Nuvole da Vals
Recensione del fumetto «L'attrazione» di Lucas Harari
«Montagna, pietra, acqua, costruire in pietra, con la pietra, dentro la montagna, costruire fuori dalla montagna, essere dentro la montagna: il tentativo di dare di questa catena di parole un’interpretazione architettonica ha guidato il progetto».
Mentre lavorava a L’attrazione, nato come progetto di diploma che, dopo la pubblicazione in Francia nel 2017, è presto stato tradotto in tedesco, italiano e romancio, Lucas Harari ha forse pensato a quest’osservazione di Peter Zumthor sulle Terme di Vals: il fumetto sembra infatti proporsi di descrivere in forma narrativa i rapporti tra l’edificio e il suo contesto – anzi, si potrebbe dire che traspone in fumetto l’architettura di Zumthor. Harari trova la chiave per farlo nel genere fantastico: immagina che dallo stabilimento sprigioni un misterioso potere di attrazione, oscuramente connesso alla fonte termale dentro la montagna.
Lo spunto surreale gli permette di soffermarsi sul legame tra l’edificio e il territorio, ponendo in un perturbante parallelismo lo gneiss levigato che riveste le terme e la pietra viva che le circonda, i percorsi artificiali tra le vasche e quelli naturali nelle montagne. E se, come ha scritto Lovecraft, per il fantastico «l’atmosfera è la cosa più importante», qui Harari può far risuonare la sua trama nella peculiare «atmosfera» creata da Zumthor, che a questa parola dà un particolare peso, collegandola espressamente alla qualità architettonica. D’altra parte il fumettista, nel presentare l’edizione tedesca del libro a Zurigo, ha spiegato che ciò che l’aveva affascinato delle terme, visitandole a 13 anni con i genitori, era che «avevo scoperto un luogo dove viene creato un modo di percepire le cose: volumi e spazi fanno sentire altrove, lontano dalla terra».
Nel fumetto restano tracce di questa vicenda personale: L’attrazione si apre con la voce dell’autore che dice d’aver appreso i fatti che racconterà dal padre, professore d’architettura. Nelle prime pagine questi incontra Pierre, un ex allievo in partenza per le terme, su cui sta scrivendo la tesi. Ancorando la trama nel quotidiano, Harari rafforza ancor più il contrasto con le svolte fantastiche in agguato, che declinano in chiave cupa il filone franco-belga del fumetto avventuroso-surreale (si pensi alla saga di Adèle Blanc-sec o di Tintin, omaggiata esplicitamente nell’ultima vignetta): a Vals, Pierre scoprirà una vecchia leggenda sul potere della montagna e vedrà le terme tramutarsi in labirinto mobile. Ma l’intreccio non è che un pretesto grazie a cui Harari indaga l’architettura: così, anche la storia d’amore tra Pierre e Ondine, impiegata dello stabilimento, diviene, alla luce del significato dei loro nomi, una metafora dell’incontro tra pietra e acqua voluto da Zumthor.
Il libro scaturisce dalle terme e alle terme rimanda anche nella forma: limitando lo spettro cromatico a nero, bianco, rosso, blu e relativi incroci, Harari mette in risalto i colori che dominano nello stabilimento, riverberandone così l’atmosfera anche nelle sequenze che portano altrove. Abolendo gli spazi bianchi tra le vignette, inoltre, non solo aiuta chi legge a immedesimarsi in Pierre trasmettendogli un senso di spaesamento (dove inizia una scena? dove finisce?), ma soprattutto rende la pagina simile al labirinto di gneiss di Zumthor, dove la pietra pervade tutto salvo spalancarsi in finestre. E l’incombere della materia che attrae e atterrisce Pierre si fa ancor più opprimente quando le vignette invadono anche il bordo bianco della pagina, protendendosi a inghiottire tutto.
Lucas Harari
L’attrazione
Coconino Press – Fandango, Roma 2018
Questo articolo è parte di Archi 3/2019, L'acqua del benessere. Qui si può leggere l'editoriale del numero e qui è possibile acquistarlo.