Triade basilese
Con il «Baloise Park», ultimato nel 2020, la Compagnia d’Assicurazioni Basilese si dà un nuovo volto. Fedele alla sua tradizione di pioniera di edifici capaci di definire l’immagine della città.
Con questo progetto i committenti si sono posti obiettivi molto elevati per quanto riguarda la cultura della costruzione. Già nel 1930 il Turmhaus della Basilese sull’Aeschenplatz, primo grattacielo tutto in calcestruzzo di Basilea, fece scalpore. Un secolo dopo, il dibattito sulla fisionomia della città torna ad animarsi.
Partendo dall’idea che la qualità della cultura della costruzione si possa misurare oggettivamente sulla base dei criteri di Davos, il gruppo di edifici della Basilese porta con sé un’immagine stratificata. Fittamente edificato, il complesso comprende un albergo a torre e la sede dell’azienda vera e propria con il centro di formazione; una piazza pubblica ne completa l’assetto urbanistico. L’area si trova in uno snodo centrale di Basilea, venendo così a occupare una posizione di rilievo nella percezione generale. La densità maggiore in confronto alla situazione precedente è in linea con questa importanza, ma comporta un netto salto di scala rispetto al vicino edificato residenziale a est.
Criteri in competizione
Un genius loci fortemente intensificato, uno dei criteri di qualità di Davos, quindi, entra in competizione con un altro, quello della coerenza spaziale (Contesto). Potenzialmente l’uso misto dell’area favorisce l’interazione sociale, ma l’uso pubblico è limitato dal fatto che i piani terreni sono, per la maggior parte, chiusi. L’interazione tra interno ed esterno con spazi pubblici per rendere la piazza viva e sicura, richiesta esplicitamente dal programma del concorso, avrebbe potuto essere più decisa.
La torre albergo, progetto molto omogeneo degli architetti Miller & Maranta, inquadra lo spazio verde dell’Elisabethenanlage a ovest, con il quale forma un portale d’accesso al Boulevard Aeschengraben. Dal trafficato Centralbahnplatz, i viaggiatori che arrivano alla stazione di Basilea FFS vengono accompagnati verso il centro della città attraverso la nuova piazza e i portici dell’hotel. In questo modo gli architetti sono riusciti a creare un gesto degno di una grande città che, in confronto alla precedente situazione d’ingresso dell’Hilton, semipubblica, è più chiara. Grazie anche ai materiali impiegati, il nuovo complesso dialoga con l’ambiente urbano circostante; all’ombra dei nuovi edifici in pietra, acciaio e vetro non si avverte però immediatamente la sensazione di una città che si può fare propria. La nuova sede dell’azienda, di Diener & Diener, ha un effetto imponente soprattutto con l’articolazione monumentale ispirata, secondo gli architetti, alla veneziana Ca’ Pesaro.
Poco pubblico
All’interno della sede aziendale si apre un universo contemporaneo destinato al lavoro, che risponde a diversificate situazioni lavorative: spazi appartati e tranquilli, punti d’incontro o di riunione più animati, con possibilità di ristorazione. La configurazione dello spazio è di alta qualità ma manca di un certo fascino individuale. Le aree espositive della «Kunst-Etagère», annesse piano per piano al sistema di accesso verticale, sono riservate al personale. Soltanto nel «Kunstforum» al pianterreno il pubblico può, su appuntamento, ammirare alcuni degli oggetti in mostra.
Nella loro attuale sistemazione su 15 000 metri quadrati di uffici e negozi, gli edifici hanno una elevata funzionalità. Il fatto che l’edificio sia occupato da pochi dipendenti può dipendere dal nuovo modello di orario di lavoro. Per quanto riguarda l’uso durevole delle risorse – anch’esso parte del criterio di Davos «valore aggiunto economico» – c’è comunque da chiedersi se, al più tardi dopo la pandemia, non sia da prendere in considerazione un uso multiplo.
Effetto sacro
L’ultimo degli otto criteri di Davos riguarda la bellezza e l’atmosfera di un luogo. A questo, l’edificio Est di Valerio Olgiati dà una risposta molto personale. Al centro dell’attenzione sta l’esperienza dello spazio in quanto esperienza fisica dell’essere umano. L’edificio sembra quasi un’entità autonoma. A un primo sguardo più modesto dei suoi due fratelli, è più suggestivo, quasi sacro. Tuttavia, al differenza dei volumi fortemente connotati in senso rappresentativo dell’hotel e della sede dell’azienda, questo è presente all’interno. Per la sua funzione di centro di formazione, l’interno è insolitamente scuro. Concentrato sull’esperienza spaziale, l’edificio è comunque bello al di là della sua funzione attuale e, di conseguenza, durevole. Si relaziona a se stesso e alle persone che accoglie in un modo molto personale.
Questo articolo è stato pubblicato nel numero speciale «Erfolgsfaktor Baukultur | La culture du bâti – un facteur de réussite | Cultura della costruzione: un fattore di successo».
Baloise Park, Basilea
Committenza
Basler Leben, Basilea
Architettura
Miller & Maranta, Basilea (concorso e Edificio Ovest), Diener & Diener, Basilea (Edificio Sud), Valerio Olgiati, Flims (Edificio Est)
Architettura del paesaggio
August & Margrith Künzel, Binningen
Architettura d’interni Baloise Park Ovest
Matteo Thun & Partners, Milano
Impresa generale
Steiner (Ovest), Porr Suisse (Sud e Est)
Scultura «Drittes Tier» (Terzo animale) sulla Baloise Platz
Thomas Schütte