Visioni progettuali come laboratorio di territorialità
«[...] al tempo della globalizzazione i confini non spariscono ma al contrario si moltiplicano, ma da materiali diventano immateriali, e da geometrici invisibili» – Franco Farinelli, 2020.
Numerose ricerche spiegano le vicende che hanno segnato la situazione urbana di Chiasso, porta sud della Svizzera e tradizionale piazza di traffici e commerci, indagando le trasformazioni – locali, transfrontaliere, internazionali – da cui è scaturita la sua peculiare identità all’interno della «Città Ticino». Tra queste, è utile ricordare il contributo del Dipartimento del territorio e dei diversi atelier dell’AAM-USI che nel corso degli ultimi anni si sono esercitati nella disanima di questo non luogo di frontiera ricco di contraddizioni e possibilità: così il Diploma 2020 si è svolto all’insegna della ri-generazione delle preesistenze, tramite la valorizzazione del tessuto urbano e delle risorse naturali di un territorio allargato al vicino agglomerato comasco di Ponte Chiasso (Petzet).
Occupandosi di rigenerazione urbana a Chiasso, Archi riprende in questo numero un fil rouge che ha documentato dall’inizio del millennio soffermandosi sulle diverse fasi in cui il Municipio si è misurato con le criticità dell’abitato (Archi 6/2000 e 1/2006, nonché parzialmente Archi 4/2002, 6/2010 e 2/2012). Un approccio che ha registrato le specificità di questa «città di confine» colpita dalla globalizzazione, cercando di ricollegarle alla dimensione spaziale e alle problematiche della mobilità in un quadro geopolitico di riferimento che oscilla tra la scala regionale e quella insubrica della «Città dei Laghi», dalle relazioni inter-metropolitane alla Macroregione Alpina. Va preso atto, inoltre, che dopo l’apertura delle gallerie di base del San Gottardo e del Ceneri, la sua collocazione strategica tra Zurigo e Milano risulta penalizzata dall’incompiuto tracciato ferroviario di AlpTransit nella tratta meridionale Lugano-Chiasso, ultimo slancio elvetico per raggiungere l’obiettivo di concretizzare l’asse Reno-Alpi-mare attraverso il collegamento con il segmento finale in territorio italiano (Archi 5/2020). Anche in questa fase di grandi cambiamenti si conferma dunque una programmatica continuità progettuale e la consapevolezza del Comune di Chiasso dell’importanza del proprio ruolo nel portare avanti un processo di riqualificazione urbana capace di recepire proposte innovative attraverso gli strumenti della progettazione, con il coinvolgimento del settore privato come indispensabile agente trainante di rinnovamento.
Fin dall’Ottocento, infrastrutture ferroviarie e autostradali hanno condizionato la crescita del nucleo frammentando la trama del sistema urbano: il Piano strategico territoriale comunale/PSTC del 2014-16 fronteggia la questione con la definizione di un’area regionale che include la zona transfrontaliera circostante e fissa tra le priorità lo «sviluppo insediativo centripeto di qualità»; schema confermato nel più recente Programma di azione comunale/PAC (Passiglia).
La prospettiva di aggregazione del Basso Mendrisiotto in un unico comprensorio comunale (Chiasso, Balerna, Breggia, Morbio Inferiore e Vacallo dovrebbero confluire in una nuova realtà politico-territoriale rappresentativa del sud del Ticino in un’ottica di complementarietà di competenze), lo spostamento dell’autostrada e la rinaturalizzazione del Faloppia, la diversificazione del tracciato stradale privilegiando percorsi ciclistici e pedonali, l’arredo dello spazio pubblico, i puntuali interventi di «rammendo urbano» in alcuni quartieri e la stringente necessità di adempire alle esigenze di sostenibilità in tutte le sue declinazioni (tra cui la proposta Gleis4 nella sua tripla e progressiva articolazione), sono episodi in diretta sinergia con il concetto di «Città 30» che vengono approfonditi nelle prossime pagine. Questi progetti infatti, «diversi per scala di intervento, estensione e tipologia concorrono a creare una risposta organica alle sfide ambientali, sociali e culturali a cui la città è chiamata a rispondere» (Magri). Come illustrano le fotografie d’epoca, ben prima di essere canalizzati, il torrente Faloppia, il fiume Breggia e la Roggia Molinara appartengono alla memoria collettiva degli abitanti in quanto elementi paesaggistici presenti nell’area cittadina. Non a caso, i più recenti Mandati di studio paralleli/MSP su tre comparti urbani ritenuti basilari hanno ravvisato nel rapporto con l’acqua, negli spazi pubblici, nel verde urbano e nella mobilità lenta le premesse generatrici di futuri interventi. In questo modo, superando il suo assetto originario di insediamento monofunzionale, Chiasso ha avviato una strategia «coordinata, integrata e multiscalare» in grado di incentivare le proprie potenzialità, nel tentativo di munirsi dei dispositivi necessari alla gestione della complessità di un territorio che – pur nelle incerte condizioni della città diffusa multipolare transfrontaliera – non vuole rinunciare a costruire una visione di territorialità a lungo termine, pronta ad agire e trovare convergenze con il contesto lombardo confinante per affrontare le sfide di vasta portata che si prospettano nel XXI secolo.
Michele Arnaboldi (1953 – 2024)
Al momento della chiusura di questo numero abbiamo appreso della scomparsa di Michele Arnaboldi, architetto e urbanista, professore emerito AAM-USI e autore del contributo che presentiamo su «La città dei Laghi». Significativamente l’ultima fase della sua ricerca si è focalizzata sullo studio del territorio transfrontaliero, tema affrontato nelle prossime pagine. A lui è dedicato questo numero di Archi.