Passato, presente e futuro
Sulzerareal, Winterthur (ZH)
Abstract dell’articolo, in italiano, di Danielle Fischer per la pubblicazione «Cultura della costruzione: qualità e critica».
I ciclisti passano davanti alle facciate in mattoni delle vecchie fabbriche, mentre persone indaffarate spariscono negli ingressi di palazzi che accolgono studi di architettura e atelier grafici. Oltre il brulichio della vita, il tema comune dell’area Sulzer è l’equilibrio raggiunto tra edifici nuovi ed esistenti. Costruzioni storiche e moderne non si contrappongono però con garbo: qui i rapporti sono più complessi. La scala urbana mutua dal vecchio alcuni aspetti, come i passaggi singolarmente stretti tra gli imponenti corpi di fabbrica. Edifici degli anni ’70 e ’90 sfumano ulteriormente il confine tra vecchio e nuovo. Tutto ciò si traduce in un insieme che sembra cresciuto con una certa naturale spontaneità. Ma come si è giunti a questo risultato?
L’azienda dei fratelli Sulzer, fondata a Winterthur nel 1834, crebbe fino a divenire negli anni ’60 una realtà industriale di livello globale. Vent’anni dopo, a causa delle recessione, l’azienda decise di abbandonare l’area, dando origine alla prima grande area industriale dismessa in Svizzera. All’inizio degli anni ’90, la città di Winterthur promosse un bando di progettazione sperimentale: fu la proposta di Jean Nouvel a vincere il concorso indetto dall’azienda Sulzer. Ma quasi contemporaneamente sull’area si svilupparono utilizzi temporanei con centinaia di posti di lavoro che portarono alla decisione di accantonare definitivamente il progetto di Jean Nouvel. Il gruppo Sulzer ha venduto una parte del suo patrimonio immobiliare a Implenia che sta ora costruendo Lokstadt – un quartiere con appartamenti, un grattacielo, hotel e uffici. Nel frattempo sono subentrati altri proprietari, tra i quali la Fondazione Abendrot a Lagerplatz che ha realizzato la sopraelevazione del padiglione 118, un progetto di riuso che ha attirato l’attenzione di tutta la Svizzera. Sulla Katharina-Sulzer-Platz si trova la Scuola universitaria professionale della Salute, di Pool Architekten, che è spazialmente e stilisticamente collegata alla vecchia Hall 53. Questi sono solo alcuni dei nuovi edifici che, insieme al patrimonio edilizio esistente, offrono una diversità d’uso esemplare e rendono la vita così varia e colorata.
Questo articolo è stato pubblicato nel numero speciale «Cultura della costruzione: qualità e critica». Ordina adesso!