Fenomeni meteorologici estremi alle nostre latitudini
Le recenti ondate di maltempo che hanno colpito la Svizzera e le relative conseguenze sollevano interrogativi critici: che cosa avremmo potuto fare sul fronte della prevenzione? E qual è il grado di protezione adeguato in situazioni come queste?
Le immagini pubblicate dalla stampa sono ancora chiaramente impresse nelle nostre memorie. Nel mese di giugno le piogge incessanti e i violenti temporali che si sono abbattuti sul Cantone dei Grigioni e sul Cantone del Ticino, di Vaud e Vallese hanno provocato inondazioni, colate detritiche e frane devastanti, con morti, danni sostanziali agli edifici e interruzioni di importanti arterie come strade e ferrovie, tra cui il collegamento internazionale della A13, senza contare le avarie nelle comunicazioni e nell’approvvigionamento idrico ed elettrico. I danni agli impianti di depurazione e ai sistemi fognari hanno fatto riversare le acque reflue nei fiumi e nei laghi, per giorni interi e persino settimane. Alcune aziende hanno dovuto chiudere i battenti per diversi giorni, molte persone hanno perso la casa. In alcune regioni il paesaggio si è trasformato al punto da essere irriconoscibile. Eventi del genere ci spingono, ancora una volta, a porci le seguenti domande: siamo sufficientemente preparati per affrontare scenari del genere? Non dovremmo forse ripensare il nostro modo di gestire i rischi legati ai pericoli naturali?
Ad essere colpite non sono soltanto le regioni di montagna
La popolazione svizzera è esposta a tutta una serie di pericoli naturali, e ciò non soltanto nelle regioni di montagna ma anche sull’Altopiano. Per esempio, nel 2005 la città di Zurigo è scampata per un soffio a un’inondazione catastrofica. Se il fulcro delle precipitazioni non si fosse posizionato sull’Oberland bernese ma sopra il bacino imbrifero della Sihl, il fiume sarebbe sicuramente straripato allagando gran parte del centro cittadino. Pericoli naturali come inondazioni, scivolamenti, grandine, canicola o siccità possono colpire qualsiasi regione: il rischio zero non esiste e non è possibile garantire un livello di sicurezza al cento per cento. Di fatto, la natura evolve, facendo cambiare il grado di rischio.
Anche se il verificarsi di singoli fenomeni fa certamente scattare il campanello di allarme, scuotendoci profondamente, lo sviluppo di una protezione adeguata richiede una prospettiva a lungo termine basata su messe a confronto. Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente, dal 1970 a questa parte in Svizzera i pericoli naturali gravitativi, come piene, colate detritiche, scivolamenti, cadute di sassi e valanghe hanno provocato in media 6,5 morti all’anno. Anche se ogni singola vita spezzata costituisce una grave perdita, il numero di decessi resta relativamente basso in confronto alle morti provocate dalle ondate di caldo. Ogni anno, infatti, sono in media 300 le persone che perdono la vita nei periodi di canicola – un ordine di grandezza simile a quello delle vittime della strada.
Analisi dei rischi e progettazione: un approccio globale
Lo sviluppo di soluzioni per una zona specifica o un singolo immobile comincia con un’analisi dei rischi. Il controllo dei pericoli naturali, al cui sviluppo la SIA ha contribuito come partner, permette di identificare rapidamente quanto un certo luogo sia esposto a diversi pericoli naturali. Se si tiene conto di tali pericoli nell’analisi dei potenziali danni, si compie già un importante passo avanti. Le analisi dei rischi vanno effettuate sin dalle prime fasi della realizzazione di un’opera, al momento della pianificazione e della progettazione, quando vi è ancora un ampio margine di manovra per formulare un’adeguata combinazione di misure. In questo modo è possibile utilizzare le risorse in maniera ottimale e tenere conto di altre esigenze, riducendo entro limiti accettabili i rischi per la popolazione e per i rispettivi mezzi di sussistenza. Rispondendo a tre quesiti centrali («Che cosa può succedere?», «Che cosa permettiamo che succeda?» e «Che cosa occorre fare?») si ottengono soluzioni accettabili e livelli di sicurezza adeguati. In questo contesto, si tratta dunque di valutare quali conseguenze noi tutti, come società, siamo in grado di accettare e quanto vogliamo investire nella sicurezza. La SIA, in collaborazione con il WSL Istituto per lo studio della neve e delle valanghe SLF, offre il corso «Reise zum akzeptierten Risiko» (RaR) (Viaggio verso il rischio accettato) che, su richiesta, può essere organizzato anche in italiano e francese. La documentazione SIA D 0260 (disponibile in francese e tedesco) spiega come tenere conto dei pericoli naturali quando si progetta un edificio e descrive la procedura da seguire nelle varie fasi e per i diversi pericoli naturali. La documentazione si fonda anch’essa sulla gestione integrale dei rischi (GIR).
Obiettivo puntato sul futuro
La SIA si adopera affinché, in futuro, tutte le valutazioni dei pericoli tengano conto anche dei cambiamenti climatici. Oggi utilizziamo dati e mappe che ci forniscono informazioni sul passato. È come dire che guardiamo indietro, a ciò che è stato. Gli eventi occorsi in queste ultime settimane, ma anche in questi ultimi mesi e anni, ci fanno capire che questo approccio non è più sufficiente. Ecco perché, insieme ad alcuni partner, la SIA ha sviluppato, per progettare un’adeguata climatizzazione negli ambienti interni, alcuni set di dati futuri basati sugli scenari climatici prospettati per la Svizzera, mettendoli a disposizione dei progettisti in modo pratico e funzionale. Gli edifici progettati oggi dovranno infatti essere all’altezza del clima del futuro. Il progetto pilota ha dimostrato che guardare al domani richiede un cambio di mentalità. Nella progettazione si valutano diversi scenari. In questo contesto, la digitalizzazione rappresenta una grande opportunità. La SIA ne è convinta. Oggi, infatti, è più facile allestire delle basi di simulazione e integrarle negli strumenti di progettazione. Le simulazioni permettono di ottimizzare il lavoro, evitando un eventuale sovradimensionamento. Si risparmiano così costi e risorse (per un’analisi più dettagliata consultare questo articolo). I dati digitali hanno anche un altro vantaggio, cioè quello di permettere agli specialisti di visualizzare i pericoli e i potenziali danni, favorendo il dialogo e il processo decisionale.
Anche le misure migliori hanno i propri limiti
Gli eventi meteorologici estremi verificatisi di recente hanno risollevato la richiesta di intervenire rapidamente. L’adozione tempestiva di misure adeguate si scontra però con diversi ostacoli, tra i quali i costi ingenti e le questioni di fattibilità tecnica ma anche l’accettazione sociale. Inoltre, aumentano i rischi per effetto della densificazione degli insediamenti e poiché crescono la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi. Servono insomma soluzioni orientate al futuro. La SIA promuove la cultura della costruzione, con la quale si considera il tipo di processo di progettazione e anche l’ambiente costruito.
A volte anche le misure migliori hanno i propri limiti: se determinate regioni sono esposte a pericoli naturali con un elevato potenziale di distruzione, in alcuni casi è più opportuno far trasferire le persone o limitare l’uso di tali zone. Tuttavia, una decisione del genere va ponderata con attenzione e fa sorgere nuove domande: chi si trasferisce si espone a rischi diversi, la nuova località è forse maggiormente esposta ai periodi di canicola e ai pericoli che il caldo comporta? Oppure, che cosa significa per le persone colpite dover abbandonare le proprie abitazioni e cambiare domicilio?
Integrare la protezione sin dalle prime fasi di un progetto
Offrendo vari strumenti ausiliari, la SIA facilita le diverse fasi che la realizzazione di un progetto contempla. Per una pianificazione sostenibile del territorio a livello comunale e regionale sono disponibili il quaderno tecnico SIA 2050 e la documentazione SIA D 0246. Tenendo conto di tutte le zone di pericolo in base al rischio, la documentazione va oltre la rinuncia agli azzonamenti di regioni ad alto rischio. Per i singoli edifici, la SIA raccomanda di garantire, per le nuove costruzioni sorte in tutte le zone di pericolo, il livello di protezione minimo previsto dalle norme SIA 261 e 261/1. Nella maggior parte dei casi, se si tiene conto dei pericoli naturali sin dalle prime fasi del progetto, l’aspetto della protezione può essere risolto nel momento stesso in cui si pianifica e progetta un’opera, senza costi aggiuntivi, né economici né in termini di lavoro. Le linee guida SIA 4002 illustrano in modo chiaro le misure di protezione degli edifici contro le inondazioni. Non vi è tuttavia alcun dubbio sul fatto che, nonostante le misure adottate, rimanga un certo rischio residuo. Ciò rende ancor più importante, per le parti coinvolte, riflettere su quale sia l’entità del rischio che si è disposti a sostenere.
Pianificare e progettare con un approccio integrale significa tenere conto contemporaneamente dei rischi e delle diverse possibilità di utilizzo. Ad esempio, si possono prevedere spazi aperti sia per scopi di raffreddamento e ritenzione idrica, sia per il tempo libero e le attività ricreative. La Federazione svizzera architetti paesaggisti (FSAP), associazione di specialisti SIA, ha pubblicato in materia l’opuscolo «Uno sviluppo urbano adattato ai cambiamenti climatici». Fra i temi trattati vi è il principio della «città spugna», che guarda all’acqua piovana in modo integrale, come una risorsa da destinare a vari scopi e non come un male necessario. La SIA è partner del progetto di networking «città spugna», che mette a disposizione strumenti utili, esempi di best practice e proposte di formazione continua.
Una natura intatta svolge un ruolo cruciale nella mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici: paludi e foreste, infatti, immagazzinano enormi quantità di CO2. Alberi e corpi idrici rinfrescano, i corsi d’acqua naturali sono utili contro le piene e le foreste sane proteggono le regioni di montagna da valanghe e colate detritiche. Una protezione efficace contro i pericoli naturali deve quindi tenere conto anche della protezione della natura. Quando parliamo di protezione del clima, in realtà parliamo di come riuscire a proteggerci dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Sebbene il fatto di adottare preventivamente adeguate misure di protezione comporti oggi dei costi e dei cambiamenti, tali misure ci permettono di prevenire ingenti danni e pesanti conseguenze economiche. Questo è anche uno degli obiettivi posti dal Piano d’azione SIA per il clima, l’energia e le risorse che raggruppa le conoscenze specialistiche interdisciplinari, mirando a consolidarle e ampliarle in modo efficace.
Anche la biodiversità protegge dai pericoli naturali
Il 22 settembre la popolazione sarà chiamata alle urne per votare sull’Iniziativa biodiversità. Scopo dell’iniziativa è preservare e promuovere la biodiversità in Svizzera, cioè la varietà di piante, animali e microrganismi. A tal fine, la protezione della natura andrebbe rafforzata e meglio ancorata nella Costituzione, inoltre la Confederazione e i Cantoni dovrebbero essere tenuti a creare più aree protette e a destinare maggiori risorse alla promozione della biodiversità. La natura deve essere preservata anche al di fuori delle zone protette. L’iniziativa promuove la creazione di un ambiente di vita sostenibile, non solo nelle zone rurali, ma anche e soprattutto nelle città. Ecco perché la SIA si schiera a favore dell’iniziativa.