Pritzker Prize 2022 all’architetto Diébédo Francis Kéré
Vince l’edizione 2022 del Pritzker Prize l’architetto Francis Kéré, grazie a progetti sostenibili per i paesi in via di sviluppo.
«Spero di provocare un cambiamento di paradigma, di spingere le persone a sognare e rischiare. Non è perché sei ricco che dovresti sprecare materiale. Non è perché sei povero che non dovresti cercare di creare qualità» – afferma l’architetto Kéré – «Tutti meritano la qualità, tutti meritano il lusso e tutti meritano il comfort. Siamo interconnessi e le preoccupazioni per il clima, la democrazia e la povertà sono preoccupazioni di tutti».
Ha vinto il Pritzker Architecture Prize 2022, l’architetto Diébédo Francis Kéré, cresciuto a Gando, poverissimo villaggio-comunità in Burkina Faso, e approdato a Berlino, dove ha aperto il proprio studio di architettura nel 2005.
La giuria, presieduta dal cileno Alejandro Aravena (Pritzker Prize 2016) – e composta da Barry Bergdoll, Deborah Berke, Stephen Breyer, André Aranha Corrêa do Lago, Kazuyo Sejima, Wang Shu, Benedetta Tagliabue e Manuela Lucá-Dazio – spiega le motivazioni che hanno spinto a premiare l’opera dell’architetto africano, il primo del continente a vincere questo riconoscimento internazionale: «L’intero corpus di opere di Francis Kéré ci mostra il potere della materialità radicata nel contesto. I suoi edifici, per e con le comunità, appartengono chiaramente a quelle comunità – nella loro creazione, nei loro materiali, nei loro programmi e nei loro caratteri unici. Sono legati al terreno su cui ‘si siedono’ e alle persone che siedono dentro di loro. Hanno una presenza senza pretese e un impatto modellato dalla grazia».
Kéré si distingue per l'uso consapevole di materiali e tecniche locali, utilizzati in paesi in via di sviluppo o in zone del mondo spesso dimenticate, e con scarsissime risorse; è un lavoro che cerca di migliorare concretamente le condizioni di vita delle comunità, attraverso la costruzione di scuole, strutture sanitarie, abitazioni, edifici e spazi pubblici. Sistemi costruttivi alternativi come «tetti doppi, torri eoliche, illuminazione indiretta, ventilazione trasversale e camere d’ombra (anziché finestre, porte e colonne convenzionali) non solo sono diventate le sue strategie principali, ma hanno effettivamente acquisito lo status di dignità architettonica», precisa la giuria.