La cultura della costruzione come espressione compositiva
Casa Anziani dei Comuni di Leventina (TI)
La cultura del progetto contemporaneo identifica col termine tettonica la manifestazione dell’arte dell’assemblaggio. Si tratta di un concetto teorico che trova forti ripercussioni nel panorama professionale elvetico contemporaneo, dove istanze legate alla costruzione sono in grado di guidare il progettista nella concezione tanto dello spazio, quanto della struttura e dell’involucro dell’edificio.
È grazie al successo delle scelte formali, strutturali, distributive e compositive messe in campo dagli architetti Baserga e Mozzetti e dagli ingegneri Pedrazzini e Guidotti che la Casa Anziani dei Comuni di Leventina riesce, a circa tre anni dal suo completamento, non solo ad instaurare un dialogo con i tratti caratteristici del contesto paesaggistico in cui è immersa ma a rappresentare pure un nuovo luogo di riferimento per l’intera comunità di Giornico.
La Casa Anziani è collocata ai margini del nucleo storico del villaggio, a pochi passi da un tessuto urbano definito da un edificato dai caratteri eterogenei oltre che da significative architetture in pietra: tra queste spiccano i caratteristici ponti romani a schiena d’asino e, a ovest del fiume Ticino, le chiese dedicate a San Nicolao e San Michele. Sullo sfondo, la parete rocciosa del Pizzo Forno: dunque,
un luogo che si compone di svariate declinazioni materiche dove forme e superfici lapidee plasmate dall’uomo, abbinate alla regolarità dei filari dei vitigni, si relazionano con i colori del paesaggio montano, con la rugosità dei massi del greto del Ticino e con la natura incontaminata dei boschi circostanti. Ed è proprio la sensibilità nei confronti dei materiali a farsi vero e proprio strumento di progetto, in grado di accompagnare – e guidare – la complessa transizione dai primigeni impulsi creativi alle scelte architettoniche successivamente realizzate per la Casa Anziani, nel quadro di una cultura del progetto contemporaneo prettamente elvetica che si distingue anche per il suo saper far derivare questioni distributive, strutturali, compositive e ornamentali da istanze legate alla costruzione. Un approccio multiscalare che si appalesa a partire dall’intendere l’edificio come componente imprescindibile di un paesaggio in continua formazione ed evoluzione, sino al processo di definizione del dettaglio costruttivo che implica lo scaltro impiego – anche in chiave ornamentale – dei materiali adoperati.
Le caratteristiche murature in pietra evolvono così in un organismo in calcestruzzo armato, lasciato faccia a vista e nel suo naturale grigiore per essere così identificato immediatamente come il loro diretto discendente. Struttura portante, distribuzione planimetrica e ricchezza superficiale interagiscono tra loro nella definizione di una qualità compositiva e spaziale che si rivela essere diretta conseguenza di fondamenti teorici che identificano nell’arte del costruire uno dei principali fattori ispiratori dell’intero processo progettuale.
Gli articoli della cultura della costruzione: qualità e critica sono raccolti in questo e-dossier.
Oltretutto, se non confinata prettamente nella tecnica, la costruzione diventa pure un penetrante strumento d’analisi dell’opera realizzata. Travi-parete esterne e interne definiscono tanto le scelte compositive quanto quelle planimetriche legate alla distribuzione delle diverse funzioni sui quattro piani fuori terra dell’edificio – un ulteriore livello semi-interrato accoglie locali di servizio. In pianta tutti gli ambienti sono disposti all’interno di un quadrato di 36 metri di lato che genera, in elevazione, un elegante monolite di calcestruzzo finemente intagliato e completato da inserti in larice.
È il piano terra ad aprire il programma dell’edificio al territorio limitrofo: concepito come una sorta di zoccolo su cui è impostato l’intero volume, viene messo in comunicazione con la strada prospiciente il fronte nord e il paesaggio circostante attraverso ampie vetrate. Il taglio orizzontale continuo creato nel blocco cementizio tra il parapetto del piano terra e l’intradosso del solaio del primo piano apre così visuali dagli spazi interni verso un vigneto appositamente ricostruito sul fianco a ovest, la casa comunale, il villaggio, oltre che in direzione del fiume su di un parco pubblico: elementi riconosciuti come identitari dai pazienti ospitati, malati del morbo di Alzheimer, e che trovano una relazione con l’organismo dell’edificio, inteso esso stesso come un micro-villaggio.
Una concezione distributiva che si manifesta nella densità e varietà funzionale del piano terra, dove sono collocati spazi progettati per consentire una coesione tra la vita dell’anziano e quella degli altri abitanti di Giornico: la scansione spaziale definita dalle travi-parete interne ospita così un bar, oltre che un parrucchiere e un piccolo centro di fisioterapia aperti a tutta la cittadinanza. Ai due piani superiori, lungo tutto il perimetro, sono collocate le stanze per i degenti, secondo un impianto distributivo di matrice conventuale. Grazie alla presenza di due chiostrine che si sviluppano in sezione a tutt’altezza nell’edificio e mediante un ideale cortocircuito spazio-temporale è possibile individuare i modelli tipologici generativi di questa soluzione tanto in edifici della tradizione, quale la certosa di Val d’Ema, quanto nel monastero di La Tourette, la cui influenza sui progettisti è percettibile pure nella concezione globale dei prospetti del monolite: una sensazione che trova conferme nella presenza delle otto logge aggettanti, a due a due sovrapposte su ogni lato. All’ultimo piano, all’interno di un volume arretrato rispetto al filo della facciata dei due piani sottostanti, sono collocate le stanze destinate ai malati in stadio avanzato e un ampio terrazzo perimetrale per gli esercizi di deambulazione.
L’apparato ornamentale dell’edificio è l’esito della ricercatezza espressiva dei materiali da costruzione utilizzati. La superficie del calcestruzzo delle facciate è arricchita dall’esibizione delle impronte lasciate dalle assi e dalle sigillature dei fori creati dai distanziali cilindrici delle casseforme, rivelando così il processo del loro montaggio e del successivo getto: tracce che dialogano con le venature e il sistema di giunti dei grandi tamponamenti in larice – di chiara ispirazione kahniana – che inglobano, in corrispondenza di ciascuna stanza, un balconcino e una grande vetrata. È proprio questo accostamento tra struttura cementizia e inserti in legno a esaltare il concetto di costruzione nella sua accezione di tettonica che, se intesa quale arte dell’assemblaggio, diventa aspetto imprescindibile di una cultura della costruzione capace di trovare una sintesi complessiva nell’espressione compositiva dell’architettura.
Questo articolo è stato pubblicato nel numero speciale «Cultura della costruzione: qualità e critica». Ordina adesso!
Casa Anziani dei Comuni di Leventina, Giornico (TI)
Partecipanti al progetto
Committenza
Fondazione Elena Celio, Giornico
Architettura
Baserga Mozzetti Architetti, Muralto
Collaboratori
I. Rosian, M. Quadranti
Direzione lavori
Studio d’arch. Gabriele e Fabio Milesi SA, Agno
Architettura del paesaggio
Giorgio Aeberli, Gordola
Impresa
Mafledil SA, Osogna
Ingegneria civile
Ingegneri Pedrazzini Guidotti Sagl, Lugano; Lucchini-Mariotta e Associati SA, Faido
Progetto impianti RVCS
Rigozzi Engineering SA, Giubiasco
Progetto impianti elettrici
Tecnoprogetti SA, Camorino
Fisica della costruzione
IFEC Ingegneria SA, Rivera
Acustica
IFEC Ingegneria SA, Rivera
Illuminotecnica
Luana Lampis Lighting Design, Lugano
Geologia
Muttoni & Beffa SA, Faido
Dati
Date concorso
2010
Date progetto
2011-2015
Date realizzazione
2015-2018
Certificazione o standard energetico
Minergie TI-379