Il nuovo campus dell'Università Bocconi a Milano
Presenza diafana e impalpabile, il nuovo campus dell’università Bocconi, progettato dal duo giapponese SANAA, è un progetto urbano che ha riqualificato un’area ora parzialmente aperta alla città. Immersa nel verde, tra aule, studenti e campi sportivi.
È uno dei più grandi progetti universitari e di riqualificazione urbana realizzati in Europa, negli ultimi anni: si tratta del nuovo campus dell’Università Bocconi a Milano – prestigiosa scuola internazionale di economia e commercio – progettato dal duo giapponese SANAA, Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa.
Terminato nel 2020, è il risultato di un concorso internazionale1, indetto nel 2012, per la riqualificazione dell’area dell’ex centrale del latte di Milano, su un lotto di 90.000 metri quadrati di terreno. Ma è anche il frutto di una collaborazione virtuosa tra l’amministrazione pubblica, la committenza (Università Bocconi) e gli architetti di Tokyo. Il nuovo campus è composto da sei edifici, ognuno con una funzione diversa: la SDA - School of Management, il blocco dell’amministrazione, le aule per la didattica, gli alloggi per 300 studenti, il centro sportivo e ricreativo che contiene una piscina olimpica, palestre, pista da corsa, campo da basket e pallavolo.
Gli edifici sono inseriti organicamente in un parco-giardino (21.500 mq) che fa da connettivo all’architettura, agli attraversamenti e ai percorsi, e ricompone la geometria dell’isolato, riallacciandosi visivamente al parco pubblico Ravizza, a est del campus Bocconi.
La poetica della semplicità e della fluidità degli spazi si ritrova in tutta l’opera di SANAA e in particolare in due architetture simili per dimensione e funzione collettiva: il Rolex Learning Center di Losanna e il Museo di Kanazawa.
In particolare il centro di Losanna e il campus di Milano sono luoghi per lo studio e la formazione: biblioteca, luoghi di studio e ricerca, un centro sportivo con piscina (nel campus Bocconi), zone aperte per gli studenti, anche fruibili dalla città. Spazi percorribili, luminosi, diafani e rarefatti.
Una poetica che, nel campus della Bocconi, si declina – senza sforzo apparente – nella complessità di un progetto che riassume funzioni e livelli, simboli e riferimenti storici sovrapposti; un progetto che appare quasi privo di gravità e di materia, quasi sospeso sul manto erboso dove linee leggere e sinuose diventano i percorsi che collegano i diversi edifici.
SANAA disegna una pianta organica, curvilinea: un insieme di edifici disposti come “una costellazione di cellule sospese”2 distribuite in modo morbido sul lotto verde, a comporre fluidamente movimenti spaziali e percorsi aperti; quando i volumi curvi si toccano o si sfiorano, formano nuovi snodi spaziali, cortili chiusi, inaspettate prospettive o viste sulla città circostante, secondo codici compositivi e formali non convenzionali. Il campus s’inserisce in un quartiere residenziale costituito prevalentemente da edilizia allineata al fronte stradale, su una griglia urbana ortogonale, in cui il progetto di SANAA emerge nella sua dirompente, gentile diversità.
È un progetto sofisticato: una certa eterea estraneità rispetto all’architettura esistente – Milano è una città di volumi pieni, fatti di materia solida – mantiene, in realtà, un legame sotto traccia, sottile: è il tema del filtro e della permeabilità tra interno e esterno, presente nella tradizione storica milanese, nei portici e nei chiostri antichi di altre sedi universitarie: dai chiostri bramanteschi dell’Università Cattolica, alle corti comunicanti dell’Università Statale, l’ex ospedale rinascimentale di Filarete. SANAA utilizza un lessico nuovo, che sfugge alle regole, in una continuità spaziale tra dentro e fuori, dove la trasparenza diventa spazio e “il paesaggio è anche dentro l’edificio”3, nelle corti astratte richiuse da vetrate.
E’ un linguaggio forte e delicato al contempo. La struttura degli edifici è realizzata con sottili pilastri in acciaio, a vista, e segna il ritmo modulare dell’architettura, con una cadenza regolare di 9 metri; la pianta, aperta e permeabile alla circolazione – di luce e persone – deriva dalla struttura a pilastri liberi, pensati come punti; la superficie esterna ondulata, in lamiera traforata e stirata di alluminio, scherma e avvolge la facciata vetrata, formando quella pelle lattiginosa che sembra smaterializzare l’architettura; le facciate interne, affacciate sulle corti a giardino, sono curvilinee e completamente vetrate, interrotte soltanto dalle fasce marcapiano; all’interno, prevalgono materiali semplici, chiari, che riflettono la luce: legno, cemento, pietra grigia, pareti bianchissime; all’esterno, le pensiline a nastro, appoggiate su sottili pilastri, creano percorsi sinuosi di collegamento e passaggio tra gli edifici, riparando dal sole e dalla pioggia. Ovunque circola la luce, penetra la materia solida, si riflette sui volumi che sembrano essere impalpabili e sospesi come leggere tende teatrali. Trasparenza dall’esterno all’interno, e viceversa. I progettisti sottolineano l’importanza di “liberare lo spazio dall’ordine gerarchico” creando ambienti in cui “la circolazione sia completamente libera”, in ogni direzione: “trasparenza significa poter capire come è fatta l’architettura, come le sue parti siano collegate tra loro” precisa Kazuyo Sejima. Gli spazi della nuova Bocconi assecondano l’incontro, lo scambio e la circolazione delle persone, come in fondo dovrebbe avvenire sempre in un’università: luoghi dove le persone stanno, si muovono o semplicemente attraversano lo spazio; una tema che Kazuyo Sejima ha già approfondito come curatrice della Biennale di Venezia 2010, dal titolo “People meet in architecture”.
Le architetture della Bocconi
L’intero campus Bocconi – nel suo insieme – occupa un’estesa area della città che si è formata, attraverso diverse fasi storiche e relativi interventi architettonici, da oltre un secolo, in un contesto ricco di stratificazioni.
Fondata nel 19024, la prima facoltà italiana di economia e commercio, già negli anni ’30 ha necessità di espandersi, a causa del numero crescente di studenti; viene quindi destinato un lotto nella zona sud di Milano, allora margine tra città in espansione e campagna. Il progetto dell’architetto Giuseppe Pagano (1937-40) – diventerà uno dei capolavori dell’architettura razionalista italiana: una pianta aperta e cruciforme che s’ispira all’edificio del Bauhaus di Walter Gropius a Dessau. Seguono nei decenni successivi del Novecento altri edifici che seguono il crescente sviluppo dell’università: nuove aule, una biblioteca, una mensa, i due dormitori, una chiesa (progettati dagli anni ’50 in poi da Giovanni Muzio, Ferdinando Reggiori, Vittore Ceretti, Ignazio con Jacopo Gardella).
Si arriva, infine, all’importante concorso internazionale del 2001, vinto dallo studio Grafton Architects (le architette irlandesi Shelley Mc Namara & Yvonne Farrell): un complesso di circa 45.000 mq, comprendente uffici, aule didattiche, spazi per la collezione d’arte e un’aula magna, riconoscibile e nuovo landmark urbano; terminata nel 2008, l’architettura di Grafton Architects – elaborazione colta e raffinata della contemporaneità milanese – riconnette, anche sul piano urbano, l’area del campus alla città. In questo contesto d’eccellenza, si inserisce l’ulteriore tassello urbano progettato da SANAA, adiacente a quello preesistente, espandendo il campus verso sud. Un progetto capace “di ridefinire il concetto di campus come elemento integrante del tessuto urbano, con un insieme di edifici unitario, organico, non invasivo e contemporaneamente aperto – fisicamente e visivamente – al contesto” secondo le motivazioni della giuria, presieduta da Sir Peter Cook.
Nuovo campus urbano Università Bocconi
Cliente: Università Commerciale Luigi Bocconi, Milano
Architetto: SANAA / Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa
Team di progetto: Yoshitaka Tanase, Francesca Singer, Nicolo Bertino, Lucy Styles, Enrico Armellin, Serena Di Giuliano
Architetto Locale: Costa Zanibelli Associati
Architetto Esecutivo: Progetto CMR Engineering Integrated Services s.r.l.
Masterplan e Progetto Urban: FOA – Federico Oliva Associati
Concept Strutturale: SAPS
Ingegneria Strutturale: Studio di Ingegneria Pereira
Supporto Scientifico: Politecnico di Milano
Ingegneria impianti: Advanced Engineering s.r.l.
Note
1 Tra gli studi partecipanti: OMA Rem Koolhaas, David Chipperfield, Massimiliano e Doriana Fuksas, Mario Cucinella, Cino Zucchi (CZA), Benedetta Tagliabue (EMBT), Sauerbruch Hutton, Morphosis, Odile Decq e Jean Nouvel.
2 Marco de Michelis (a cura di), The growing city. The new Bocconi campus, Editoriale Domus, Milano 2021
3 Pippo Ciorra, Introduction to SANAA, in Marco de Michelis, op. cit.
4 Il fondatore è l’imprenditore tessile milanese Ferdinando Bocconi e, all’epoca, la sede era situata nel centro di Milano.