubo di scarico); dalla poltrona Ghost in vetro piegato alla serie Strips impacchettata come le opere di Christo. Con quest’ultima vinse il suo Compasso d’Oro nel 1979; il secondo nel 2011 sarà alla carriera; un terzo infine nel 2022.

Assente giustificato (perché non più in produzione) è il Serpentone, del 1971, divano mitico che – sull’onda del controdesign sessantottino – puntava a sovvertire l’idea di domesticità borghese, con il salotto buono e tutto il resto. «O produrne chilometri o niente», dichiarava l’architetta, pensando a un divano «al metro», per tutte le tasche, democratico e gioioso.

Curata da Cristina Moro, la mostra nasce da un’idea di Antonio e Giulia Boeri, suoi nipoti, che si occupano dell’Archivio, e preannuncia ulteriori iniziative per i prossimi mesi: una giornata di studi in Triennale (dicembre 2024); una retrospettiva, sempre in Triennale, nel 2026; riedizioni dei suoi prodotti; un documentario diretto da Maddalena Bregani, scritto con Stefano Santamato e prodotto da The Blink Fish con il supporto di Politecnico di Milano; un libretto per la collana Olià di Electa, scritto da Cristina Moro, che uscirà nell’ottobre 2024.

Cini Boeri nella biblioteca del parco
A cura di Cristina Moro
Da un’idea di Antonio Boeri e Giulia Boeri

 

Biblioteca di Parco Sempione, Milano

 

Dal 15 al 28 aprile 2024
 

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