Get­tare un ponte verso gli al­tri gruppi pro­fes­sio­nali

Marco Waldhauser, nuovo presidente BGT, spiega le sfide della digitalizzazione, il cambiamento dei profili professionali e l’importanza del lavoro di squadra.

Date de publication
04-06-2018
Revision
01-10-2018

Da quest’anno sei presidente del gruppo professionale Tecnica (BGT). Che cosa ti ha spinto a dire sì a questa nuova mansione?

Marco Waldhauser: La mia decisione è frutto delle esperienze maturate finora. Cinque anni fa sono entrato a far parte del Comitato della SITC, una delle associazioni di specialisti SIA. Per due anni ho lavorato in veste di presidente e già allora mi sono adoperato per consolidare il ramo della tecnica impiantistica, soprattutto per quanto concerne la percezione che si ha dall’esterno di questa disciplina. Mi sono impegnato anche nella promozione delle giovani leve e nel consolidare la collaborazione con gli architetti. Ora, in seno al BGT, voglio continuare a portare avanti questi temi.

Il ramo della tecnica impiantistica continua a vivere un vero e proprio boom; in molti ambiti inoltre svolge ruolo di precursore, soprattutto per quanto riguarda il tema BIM. Come mai?

Nel settore il lavoro non manca. Già in passato le giovani leve erano poche, adesso la situazione si è ulteriormente inasprita, perché la progettazione si è fatta più complessa e i requisiti energetici sono aumentati. Tali condizioni ci hanno portato alla ricerca di nuove strade che ci permettessero di diventare più efficienti: è così che abbiamo scorto velocemente i vantaggi che i nuovi metodi di progettazione potevano offrire.

Com’è la situazione per gli architetti? Se il BIM è in grado di portare effettivamente un valore aggiunto alle parti coinvolte allora dovremmo tutti percorrere questa stessa strada?

All’inizio la maggior parte degli architetti era scettica. Mi sono però reso conto che da un anno o due a questa parte il tema ha cominciato a farsi largo. È vero, tra gli architetti questo passaggio ha richiesto più tempo, ma ora la digitalizzazione ha fatto il suo ingresso anche negli studi di progettazione.

A proposito del BIM, ho l’impressione che per diversi progettisti non sia ancora chiaro in che misura i nuovi metodi possano avere un impatto sulla professione.

Sì, lo so, ma io lo ripeto sempre agli architetti: avete un’enorme opportunità che dovete cogliere al volo. Negli ambiti della progettazione, in cui il digitale ha fatto passi da gigante, il ruolo dell’architetto è evidentemente passato in secondo piano. Proprio per questo, se non vogliono essere tagliati fuori, gli architetti devono partecipare attivamente e contribuire a dare forma al processo di digitalizzazione che interessa la Svizzera.

Il ruolo dell’architetto come primus inter pares  è forse messo in dubbio?

Sì, lo è, tuttavia il rafforzamento dello spirito di squadra è benvenuto e non è in contraddizione con la pretesa che l’architetto ha di avere in mano le redini del gioco, nel ruolo di generalista. Un team ha bisogno di una conduzione chiara, di un capitano.

La crescente tecnicizzazione degli edifici è oggetto di critiche da parte degli architetti. Proprio per questo lo scorso anno il BGT, in collaborazione con il gruppo professionale Architettura BGA, ha sollevato nella cornice della giornata di studio «Low-tec ⁄ No-tec»≫ la seguente domanda: tutta questa tecnica è davvero necessaria?

In veste di ingegnere in tecnica impiantistica sono fermamente convinto che in tanti edifici abbiamo effettivamente esagerato con la tecnicizzazione, senza apportare alcun vantaggio né a noi né all’utenza. La tecnologia va mantenuta il più possibilmente semplice e usata nel modo più intelligente possibile. Purtroppo questa idea si pone leggermente in contraddizione con i nostri attuali RPO che prevedono che gli onorari siano calcolati in base al costo dell’opera. Dal mero punto di vista della retribuzione, costruire con poca tecnica non appare dunque molto attrattivo. Ecco dunque imporsi un ripensamento degli RPO. A questo proposito, in veste di presidente della commissione SIA 108, ho il compito di trovare nuove vie. Si potrebbe, per esempio, onorare il raggiungimento degli obiettivi invece di gratificare un alto grado di tecnicizzazione.

Tu sei un imprenditore. Sul mercato del lavoro si trovano sufficienti esperti qualificati?

Non voglio lamentarmi sempre della penuria di giovani leve, ma una cosa è certa: trovare personale qualificato non è cosa facile nel nostro settore. È importante formare i giovani, da noi abbiamo sempre dai cinque ai sei apprendisti.

Anche la professione del disegnatore è destinata a cambiare?

Sì, è così. I giovani padroneggiano subito i metodi digitali e non vogliono più lavorare in altro modo. Per questo dobbiamo investire nella loro formazione.

Secondo te quali grandi sfide dovrà affrontare la tecnica impiantistica nei prossimi cinque anni?

La digitalizzazione continuerà certamente a occupare le nostre giornate. Si tratta di una trasformazione che richiede molto impegno da parte degli studi di progettazione, soprattutto all’inizio, il che non è semplice da gestire, in particolare per gli studi di piccole dimensioni. Inoltre, anche per tutti coloro che hanno già implementato con successo i nuovi metodi, si aggiungeranno altri requisiti da parte dei committenti, dell’utenza o dei progettisti. Nei prossimi tempi tuttavia non mi attendo grandi salti in avanti sotto il profilo tecnico o energetico. Abbiamo già raggiunto un livello elevato, ora si tratta di occuparsi delle rifiniture.

Quali sono i temi prioritari che tratterai con il BGT nei prossimi uno o due anni?

Uno dei punti chiave sarà il rafforzamento dell’immagine del settore tecnico. Desideriamo porci degli obiettivi chiari e poi vedere se abbiamo tutte le carte per raggiungerli. Abbiamo la fortuna di avere in seno al BGT valide associazioni di specialisti con cui lavoreremo fianco a fianco. Voglio anche gettare un ponte verso gli altri gruppi professionali. È un aspetto che mi sta molto a cuore.

Sei appena stato eletto presidente della commissione SIA 108 e sei anche membro della commissione 142/143. Per quale motivo per te è importante impegnarsi in questo ambito?

Buone procedure di aggiudicazione e onorari equi rappresentano la base fondamentale del nostro lavoro. È già da diverso tempo che faccio parte della SIA 108. Collaborando in questa commissione è possibile partecipare direttamente all’elaborazione dei nostri strumenti di lavoro. In occasione dell’ultima revisione, per me uno degli obiettivi prioritari era di integrare la coordinazione specialistica. In futuro la SIA 108 sarà organizzata in modo da permettere a noi ingegneri impiantisti di dispiegare tutte le nostre forze per affrontare le sfide che verranno. È in seno alla commissione SIA 142/143 che, in fase di concorso, si prendono le decisioni più importanti sugli aspetti energetici. In riferimento alla scelta del progetto vincitore tuttavia la tecnica impiantistica riveste un ruolo secondario. Bisogna esserne consapevoli, comunque ci tengo a che i tecnici impiantisti siano maggiormente coinvolti nelle fasi di concorso, sia per quanto concerne l’elaborazione, ma anche in veste di specialisti e membri della giuria. Ma a questo riguardo c’è ancora un po’ di strada da fare.

Il tuo predecessore in questa carica è stato Jobst Willers che per 12 anni ha forgiato il lavoro del BGT. Vuoi dirci due parole su Willers?

Nei cinque, sei anni, in cui ero membro del consiglio del gruppo professionale ho molto apprezzato il suo spirito collegiale. Willers è un uomo in grado di rendere possibili le cose. Una delle sue più grandi doti è proprio quella di realizzare in modo semplice e pragmatico i progetti che gli vengono sottoposti.

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