«Utilizziamo per quanto possibile le risorse presenti in loco»
La testimonianza di Daniel Pittet membro del Gruppo tecnico costruzione del CSA
L'ingegneria e l'architettura giocano un ruolo fondamentale nelle missioni di aiuto umanitario. Il racconto di un ingegnere civile mette in luce quali siano gli approcci e le metodologie, ma anche le motivazioni, che risultano determinanti per la buona gestione di una crisi.
Di origini romande, il cinquantaseienne Daniel Pittet vive in Ticino da più di 20 anni. Di formazione ingegnere civile, ha completato i suoi studi con un Master in Architettura e sviluppo sostenibile presso il Politecnico di Losanna. Ha lavorato nel settore della cooperazione allo sviluppo e dell'aiuto umanitario fin dall’inizio degli anni 2000 in diversi contesti. In particolare, ha partecipato a progetti di ricostruzione post catastrofe, sia a livello accademico (in progetti di ricerca applicata della SUPSI), che in paesi colpiti da catastrofi, per esempio dopo il terremoto del 2015 in Nepal (per la ONG ticinese Kam For Sud) e dopo quello del 2021 ad Haiti (per il Corpo svizzero di aiuto umanitario – CSA). È membro di quest’ultimo dal 2022, in seno al gruppo di esperti «Costruzione».
Daniel Pittet: L’interesse per la cooperazione allo sviluppo e l’aiuto umanitario è sempre stato un filo conduttore del mio percorso professionale. Esso è motivato da un sincero senso di solidarietà ma anche da una passione per il lavoro in contesti multiculturali e geografici diversificati e da un marcato interesse per la «scoperta» di nuovi territori e culture. Il raggiungimento di risultati concreti e significativi a beneficio di popolazioni vittime di catastrofi o di situazioni di crisi umanitarie è chiaramente un’altra fonte di motivazione che mi ha portato a lavorare in questo campo.
Durante la mia ultima missione di dieci mesi in Haiti ho svolto il ruolo di responsabile costruzione e formazione di un progetto di ricostruzione di case familiari e di rifugi per la protezione delle comunità, da utilizzare durante uragani o situazioni simili, costruiti in zone remote della penisola a sud-ovest del Paese. Il progetto è consistito nel sostenere a livello tecnico, ma anche a livello finanziario, organizzativo e di formazione professionale, lo sforzo di ricostruzione intrapreso dalle comunità rurali della regione, severamente colpite dall’uragano Matthew nel 2016 e poi dal terremoto nel 2021.
L’approccio messo in atto dal DSC/CSA nello svolgimento di questo progetto è altamente partecipativo. In effetti, tutte le attività di ricostruzione, che includono anche la formazione di artigiani e la sensibilizzazione e la preparazione delle popolazioni locali ai rischi naturali, sono profondamente ancorate nelle comunità rurali interessate. Esse hanno infatti un ruolo centrale nell’attuazione delle attività di ricostruzione, sia a livello di approvvigionamento in materiali che di edificazione delle case e dei rifugi, come pure di organizzazione delle comunità locali in ambito di gestione delle situazione in caso di catastrofe naturali. Anche la gestione tecnica e amministrativa del progetto, così come le attività di formazione, si appoggiano ampiamente sul coinvolgimento di risorse umane haitiane.
Inoltre, il progetto è concepito in modo da sfruttare quanto possibile le risorse presenti in loco. Le soluzioni costruttive scelte sono ampiamente ispirate dalla cultura abitativa locale, con miglioramenti strutturali tali da rendere gli edifici molto più resistenti agli uragani e ai sismi, senza tuttavia snaturare il paesaggio e i modi di vivere delle popolazioni interessate.
A mio parere, l’approccio partecipativo, rispettoso delle culture locali e attento agli aspetti ambientali è fondamentale, pure in situazioni di risposte a eventi catastrofici e di urgenza. Mi riconosco perciò bene nei metodi, principi e valori sostenuti dalla DSC e dal CSA, il che costituisce un’altra importante fonte per continuare il mio impegno in seno all'organizzazione.
Il Corpo svizzero di aiuto umanitario è il braccio operativo dell'aiuto umanitario della Svizzera. I suoi specialisti vengono inviati sul campo per realizzare progetti dei partner della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e dell'ONU prima, durante e dopo le crisi e i conflitti.
Il CSA è un corpo di milizia con un pool operativo di circa 550 persone. Le specialiste e gli specialisti sono suddivisi in 11 gruppi con competenze specifiche e attuano misure preventive sul campo o sostengono le popolazioni durante e dopo i conflitti o le calamità. L'architetto Martin Bölsterli dirige il Gruppo tecnico costruzione: insieme alla sua vice Alexandra Kappeler, scienziata ambientale, guida il team e fa da tramite tra la DSC e i membri del Corpo. Insieme ad altri esperti sono inoltre responsabili dell'organizzazione di corsi di aggiornamento e di scambi regolari su progetti e iniziative in corso, nonché con altri attori rilevanti del settore privato, accademico e umanitario.
Il Gruppo tecnico costruzione è composto da 50 specialiste e specialisti con un’esperienza professionale pluriennale negli ambiti dell'architettura, dell'ingegneria civile e della pianificazione del territorio in contesti umanitari internazionali.
Il Corpo è sempre alla ricerca di nuovi membri, se siete interessati a partecipare alle attività del gruppo scrivete a rekrutierungskh [at] eda.admin.ch (rekrutierungskh[at]eda[dot]admin[dot]ch).