Att­or­no al Mu­seo d’Ar­te del­la Svi­z­zera Ita­lia­na (MASI)

Gallerie, collezioni e fondazioni: cronistoria di un contesto culturale

In un momento in cui siamo confrontati con un significativo cambiamento nelle modalità di produzione, promozione e commercializzazione dell’arte contemporanea, porsi di fronte alla storia degli avvenimenti che hanno maggiormente contrassegnato la vita culturale della Svizzera italiana non può certamente prescindere dalla constatazione che solo una piccola élite di collezionisti privati o di appassionati abbia avuto un ruolo attivo di promozione e apertura alle trasformazioni.

Publikationsdatum
18-02-2016
Revision
18-02-2016

Da noi la scarsa predisposizione a collezionare non è stata, d’altronde, invogliata, per la maggior parte del secolo scorso, da istituzioni o politiche aziendali che, per contro, hanno fatto la fortuna delle città della Svizzera tedesca. Il collezionismo locale si è, in molti casi, limitato a rivolgere la sua attenzione alla scena locale, disinteressandosi quasi completamente di quegli artisti che hanno cercato di imporsi all’attenzione, oltralpe o in Europa. Ciononostante, non si possono ignorare alcune importanti esperienze, anche se esse hanno avuto un impatto molto limitato sul nostro territorio.

A Lugano, vale la pena di ricordare il Circolo Ticinese di Cultura dove, attraverso l’incontro fra Renato Regli e l’architetto, artista e critico Gianni Monnet (cofondatore con Gillo Dorfles, Bruno Munari e Atanasio Soldati del Movimento Arte Concreta, il MAC, che nasce a Milano nel 1948), vengono organizzate esposizioni di spessore internazionale. 

Risale al 1944 la prima Mostra Figurativa e Astratta che si tiene a Lugano: Monnet presenta opere realizzate tra il 1929 e il 1944. 

Una seconda mostra nella medesima sede si terrà nel 1947: Monnet vi partecipa, esponendo venti dipinti, insieme alle sculture di Ettore Sottsass. Nel 1950 vi esporrà una terza volta con Bruno Munari, tenendo pure una conferenza sull’astrattismo. 

L’opera divulgativa intrapresa da Gianni Monnet trovò ulteriore sviluppo sul canale di Radio Monteceneri dove venne invitato dall’allora direttore del servizio parlato della nostra radio, l’artista Felice Filippini, a condurre una rubrica dedicata alle ultime esperienze artistiche di matrice non oggettiva: L’arte moderna dall’A alla Z, così si intitolava questo appuntamento radiofonico.

Del 1951 è l’incontro con l’architetto ticinese Oreste Pisenti, con cui Monnet organizza una mostra personale a Milano, alla Libreria Salto, dell’artista tedesco ma residente a Carona, Arend Fuhrmann. Pisenti e lo stesso Fuhrmann aderiranno al movimento milanese del mac.

Renato Regli e Giuseppe Martinola saranno, negli anni Cinquanta, tra i promotori della prima manifestazione artistica luganese di respiro europeo il Bianco e nero, dedicata alla promozione della grafica contemporanea che vede la partecipazione di importanti artisti come Max Bill, Giorgio Morandi e Edouard Villon, artisti che influenzarono, allora, una piccola cerchia di collezionisti luganesi.

Se negli anni Trenta il Mendrisiotto era stato il centro del movimento espressionista Rot-Blau, ad Ascona e Locarno, invece, attirati da un luogo magico come il Monte Verità, erano arrivati, fin dagli anni Venti, artisti come Marianne von Verefkin o César Domela. 

Jean Arp che era stato più volte ad Ascona fin dagli anni Venti, si stabilisce definitivamente nel 1959 a Locarno-Solduno, insediandosi anche in uno degli atelier del complesso che lo scultore Remo Rossi crea nella zona «Saleggi» di Locarno, dove sarà a fianco di Hans Richter e Italo Valenti, anche loro attivi negli altri atelier. 

Mentore della riscoperta del Monte Verità sarà una delle più grandi figure curatoriali del Novecento, Harald Szeemann, che farà rivivere dapprima la storia del luogo con l’esposizione di documenti presentati alla Casa Anatta e poi, negli anni Novanta, porterà alla ribalta internazionale gli spazi del Museo d’Arte di Ascona con le esposizioni dell’italo-svizzero Mario Merz, del ticinese ma residente a Parigi dal 1959 Niele Toroni e del tedesco Wolfgang Laib: queste iniziative, sostenute dall’avvocato Efrem Beretta, personalità di spicco della vita culturale di Ascona, di fatto direttore del Museo Comunale d’Arte Moderna dal 1981 al 1992, ebbero, purtroppo, breve durata.

Un’opera pionieristica fu pure quella svolta a partire dagli anni Sessanta da Rinaldo Bianda, eclettico gallerista locarnese che, dopo mostre prestigiose dedicate a Paul Klee, Jean Arp, Serge Poliakoff, rivolse la sua attenzione ad artisti dell’ultima generazione, come i due esponenti del gruppo bmpt, Daniel Buren e Niele Toroni, o come il milanese Gianni Colombo, nonché all’organizzazione del Festival internazionale dell’arte video, evento che negli anni Ottanta anticipò l’interesse verso questo medium da parte di ben più importanti festival europei.

Sul territorio ticinese nascono, a partire dalla fine degli anni Settanta, alcune gallerie, attorno alle quali si avvicinano nuove generazioni aperte a nuove forme di collezionismo: la Galleria Matasci a Tenero focalizza la sua attenzione verso l’espressionismo locale e internazionale (da Dobrzansky a Lucchini, da Käthe Kollwitz a Zoran Music, da Louis Soutter a Willy Varlin); la Galleria Pieter Coray a Lugano, specializzata in scultura internazionale che ricordiamo per alcune splendide esposizioni di artisti quali Arp, Laurent, Giacometti, Gonzalez, Moore; lo Studio Dabbeni a Lugano che svilupperà, a partire dal suo rapporto con l’astrazione storica italiana, in particolare con gli artisti del Movimento Arte Concreta, nuovi progetti che coinvolgeranno i ticinesi Flavio Paolucci, Livio Bernasconi, aprendosi ad artisti internazionali come Gianni Colombo, François Morellet, Daniel Buren, Luciano Bartolini, Giulio Paolini, David Tremlett, fino ai più giovani Luca Frei, José Davila, Jakob Kolding; la Galleria Buchmann che da Basilea arriva ad Agra, sulla Collina d’Oro, e promuove il lavoro di alcuni tra i più importanti scultori internazionali quali Lawrence Carroll, Toni Cragg, Tatsuo Miyajima, Wolfgang Laib, Lawrence Weiner, ma anche Alberto Garutti o dei ticinesi Marco D’Anna, Alex Dorici, Luciano Rigolini; la Galleria Cons Arc a Chiasso di Daniela e Guido Giudici che apre nel 1986 e continua l’attività di Fotografia Oltre, la prima galleria di fotografia in Ticino.

A pochi mesi dall’apertura del nuovo MASI (Museo d’Arte della Svizzera Italiana), in cui sono confluiti il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte della Città di Lugano, attraverso una straordinaria convenzione che pone il nuovo museo su una piattaforma paritaria con altri istituti svizzeri, non si può non sottolineare, in questa cronistoria, che il processo di sviluppo culturale delineato subisce un’accelerazione nel 1987 con l’apertura del Museo Cantonale d’Arte. 

L’istituzione nasce con il preciso intento di valorizzare il patrimonio cantonale, maturato tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra, attraverso la formazione di un inventario e l’incremento della collezione con acquisti mirati, rivolti al territorio ma anche alla scena nazionale e internazionale, favorendo, inoltre, il dialogo con collezionisti e mecenati per donazioni o azioni di comodato a lungo termine.

Il Museo Cantonale era, d’altronde, l’aspirazione di un gruppo di persone illuminate che avevano avvertito, perlomeno fin dall’inizio del Novecento, la necessità di costruire un punto di riferimento che fosse in grado di dialogare con i più importanti centri della Svizzera tedesca e romanda. Emblematica fu senz’altro la mostra curata da Manuela Kahn Rossi su Wassily Kandinsky nelle collezioni svizzere.

Nel 1989, con la mostra dedicata a Pier Francesco Mola, organizzata al Museo Cantonale, la Società Ticinese di Belle Arti (che aveva avuto come presidente negli anni Settanta l’importante figura di Sergio Grandini, dirigente assicurativo, molto attivo in ambito culturale e letterario, collezionista, sostenitore e amico di artisti quali Jean Arp, Marino Marini, Ben Nicholson, Italo Valenti) festeggia felicemente i suoi cento anni di attività, riconoscendosi pienamente nella neonata istituzione, promossa attivamente fin dalla sua apertura. 

Le esposizioni, organizzate da Manuela Kahn Rossi secondo principi filologici, avvicinano all’istituto museale la figura di un grande collezionista come Giuseppe Panza di Biumo che nel 1994 dona al Museo duecento opere della sua collezione. Questa donazione costituirà uno stimolo per alcuni collezionisti che si avvicineranno gradualmente, nel corso degli ultimi vent’anni, all’opera di Stuart Arends, Lawrence Carroll, Sol LeWitt, Julia Mangold, Robert Mangold, Brice Marden, Richard Nonas.

Accanto all’attività del Museo Cantonale d’Arte per la costruzione di una collezione pubblica, si è sviluppata l’idea di un collezionismo aziendale attraverso le acquisizioni effettuate dalla Banca del Gottardo, dall’UBS e dalla BSI.

La Banca del Gottardo attraverso la triade von Castelberg (banchiere, presente nel consiglio del Kunsthaus di Zurigo), Rudolf Hanhart (direttore del Kunstmuseum di San Gallo) e Fernando Garzoni (presidente della Banca e della sua fondazione) costruisce, fin dagli anni Settanta, la sua prima collezione d’arte svizzera, acquisendo sistematicamente opere in gallerie private o durante l’Art Basel, per le proprie sedi a Lugano, Zurigo e Ginevra. 

Il ticinese Fernando Garzoni, figura multiforme della vita culturale svizzera, fu banchiere e fotografo, membro attivo della Società Ticinese di Belle Arti, della Fondazione Svizzera, per la fotografia e del Museo Cantonale d’Arte, per cui promosse la creazione della Pro Museo. Ammirevole fu il suo sostegno, quale collezionista, nei confronti dei giovani fotografi ticinesi. Acquisì pure importanti lavori di Robert Frank (di cui era amico fraterno), Irving Penn, Paul Strand e Joel Peter Witkin. La sua va annoverata fra le più complete e significative collezioni private di fotografia a livello svizzero. Fu lui il motore della Galleria Gottardo, negli appositi spazi ricavati in uno degli edifici della Banca, costruita da Mario Botta, dove si organizzarono mostre di fotografia (quella inaugurale dedicata proprio a Robert Frank) ma anche di etnografia e archeologia. Ricordiamo l’interessante esposizione di piccole sculture provenienti dalle collezioni private ticinesi, curata da Pieter Coray, o la bellissima mostra antologica L’esperienza dei luoghi di Gabriele Basilico. In occasione del decimo anno di attività, la Banca divenne il maggior sponsor della sede italiana della Fondazione Guggenheim di Venezia.

UBS, proprietaria di una delle più ragguardevoli collezioni d’arte contemporanea, per la nuova sede di Suglio, nei pressi di Lugano, inaugurata nel 1995, commissiona importanti opere murali che interagiscono con gli spazi interni della Banca: impressionante per le dimensioni è lo splendido Wall drawing realizzato dall’artista americano Sol LeWitt.

Nel 2000, su impulso del suo presidente Alfredo Gysi, nasce la Collezione d'arte contemporanea della BSI, costruita commissionando ad artisti quali Daniel Buren, Robert Barry, John Armleder e Liam Gillick installazioni e sculture per la nuova sede di Lugano.

La BSI, acquisendo la Banca del Gottardo nel 2008, si arricchisce ulteriormente, inglobando la sua collezione d’arte svizzera. 

L’arte contemporanea svizzera e internazionale più giovane trova accoglienza sia a Lugano, con l’Ala Est del Museo Cantonale che, sotto l’impulso del nuovo direttore Marco Franciolli, dal 1997 diventa una sorta di piccola Kunsthalle, sia a Bellinzona, dove il CACT, Centro d’arte contemporanea fondato da Mario Casanova nel 1994, persegue l’obiettivo di diffondere la produzione artistica delle nuove generazioni, sia a Locarno con «la rada», associazione culturale fondata anch’essa nel 1994, diretta prima da Noah Stolz e negli ultimi anni da Riccardo Lisi, dedicata a esposizioni create appositamente da artisti svizzeri.

Ormai sempre più numerose e di qualità sono le fondazioni e le collezioni private che si sono aperte al pubblico negli ultimi anni. 

Nel 2006 i coniugi collezionisti Gianfranco e Caterina De Pietri hanno costituito Art Philein una fondazione non-profit, votata prevalentemente alla promozione della nuova arte contemporanea attraverso un’attenta scelta di progetti realizzati da artisti, in collaborazione talvolta con istituzioni pubbliche e private svizzere ed europee (si veda a proposito l’attività di Choisi, associazione culturale e libreria aperta recentemente a Lugano).

I coniugi Rosella e Phil Rolla, dopo l’esperienza di Borgovico 33 spazio espositivo a Como, hanno riconvertito, nel 2010, l’ex scuola d’infanzia di Bruzella, in Valle di Muggio, per ospitare mostre fotografiche con opere appartenenti alla loro collezione privata, che desiderano condividere pubblicamente: alcune preziose pubblicazioni testimoniano la qualità filologica delle loro scelte. 

La Collezione di Danna e Giancarlo Olgiati è alla base della nascita, nel 2012, dello Spazio -1 (che sorge accanto al LAC) in un felice accordo con la città di Lugano: presenta ciclicamente parte della straordinaria raccolta delle avanguardie del XX secolo in dialogo con nuove acquisizioni di artisti appartenenti alle nuove tendenze dell’arte contemporanea. Le scelte sono condivise dalla coppia di collezionisti: l’esperienza e la cultura, legata in particolar modo al Futurismo, di Danna, con la sua prestigiosa galleria milanese «Fonte d’Abisso», e la passione e la competenza di suo marito Giancarlo hanno, di fatto, creato un unicum, in cui l’arte italiana di valore internazionale (Futurismo, Arte povera, Astrazione storica, nuove generazioni) si fonde con un movimento europeo quale il Nouveau Réalisme (contatto nato dall’amicizia fra il collezionista e l’artista francese Arman) in un dialogo in progress con artisti occidentali delle ultime generazioni.

Nel 2014 sono state fondate due altre fondazioni quali la Ghisla Art Collection a Locarno e la Fondazione Gabriele e Anna Braglia a Lugano. L’intento di mettere a disposizione della collettività un patrimonio artistico di valore internazionale, possibilmente condiviso da tutti, crea un ulteriore valore aggiunto al nostro territorio.

Un brulicare di iniziative legate all’interesse per il collezionismo ma anche alla divulgazione e alla diffusione della conoscenza dell’arte attraverso un pubblico ampio e differenziato stanno portando un’associazione storica come la Società Ticinese di Belle Arti, negli ultimi anni in continuo rinnovamento, a delle collaborazioni sempre più strette con il masi e quindi con la rinnovata Pro Museo, ma anche con nuovi soggetti come «nel» Fare arte nel nostro tempo, associazione privata indipendente nata nel 2012, che organizza delle giornate di studio su temi riguardanti l’arte in dialogo con la società, la cultura, l’identità e la scienza.

La fusione tra il Museo Cantonale e il Museo d’Arte della città di Lugano non ha solo riunito due istituzioni ma ha aperto una finestra allo sviluppo delle condizioni per una crescita del collezionismo, frutto di una rete che mette in virtuosa sinergia pubblico e privato.

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