Dal «di­ritto al­la cit­tà» al det­taglio...

Un commiato di resilienza

L'ultimo editoriale della direzione di Mercedes Daguerre introduce le tematiche di Archi 2025, ripercorrendo le trasformazioni dell'editoria specializzata nell'era digitale e il rapporto tra cultura della costruzione e Baukultur elvetica, aprendosi alle prospettive future della rivista.

Publikationsdatum
10-02-2025

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«“Il dividere e il collegare”, cioè a dire la distribuzione e la composizione degli elementi, è in verità un capitolo inesauribile; [...] prima o poi ci capiterà sempre di trovarci di fronte a un limite, davanti al quale per un motivo o per l’altro saremo costretti a fermarci; ma l’importante è che non scambiamo un qualsiasi ostacolo per questo limite; noi accettiamo questo limite, ne accettiamo l’evidenza, ma vogliamo anche spingerci avanti quanto più possibile».

Heinrich Tessenow, 1916

Se Archi 1/2018, occupandosi del «diritto alla città» attraverso il funzionamento delle cooperative di abitazione, aveva segnato l’inizio di questa direzione e l’apertura di una fase di rinnovamento della rivista, essa ora si conclude con un numero altrettanto significativo dedicato al ruolo del dettaglio all’interno di un processo progettuale aggiornato a parametri del tutto inediti: nuovi materiali, sostenibilità, economia circolare, intelligenza artificiale.
Aspetti sostanziali di approcci innovativi al mestiere che sono esplorati da Carlo Nozza attraverso tre interviste che interpellano figure autorevoli dell’attuale pratica progettuale (Eduardo Souto de Moura, Gustav Düsing e Max Hacke, Neven Kostic) e da un saggio di approfondimento teorico di Roberto Gargiani. Un dialogo sul rapporto tra progetto e cantiere che esprime posizioni variegate come risultato della sovrapposizione di differenti riferimenti culturali, formativi e generazionali. La scelta tematica non è affatto casuale, ma va contestualizzata all’interno delle grandi trasformazioni che si sono verificate nell’ultimo decennio. L’itinerario compiuto da Archi in questo lasso di tempo – articolando scale e questioni sempre più diversificate – ha infatti focalizzato tematiche presenti nel dibattito progettuale contemporaneo ticinese, svizzero ed europeo. In questo modo, agli argomenti relativi alla Baukultur, i concorsi, la transizione ecologica e la diffusione delle problematiche professionali, si sono aggiunte altre nozioni diventate vere e proprie linee guida: relazione tra piano e progetto, rigenerazione urbana, spazio pubblico, abitare collettivo e intergenerazionale, densificazione e riuso del costruito, tutela dell’ambiente, del territorio e del paesaggio, protezione del patrimonio storico. Si conferma così la continuità della sua linea editoriale in quanto bimestrale di architettura, ingegneria e urbanistica, caratterizzato da una propria identità linguistica in ambito elvetico e dal suo radicamento nella Svizzera italiana, mentre la catalogazione come «rivista scientifica di Classe A», attribuita in Italia dall’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca), qualifica ed estende il suo sguardo oltre confine.
Non a caso, di fronte alla crescente necessità di avere un alto livello di preparazione specialistica, si è resa indispensabile la professionalizzazione della redazione tramite una dinamica di costante consolidamento delle competenze editoriali. Bisogna inoltre prendere atto che l’orizzonte delle professioni che riguardano la cultura della costruzione si è decisamente allargato negli ultimi anni e, all’interno di un quadro di riferimento segnato dalla complessità di nuovi scenari, non è possibile prescindere dell’interdisciplinarità anche come modus operandi per illustrare i diversi argomenti che, in veste monografica, si sono succeduti su queste pagine.
 

Dal 2018 ho svolto l’incarico di direttrice con Stefano Milan come vicedirettore. Da allora abbiamo affrontato un travagliato periodo di transizione, coscienti della necessità di impostare un progetto editoriale che rilanciasse una visione complessiva della rivista tenendo conto della sua collocazione nella regione di riferimento e delle sue specifiche condizioni di produzione. In un momento di particolare incertezza e di fronte all’esigenza di misurarsi con la dimensione on line  – prendendo atto delle differenze tra i due format di comunicazione, dei rispettivi limiti e potenzialità – abbiamo individuato i punti di forza che avrebbero potuto reggere l’implementazione di una strategia editoriale «ibrida», in grado di puntare sulla complementarità per l’integrazione effettiva di Archi nella rete Espazium. Motivo per cui sono stati ridefiniti la struttura redazionale e gli organi consultivi, diventati componenti attivi e funzionali al rinnovamento del profilo editoriale. Una scelta che ha favorito il suo rafforzamento come rivista cartacea – condizione non scontata nel panorama globale delle riviste specializzate – orientando al contempo l’attualità verso il digitale, il quale ha dimostrato la sua efficacia nei delicati momenti del lockdown. Oggi il ruolo di Archi è quello di illustrare criticamente la cultura della costruzione della Svizzera italiana nell’ambito più generale della Baukultur elvetica, sviluppando sinergie con TEC21, Tracés e con la piattaforma multimediale espazium.ch. Con diversi approcci, le riviste e il sito raggiungono la quasi totalità degli studi di architettura e di ingegneria della Confederazione, proponendo una pluralità di letture e tempistiche che valorizzano i contenuti dell’intera rete. Certamente stiamo attraversando insieme un periodo in cui il mondo dei media sta continuamente cambiando, per cui le iniziative da implementare vanno saggiate tramite un serrato confronto sempre pronto a mettersi in discussione. Le difficoltà già emerse nella fase post-covid e l’ormai endemica crisi globale dell’editoria hanno intensificato recentemente un processo di ripensamento della strategia complessiva della casa editrice, tramite una riflessione collettiva che ha coinvolto tutte le redazioni: una discussione in itinere tesa a intravvedere le possibilità insite nelle previsioni di evoluzione dei media, alla ricerca di soluzioni condivise che permettano un ulteriore salto di qualità nella produzione di servizi e contenuti editoriali. Eppure è evidente la criticità del momento politico che attraversiamo a livello internazionale: l’urgenza di resistere ai venti antidemocratici, bellicisti e negazionisti dei cambiamenti climatici, che soffiano con violenza da ogni punto cardinale. Del resto l’irrequietezza del mercato editoriale impone particolare cautela nel valutare i rischi e gli strumenti adeguati per superare questo passaggio epocale verso un nuovo paradigma mediatico. Siamo persuasi che si naviga a vista e che solo la difesa dei valori ritenuti essenziali, assieme a una buona dose di pragmatismo e flessibilità, ci consentiranno di attraversare questa «tempesta perfetta».
 

Tuttavia – se ogni crisi è un’opportunità – i passi avanti realizzati negli ultimi anni confermano l’importanza dell’integrazione di Archi nella rete Espazium. In queste circostanze Archi 1/2025 si pone come trait d’union di una tabella di marcia che interessa diversi piani d’azione e anticipa delle novità. Ma queste righe ravvisano al contempo la chiusura di un ciclo, contingenza propizia per la mia decisione – concordata con Katharina Schober, direttrice di Espazium – di lasciare la direzione dopo un’esperienza intensa e gratificante. Passerò il testimone a Stefano Milan e Andrea Nardi che, come co-direttori, apriranno nuove prospettive per la crescita di Archi. Senza di loro, il team redazionale, i curatori, autori e collaboratori esterni, i membri del Comitato scientifico e del Consiglio di redazione, i corrispondenti, non sarebbe stato possibile raggiungere i traguardi delineati. Ringrazio Katharina Schober, per la stima e l’autonomia editoriale che ci ha concesso, il compianto Martin Heller e l’attuale presidente del CdA Senem Wicki, i colleghi di TEC21, Tracés ed espazium.ch per la collaborazione, la CAT (Conferenza delle Associazioni Tecniche del Cantone Ticino), la SIA centrale e la sezione ticinese, i partner e gli inserzionisti che ci hanno garantito il loro supporto. Sono consapevole che lascio un compito impegnativo ai nuovi co-direttori, ma lo faccio con l’affetto e la fiducia che meritano. Grazie ancora per il lavoro svolto e per aver condiviso con me una fase cruciale di questa difficile sfida.
 

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