Re­cen­sio­ne a «Con­cep­tu­al De­sign of Struc­tures. Con­nec­ting En­gi­nee­ring and Ar­chi­tec­tu­re»

Il libro è il «frutto maturo» di quanto discusso, e «seminato», in occasione del Symposium on Conceptual Design of Structure 2021 e ripropone, con le parole di alcuni relatori del convegno, quattro nuclei tematici: Sfida alla gravità; Visibile o Occulta; Apprendere dal passato; Responsabilità comuni.

Publikationsdatum
19-08-2024
Matteo Ocone
Dott. Ing. Arch., dottorando in Ingegneria Civile, indirizzo Architettura e costruzione, presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.

Progettare strutture non è solo un lavoro da ingegneri, né tantomeno una questione secondaria che arriva dopo il gesto di un architetto o di un artista, ma è una questione più complessa che i curatori di questo libro, Pierluigi D’Acunto, Patrick Ole Ohlbrock e Roland Pawlitschko non vogliono semplicisticamente racchiudere in un volume, ma anzi si augurano che i contenuti dello stesso siano solo il trampolino di lancio per ulteriori stimolanti riflessioni. Da qui la volontà di raccogliere una selezione di buone pratiche progettuali, ricerche e questioni sul metodo dell’insegnamento, sempre avendo come fulcro la fase concettuale del progetto, decisiva per un risultato di alta qualità. Il libro è il «frutto maturo» di quanto discusso, e «seminato», in occasione del Symposium on Conceptual Design of Structure 2021 tenutosi ad Attisholz (Soletta), dal 16 al 18 settembre 2021 e ripropone, con le parole di alcuni relatori del convegno, quattro nuclei tematici, organizzati in altrettanti capitoli, così intitolati: Sfida alla gravità; Visibile o Occulta; Apprendere dal passato; Responsabilità comuni. Nel primo paragrafo si vuole stimolare il lettore ad andare oltre i limiti, anche se a volte imposti dalle leggi della fisica, cercando di coinvolgere, nel campo della progettazione strutturale, nuovi strumenti e tecnologie innovative per sbloccare risultati inattesi. 
Questa sezione, che indaga gli esiti felici del connubio ingegneria-arte propone, tra gli altri contributi, un’intervista agli ingegneri di SOM con l’artista Janet Echelman che si soffermano sulla relazione struttura-architettura. Echelman dichiara il suo fascino per le strutture leggere che, fluide e morbide, consentono il movimento e anche se si lavora su una scala monumentale sono sempre eleganti e non perdono la loro delicatezza purché gestite da ingegneri capaci di far confluire le conoscenze tecniche nel gesto artistico. 
Nel saggio di Alejandro Bernabeu Larena, che sottolinea come la struttura sia una opportunità per migliorare il disegno architettonico, si evince che una struttura è capace di trasformare e influenzare lo spazio architettonico: «ogni elemento strutturale ha una sua realtà fisica e con la sua corporeità influenza lo spazio in cui si trova». Questo diventa un tutt’uno se si pensa ad esempio all’installazione alla Tate Modern dell’artista indiano Anish Kapoor che, grazie al lavoro con l’ingegnere strutturista Cecil Balmond, ha materializzato la relazione tra forma e struttura: la forma è determinata dal suo comportamento strutturale. Che siano strutture «visibili», come nel caso di nuove strutture che si integrano su architetture esistenti per rendere effettiva la loro rifunzionalizzazione, oppure strutture «occulte», come nel caso di «architetture e strutture fuse in un unico sistema», la progettazione concettuale di strutture significa sempre, come scrive Jürg Conzett, «soddisfare requisiti complessi con un sistema di misure basato su principi semplici» che portano alla sperimentazione creativa di approcci sintetici, completi e olistici. «Apprendere dal passato» con lo studio della historia magistra vitae permette soprattutto alle giovani generazioni di spingersi oltre i limiti raggiunti dai precedenti maestri che vanno studiati, soprattutto, per comprendere come sono stati superati i momenti di crisi e così scoprire, come racconta Tullia Iori, che sono sempre stati momenti di opportunità per lo sviluppo tecnologico. La conversazione da Aurelio Muttoni e Roberto Gargiani con Pierluigi D’Acunto, sull’insegnamento della progettazione concettuale delle strutture ai giovani architetti e ingegneri, evidenzia come bisogna sempre essere curiosi, ma anche modesti, e ricordarsi che nell’approccio alla progettazione ci sono sempre delle «responsabilità comuni». Oggi, infatti, è imprescindibile un approccio più etico che deve essere inserito nel sistema educativo e professionale per un futuro migliore. Il nostro ambiente costruito non deve essere quindi sostenibile solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico, incorporando considerazioni etiche sul risparmio delle risorse. Mario Rinke a tal proposito discute nel libro il ruolo critico delle strutture portanti all’interno della costruzione sostenibile e pone l’accento su una filosofia di progettazione flessibile: come nel corpo umano «le sole ossa non hanno alcun significato in relazione al tutto di cui fanno parte; fanno sempre parte di un sistema complesso. Proprio come le ossa, le strutture portanti hanno senso solo nel loro contesto e per una funzione». Come dichiarato dagli stessi autori, con la lettura di questo libro non si vogliono fornire solo risposte ma, soprattutto, lasciare delle domande al lettore, ingegnere, architetto, artista o semplicemente curioso che magari cercherà la propria risposta su cosa significhi Conceptual Design of Structure....
 

Pierluigi D'Acunto, Patrick Ole Ohlbrock, Roland Pawlitschko,

Conceptual Design of Structures Connecting Engineering and Architecture Birkhäuser

Basel 2024

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