«Anche l’in­geg­nere pro­getta»

Nel settembre 2021 si terrà il Simposio Internazionale di Concezione Strutturale. Il tema: «Il progetto» - in inglese «Conceptual Design». Al centro dell’attenzione: la fase concettuale del progetto, decisiva per un risultato di alta qualità.

Date de publication
12-08-2021

Il Simposio Internazionale di Concezione Strutturale si terrà quest’anno ad Attisholz (Soletta) dal 16 al 18 settembre. Il convegno, della durata di tre giorni, è sostenuto dalla Società Svizzera per l’Arte dell’Ingegneria. Il suo presidente Massimo Laffranchi e la sua direttrice Clementine Hegner-van Rooden hanno discusso i suoi temi con Aurelio Muttoni (EPFL) e Joseph Schwartz (ETHZ), i responsabili dell’organizzazione del convegno. Entrambi sono attivi da lungo tempo come professori universitari, oltre ad essere impegnati in qualità di professionisti nella progettazione di strutture innovative. Durante la discussione è stato affrontato il significato estremamente ampio delle parole «progetto» e «concezione». Si è parlato di progettazione strutturale, indipendentemente dalla sua scala, ma anche di ispirazioni inaspettate, sebbene provocate in maniera consapevole. La discussione ha mostrato quanto creativo possa essere il contributo degli ingegneri e quanto rilevante possa essere il loro contributo per influenzare positivamente le qualità di una costruzione fin dall’inizio del processo progettuale.

CvR: Per capire lo scopo del «Conceptual Design of Structures», dobbiamo capire cosa si intende con questi termini.
Aurelio Muttoni (AM): «Conceptual Design of Structures» può essere tradotto in italiano con «progetto concettuale delle strutture» o, meglio ancora, con «concezione strutturale».

Joseph Schwartz (JS): Il termine in tedesco «Entwurf» in realtà mi sembra una definizione migliore e condensa in una sola parola anche l’essenza della fase iniziale del progetto.

AM: L’espressione inglese «conceptual design», più estesa, risulta dal fatto che «design» è spesso inteso in modo troppo ampio. Ad esempio, può anche significare «dimensionamento». Ecco perché si parla di «conceptual design», per sottolineare in maniera più chiara la parte creativa del processo.

JS: Anche parole come «costruzione» o «dettaglio» hanno lo stesso problema, talvolta risultando estremamente ambigue. Con «design», tuttavia, questo problema è particolarmente evidente. Si intende il risultato di un processo o il processo stesso? Molto più frequentemente il concetto di «Entwurf» in tedesco viene associato all'azione di progettare; il tedesco «Projekt», invece, è molto più legato al risultato. Queste apparenti sfumature sono in realtà molto importanti. Per questo motivo si rende necessario anteporre alla parola inglese «design» l’aggettivo «conceptual». Solo allora il termine corrisponde a tutti gli effetti alla parola tedesca «Entwurf».

Massimo Laffranchi (ML): Ad eccezione del tedesco, le altre lingue non esprimono in maniera sufficientemente chiara ciò che il convegno intende affrontare, ovvero l'attività creativa che sta alla base del processo di progettazione; un lavoro che di solito si svolge in dialogo con altri attori coinvolti. In questa fase, chi partecipa al progetto trae grande beneficio da questo dialogo con gli altri professionisti.

JS: Questo è il principio essenziale che vogliamo trasmettere. Siamo convinti che se l'azione di progettare è di buona qualità, anche il risultato finale lo sarà. Tuttavia, nei progetti di edilizia gli ingegneri civili abbandonano il cantiere relativamente presto, perché la costruzione delle strutture portanti termina velocemente e con essa anche il loro compito. La costruzione dello spazio interno li riguarda solo indirettamente. Eppure anche gli ingegneri possono influenzarla. Si sente spesso dire dai migliori team di progettazione che i contributi settoriali alla struttura dell’edificio – struttura in senso ampio, non solo la struttura portante - alla fine non possono più essere separati o individualmente riconoscibili. Nessuno è più in grado di decifrare i singoli contributi, né a livello cronologico né a livello di contenuto. Questo gioco di squadra, dove gli attori della costruzione cercano di aumentare reciprocamente la qualità del prodotto finale e dove non esistono attori che tirano e altri che frenano, crea un valore aggiunto all’opera. Il settore delle costruzioni è complesso, e tale complessità aumenta continuamente – ad esempio, considerazioni sull'energia e la sostenibilità non possono essere trascurate. Tutti sono consapevoli del fatto che il risultato finale non può essere la semplice somma dei migliori contributi delle singole discipline. Tuttavia, questo richiede che tutti i progettisti si aprano, almeno parzialmente, alle altre discipline e cerchino di capirsi fra loro il più possibile.

Ad eccezione del tedesco, le altre lingue non esprimono in maniera sufficientemente chiara ciò che il convegno intende affrontare, ovvero l'attività creativa che sta alla base del processo di progettazione; un lavoro che di solito si svolge in dialogo con altri attori coinvolti. In questa fase, chi partecipa al progetto trae grande beneficio da questo dialogo con gli altri professionisti. Massimo Laffranchi

AM: Il significato di concezione strutturale è forse ancora più chiaro nel caso dei ponti. Anche in questo caso, la collaborazione dell'ingegnere civile con gli altri progettisti è spesso decisiva. Spesso, non è facile valutare l’apporto di un architetto durante la progettazione di un ponte. In alcuni casi, l’architetto fornisce solo qualche osservazione critica o qualche suggerimento durante una breve discussione. Spesso tale contributo può essere sintetizzato in un’unica domanda posta in una fase cruciale del progetto. Tuttavia, l'effetto di tale domanda può essere molto marcato e può influire significativamente sul risultato finale. Tali domande o la messa in discussione di elementi del progetto da parte di persone competenti sono fondamentali nel processo di progettazione.

JS: ...perché ogni contributo alla discussione sul progetto è di fatto una prestazione intellettuale. Ed è per questa ragione che tale lavoro intellettuale deve avvenire all'inizio del progetto. Le ore di lavoro rivestono un’importanza secondaria in questo caso, al contrario di quello che avviene con le ore che devono essere spese per un progetto esecutivo. In quel caso, i progettisti non possono evitare di investire molto tempo. La prestazione intellettuale per contro è una caratteristica importante del progetto nella sua fase iniziale che rende appunto possibile questo arricchimento reciproco, importante e foriero di qualità. I singoli professionisti, in virtù della competenza nelle loro discipline, pongono le domande giuste e contribuiscono a dare le risposte giuste facendo capire quali sono le conseguenze di determinate decisioni. Questo rappresenta il termine «conceptual design of structures».

ML: Questo dialogo collaborativo non deriva dalla semplice ripartizione dei compiti. Non è solo un servizio professionale. Altrimenti si potrebbe semplicemente suddividere il compito complessivo in parti, far fare il progetto all'architetto, poi far dimensionare la struttura portante all'ingegnere civile, e infine mettere tutto insieme. Questa sarebbe la connotazione sbagliata del termine. Al contrario, questo dialogo nasce dal considerare il progetto nel suo insieme. Esso si sviluppa grazie a considerazioni che talvolta appaiono a prima vista «inappropriate» o controcorrente - anche al di là della propria competenza professionale, ma con un orecchio pronto ad ascoltare l’altro settore specialistico in ogni caso specifico e con la fiducia di poter parlare sempre in modo libero.

JS: Il professor Bruno Thürlimann lo diceva magnificamente: occorre «rimuginarci sopra!». La progettazione nella sua fase iniziale di concetto non ha a che vedere con le ore effettive di lavoro. È una prestazione intellettuale, spesso intuitiva. L’idea progettuale non si può mai inquadrare in un processo di ottimizzazione, ma emerge spontaneamente da una discussione reciproca e dalla considerazione di tutti gli aspetti importanti. Perciò il risultato non può che essere qualcosa di semplicemente bello.

CvR: Quale parte dell'attività creativa – o quale contributo intellettuale - resta ancora oggi poco sfruttato e che deve dunque essere scoperto e comunicato in occasione del convegno? È questa domanda nascosta? L'essere petulanti?
AM:
Vogliamo mostrare che l'ispirazione può giungere da fonti molto diverse - dalla geologia o dalla morfologia del territorio, per esempio. Un ascoltatore attento sviluppa la propria creatività a partire da questo e dà così al progetto un suo carattere proprio. È la passione e la curiosità che sono capaci di generare queste ispirazioni. Vogliamo motivare ingegneri giovani e di talento a dedicare tempo a sufficienza a questa parte creativa e interessante del nostro lavoro.

La progettazione nella sua fase iniziale di concetto non ha a che vedere con le ore effettive di lavoro. È una prestazione intellettuale, spesso intuitiva. L’idea progettuale non si può mai inquadrare in un processo di ottimizzazione, ma emerge spontaneamente da una discussione reciproca e dalla considerazione di tutti gli aspetti importanti. Perciò il risultato non può che essere qualcosa di semplicemente bello. Joseph Schwartz

JS: La chiave è vedere le domande non come una scocciatura, ma piuttosto come una forza trainante del progetto. Dopotutto, le domande riguardano punti aperti e poco chiari che poi possono portare a problemi futuri. Nella nostra disciplina, tutti noi ingegneri civili dovremmo sviluppare la capacità di discernere ciò che è possibile ottenere lottando, come in una sfida, da ciò che, alla fine dei conti, è fondamentalmente inutile. Si tratta di distinguere cosa è fuori portata da cosa è invece possibile ottenere con un dialogo costruttivo. Molti ingegneri civili non hanno sufficiente dimestichezza con questo approccio. L’intuizione dovrebbe essere maggiormente allenata , in modo da poter portare avanti il dialogo con gli altri professionisti coinvolti nel progetto e per riuscire ad approfondire la discussione anche durante ulteriori incontri spontanei.

AM: La cosa buona e motivante è che si può allenare questo pensiero intuitivo condividendo le esperienze e parlando dei processi progettuali. Ecco perché abbiamo immaginato e strutturato il convegno con l’idea di incoraggiare questo scambio interdisciplinare. Nella mia esperienza, anche gli architetti sono interessati a capire come funziona una struttura. Soprattutto in quei casi in cui essa è effettivamente appropriata per il compito in questione e non «solo» calcolata per soddisfare i requisiti normativi. Ogni ingegnere civile dovrebbe sforzarsi di essere intellettualmente onesto e di lavorare in modo da produrre la miglior struttura per il progetto complessivo e non quella che minimizza la sua responsabilità di ingegnere. Se l'ingegnere civile è interessato solo a cercare il miglior rapporto costi-benefici, allora probabilmente il suo lavoro non ha lo stesso scopo di quello di altri professionisti coinvolti, che ambiscono a produrre il miglior progetto possibile.

ML: È anche questione di capire quale sia l'obiettivo. Se, per esempio, l'obiettivo è quello di progettare la migliore soluzione possibile che sia allo stesso tempo economicamente sostenibile avendo risorse finanziarie limitate, allora si presenta una costellazione altrettanto stimolante in cui, di nuovo, tutti devono stare al gioco. Questo non significa necessariamente che il dialogo funzionerebbe meno bene.

AM: Esatto. Anche gli edifici prettamente funzionali dovrebbero essere creati tramite un processo che nasce dal dialogo. Certo, con criteri diversi. Ad esempio, anche il dialogo con le imprese può essere costruttivo e creativo - si vuole realizzare insieme il miglior progetto nel modo più semplice ed economico possibile. Anche se il progetto non sembra facile sulla carta, può comunque rivelare applicazioni interessanti o economicamente vantaggiose per le imprese.

JS: È proprio per questo che il «conceptual design» ha origine dall'idea iniziale del progetto fino ad arrivare all'ultima vite messa in opera nel cantiere. Solo allora i progetti ben pensati possono essere effettivamente realizzati in modo coerente. Questo approccio olistico alla progettazione rifiuta la cultura che si sta sviluppando ovunque, in cui il gruppo di progettazione si occupa solo del progetto e di produrre immagini accattivanti. In Svizzera siamo in una posizione privilegiata in quanto possiamo ancora occuparci di tutte le fasi del progetto. Mi piace progettare, mi piace essere sul cantiere e mi piace discutere con il capocantiere. Provo una soddisfazione enorme nel momento in cui sulla carta sembra tutto troppo complicato eppure tutto trova poi un ordine, come per magia.

AM: Quando il lavoro viene suddiviso - l'ingegnere sviluppa un concetto, poi un'impresa elabora un progetto esecutivo e altre persone ancora si occupano dell’esecuzione - il progetto s’impoverisce. Alla fine, questa costellazione porta i progettisti ad evitare nuove idee e soluzioni, e - cosa ancora più disastrosa - la qualità ne risente.

JS: Inoltre spesso si creano solo soluzioni estremamente convenzionali, per non esporsi alla critica ricorrente secondo cui i progettisti avrebbero sviluppato soluzioni non possibili, non eseguibili e/o troppo rischiose – a livello economico, tecnico e così via...

AM:  Dovremmo lottare per mantenere la situazione privilegiata in Svizzera. Si discute sempre ancora sul fatto che la direzione dei lavori non è una mansione ben remunerata e dovrebbe quindi essere demandata ad uno studio esterno a quello del progettista . Questa è una sciocchezza! Se l'ingegnere lascia il controllo dell'esecuzione ad altri, la qualità della costruzione diminuisce. Non necessariamente perché il controllo è insufficiente, ma perché il progettista diventa molto più cauto nel proporre soluzioni creative. Dovrebbe portare avanti lui stesso l'innovazione e la creatività fino al momento dell’esecuzione ed esserne responsabile in prima persona, e soprattutto in questo caso gli verrebbe permesso di farlo.

ML: Questo è ciò che il convegno, insieme alla Società per l’Arte dell’Ingegneria, vuole promuovere fermamente, ossia che l'ingegnere civile possa tenere fede alle proprie considerazioni iniziali sul manufatto fino al completamento del cantiere. Noi ingegneri civili abbiamo la pretesa e anche la volontà di arricchire la nostra esperienza nelle fasi di esecuzione dell’opera, di formarci ulteriormente in questo senso - non di isolarci in un settore a sé. Ci si appropria degli ingredienti per il dialogo - la curiosità, la capacità di comunicare, la disponibilità ad accettare le critiche e la capacità di accettare idee dall'esterno della disciplina - soprattutto dalla pratica professionale che abbraccia progetto e realizzazione. Qui i progettisti diventano gli esecutori e perseguono le loro idee e i loro approcci fino alla chiusura del cantiere. Attraverso questo lavoro onnicomprensivo si imparano molte cose che vanno al di là della fase concettuale. E questo a sua volta ha una grande influenza sul progetto successivo, perché tramite il dialogo con gli altri si impara quali difficoltà si possono incontrare o quali approcci possono essere più o meno promettenti.

JS: È semplicemente la cosa più bella della nostra professione, il fatto che abbiamo a che fare con così tante persone diverse, una varietà di specialisti e artigiani competenti. Di fatto, anche la psicologia è un elemento importante in questo processo di progettazione – o di costruzione, più in generale. Come posso gestire un cantiere in modo che tutti siano entusiasti? È qui che si trova il potenziale della dinamica fra le persone. Ad esempio, se arrivo sul posto e dico onestamente che c’è da fare qualcosa di complicato, e lo spiego al capocantiere: proprio perché non nascondo la difficoltà, c'è una buona possibilità che torni a lavoro finito ed egli mi dica che «è stato difficile, ma era comunque fattibile e siamo soddisfatti del risultato!». Attraverso questo insegnamento e apprendimento reciproco, si migliora sempre. E sicuramente questo significa anche diventare più sicuri del proprio approccio e delle proprie capacità tecniche. Queste considerazioni non escludono in alcun modo i lavori più convenzionali - calcolo di solette, dimensionamento dei supporti, verifica delle deformazioni. Di conseguenza questo approccio progettuale non è una chimera lontana da qualsiasi realtà.

ML: Al contrario. Questo modo di lavorare non è solo per una minoranza elitaria e per persone intellettualmente curiose. Coinvolge tutti. Perché il «Conceptual Design» è in ogni fase del progetto e, soprattutto, in ogni scala. Segue lo stesso processo di sviluppo coordinato. Potrei altrimenti semplicemente aprire un catalogo e selezionare una serie prodotti in calcestruzzo armato, indipendentemente dal progetto in questione. Questa è una possibilità, ma non è la mentalità ingegneristica a cui aspiriamo nella buona cultura costruttiva.

JS: Anche su piccola scala o nel dettaglio, sono possibili discussioni altrettanto interessanti così come sulla controparte su larga scala o nel grande progetto. Allo scopo di delimitare le aree di competenza, è anche possibile pensare di organizzare il team di progettazione in cui i progettisti in una o più fasi di progetto decidano di delimitare chiaramente il loro settore di competenza, evitando le interferenze. Questa diversa cooperazione è possibile e non significa che un prezioso dialogo non possa nascere in una fase più avanzata. La cooperazione può nascere in modi molto diversi fra loro e porta in ogni caso a soluzioni migliori.

CvR: Cosa significa in definitiva «migliore»?
AM: Migliore significa soprattutto non essere mai soddisfatti di ciò che abbiamo creato in precedenza. È il costante processo di apprendimento che rende possibile il miglioramento. Si impara sempre dai progetti e dagli errori commessi. Non c'è nessun progetto che considero perfetto. Si impara molto passando da un progetto all’altro, ma anche durante le diverse fasi dello stesso progetto.

JS: È quella bella frase che si sente sempre in tutti i campi: «Se potessi ricominciare, lo farei in modo diverso». Non migliore, ma diverso. Solamente quando vediamo finalmente l'edificio possiamo giudicarlo. Poi possiamo riflettere su come avremmo potuto fare le parti in modo diverso. I cambiamenti, tuttavia, possono risolvere o mitigare un certo problema, ma crearne altri. In definitiva, si tratta di ottimizzare in modo incrementale e per fasi. La qualifica di buone o di cattive soluzioni è difficile da definire, quella di giusto o sbagliato non è possibile. Inoltre, oggi giudichiamo in maniera molto diversa ciò che abbiamo costruito 20 anni fa.

Migliore significa soprattutto non essere mai soddisfatti di ciò che abbiamo creato in precedenza. È il costante processo di apprendimento che rende possibile il miglioramento. Si impara sempre dai progetti e dagli errori commessi. Non c'è nessun progetto che considero perfetto. Si impara molto passando da un progetto all’altro, ma anche durante le diverse fasi dello stesso progetto. Aurelio Muttoni

AM: A volte lo giudichiamo anche meglio… (sorride).

JS: Abbiamo sempre a che fare con un nuovo prototipo. L’atto di imparare da esso più e più volte è rappresentato individualmente. Per esempio, imparo solo indirettamente dalle cose che ho realizzato e di cui non sono completamente soddisfatto. Perché lo stesso compito non si ripresenterà mai più. Non resta che trasformare l’approccio e applicarlo in un nuovo progetto.

AM: È e rimane l'esercizio del processo progettuale. E possiamo spiegarlo, dimostrarlo con esperienze dirette, illustrarlo attraverso workshop con discussioni durante il simposio. Per cui, tra l’altro, il progetto non può essere separato dalla verifica nel caso degli ingegneri civili.

JS: Giusto. Non possiamo forse dire allora, che, considerando seriamente dall’inizio il compito del progetto a livello concettuale, possiamo rendere il compito della verifica molto più facile per noi ingegneri? Diciamo spesso «libertà di progettazione contro necessità fisica». Ma questo lavoro progettuale è sicuramente anche alimentato intuitivamente - plasmato da tutto ciò che abbiamo studiato e da tutto ciò che abbiamo realizzato in passato. Dalla cosiddetta esperienza. ...ma in qualche modo c'è di più... Potremmo discuterne per ore... il che dimostra quale potenziale ci sia nel progetto – o meglio nel «conceptual design».

ML: È l'apprendimento della propria scrittura individuale - condizionata soggettivamente, motivata personalmente e composta in un modo che è unico e caratteristico.

AM: È semplicemente questo: anche l'ingegnere progetta.

JS: Ma questo lo sappiamo da molto tempo, solo che il mondo non l'ha ancora capito (ride).

Consiglio nel calendario delle attività TEC21 / TRACES / ARCHI

Formato ibrido con modalità in presenza e online

Conceptual Design of Structures 2021

 

Simposio internazionale fib di progettazione strutturale

16-17 Settembre 2021, con visite a costruzioni di particolare interesse il 18 Settembre

La concezione delle strutture - «Conceptional Design of Structures» – è il fondamento per la realizzazione di di opere di elevato valore culturale. Con il medesimo s’intende la fase iniziale del progetto, in cui si prendono le decisioni più importanti per il suo sviluppo, è il fulcro creativo del progetto. Unisce esperienza, intuizione, tradizione, caratteristiche del sito, soluzioni tecniche e, in particolare, l'ingegnosità e la sensibilità dei progettisti - gli ingegneri civili.

Il convegno è dedicato a questo processo e, in uno scambio costruttivo tra ingegneri civili e architetti, mostra come gli edifici sono stati progettati con un alto standard di qualità e come sono stati realizzati con abilità e successo.

 

Luogo: Attisholz-Areal (Cantone Soletta); www.attisholz-areal.ch

 

Informazioni: http://conceptualdesign2021.com

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