I pieni e i vuoti
Uno studio attento e rigoroso dello spazio aperto è prioritario nel miglioramento della vita urbana, nelle molteplici conseguenze che può implicare dal punto di vista ambientale, culturale e sociale. In Ticino, negli ultimi anni, ci sono promettenti forme di ricerca e di sperimentazione sulla definizione dei vuoti.
Uno degli aspetti più importanti – ma, allo stesso tempo, sottovalutati – nel progetto di un complesso edilizio riguarda la cura nella definizione dei vuoti che determina, a prescindere dalla loro natura – un giardino, un parco, un’area di sosta o un percorso – e dal loro livello di complessità morfologica e frammentazione spaziale.
Una serie di opere di recente realizzazione – che ci portano da Bellinzona a Lugano, da Mendrisio a Minusio e da Paradiso a Sorengo e a Verscio – mostrano invece come nel Cantone Ticino di questi ultimi anni ci siano ancora, in questo ambito, promettenti forme di ricerca e di sperimentazione.
Pur nella eterogeneità delle condizioni al contorno – nel tessuto e fuori dal tessuto, su un piano o su un pendio, attorno a un edificio esistente o di nuova costruzione – questi progetti sono accomunati dal saper sfruttare le potenzialità dello spazio aperto per migliorare il comfort, sviluppare l’attrattività e incrementare la sostenibilità dell’intervento.
Per comprendere il contesto in cui tali operazioni si sono svolte, è fondamentale avvicinarsi all’argomento con uno sguardo interscalare: il sorvolo alla scala vasta ci può chiarire le cause che hanno portato a processi di accorpamento o parcellizzazione (a partire dal ruolo delle infrastrutture, allo stesso tempo connettori e separatori nella configurazione del territorio), l’approdo alla scala architettonica ci permette di apprezzare quale attenzione è stata dedicata al rapporto funzionale e percettivo tra il vuoto e il costruito, il passaggio infine alla focale stretta del dettaglio consente di comprendere con quale dedizione ancora oggi molti autori si prestino allo studio di uno spazio, a prescindere dalla sua estensione.
Il primo contributo di Matteo Moscatelli sul rapporto tra spazio aperto e costruito nella Svizzera italiana ricostruisce il dibattito culturale su questo tema dalla fine degli anni Novanta a oggi, mostrando come i progetti selezionati si differenzino tra loro dal punto di vista insediativo (nella coerenza tra pieni e vuoti), amministrativo (nella coincidenza o autonomia tra proprietari e gestori degli spazi) e funzionale (nelle specificità morfologiche e delle modalità aggregative).
La riflessione di Tiziano Schürch, che su questi aspetti ha incentrato la sua attività progettuale e di ricerca, ci porta invece ad approfondire il concetto di soglia, identificando una serie di contrapposizioni – pubblico/privato, intimo/collettivo, movimento/sosta, edificio/città, pianificazione/architettura/paesaggismo – e di qualità definenti – resilienza, interazione, pubblicità – individuate in seguito a una ricerca svolta sui vuoti della città di Lugano, esempio paradigmatico per molte aree del Canton Ticino.
L’articolo, di Frédéric Bonnet, presenta alcuni progetti recenti che si ricollegano all’architettura urbana, attenta ai quartieri, alla strada e alla qualità di vita civile che emerge nei giardini e nei piani terra, capaci anche di inserirsi nel contesto delle logiche ecologiche più ampie dell’orografia.
Questa esplorazione si pone in continuità con altri numeri della rivista, dal 4/2021, che riguardava i Luoghi collettivi della città contemporanea in Ticino intesi in senso ampio – nati cioè come progetto del solo vuoto, come spazi di transito e di sosta a libero accesso non legati alla realizzazione di un edificio o al rapporto con una costruzione esistente – al 5/2023, focalizzato invece sulle Residenze collettive nella Svizzera d’Oltralpe e sul modo di intendere questo stesso tema in un altro ambito geografico.
L’obiettivo è di mostrare, presentando alcune buone pratiche, come uno studio attento e rigoroso dello spazio aperto possa essere un fattore prioritario nel miglioramento della vita urbana, nelle molteplici conseguenze che può implicare dal punto di vista ambientale, culturale e sociale.