Il Territorio di AlpTransit
…Oggi il compito dell’architetto è di mediazione tra le sempre più numerose discipline che intervengono nel processo edilizio e la dimensione estetica, che rimane pertanto l’aspetto culturale emergente, il segno di civiltà che si trasmette oltre, e che in qualche modo fa storia (che le mura romane siano state realizzate in conglomerato e laterizio, piuttosto che in cemento armato, non cambia molto al loro impatto strutturante il territorio)…
Flora Ruchat Roncati, 1996
La copertina di Rivista Tecnica n. 4 del 1996 era illustrata dall’espressivo disegno a penna del tracciato di AlpTransit Gottardo, trasmesso da Flora Ruchat alla redazione insieme a due testi, che presentavano il progetto dei manufatti della Transjuranne e il progetto dei portali di Pollegio e di Erstfeld di Alptransit San Gottardo. Due testi esemplari (il primo scritto insieme a Renato Salvi) che vi raccomandiamo di leggere, per la chiarezza con la quale Flora Ruchat introduceva il tema della progettazione delle infrastrutture in un territorio oggetto di veloci e radicali mutamenti provocati da uno sviluppo economico poco governato. Il progetto infrastrutturale – questo è il concetto fondamentale del testo – è la migliore occasione, offerta a chi ne detiene la responsabilità, per riordinare il territorio e indirizzarne lo sviluppo.
Il disegno, che Pascal Sigrist oggi ripropone come illustrazione del suo testo che di seguito pubblichiamo (attribuendone la paternità, come dagli atti ufficiali, all’intero Beratungsgruppe für Gestaltung), è singolare e significativo. Gli unici elementi geografici che riproduce sono i laghi, sia quelli della Svizzera interna che quelli ticinesi e lombardi, macchie nere che indicano precisamente la finale destinazione meridionale della trasversale alpina, considerata come «ferrovia di pianura». La rilevanza del paesaggio nella strategia progettuale di Flora Ruchat è esplicita nelle scritte che chiosano il disegno: a nord della galleria la vista del Rigi, poi la vista verso est delle cime accoppiate dei grosser und kleiner Myten e a ovest del Oberbauen, e quindi, a sud della galleria, la vista del lago Maggiore e della «silhouette di Bellinzona».
A proposito dei portali di AlpTransit, nel testo del 1996 Flora Ruchat scriveva che «gli sbocchi della galleria preludono e concludono l’impegno tecnico-ingegneristico del traforo ferroviario… Pertanto l’immagine non è da ricercarsi nella formulazione enfatizzante del loro significato eccezionale, bensì nell’espressione adeguata di un paesaggio costruito, in cui il portale si dilata a luogo del portale e si identifica con esso». Si trattava di progettare dei luoghi, di introdurre segni che attribuissero significati a territori che ne erano privi.
In occasione dell’apertura della galleria di base del San Gottardo, le pubblicazioni e i saggi più o meno celebrativi saranno certamente numerosi. Archi ha scelto un atteggiamento diverso, inaugurando un modo per noi nuovo di trattare un tema così complesso e interdisciplinare. Abbiamo interpretato la nostra missione – di pubblicare materiali finalizzati a provocare riflessione e dibattito – a cominciare dalla produzione intenzionale degli stessi materiali: non pubblichiamo testi da leggere e confrontare, ma un dialogo in diretta tra due esperti, l’economista dei trasporti Remigio Ratti e il geografo Gian Paolo Torricelli, moderati da Paolo Fumagalli. La registrazione del dialogo tra autorevoli rappresentanti di discipline diverse e di opinioni diverse viene proposta ai lettori come efficace strumento di conoscenza critica.
I concetti che Flora Ruchat sollevava vent’anni fa vengono ripresi nel dialogo tra Ratti e Torricelli e rivelano la loro forte attualità. Il più rilevante tra i temi trattati nel dialogo ci sembra quello (sul quale Ratti e Torricelli concordano) di considerare l’apertura della galleria di base come l’inaugurazione di una nuova fase, necessaria per recuperare i ritardi e concepire finalmente le soluzioni per far fronte al nuovo scenario. Le opere essenziali, quelle che costano di più, sono state realizzate o in corso di realizzazione (come la galleria di base del Ceneri). Da adesso bisogna lavorare al completamento della trasversale «da confine a confine» perché AlpTransit non abbia soltanto un effetto interno e la sua attività tenga conto della nuova scena dei trasporti internazionali, e soprattutto bisogna lavorare alle misure pianificatorie, e non solo, necessarie per governare gli effetti indotti sul territorio. Sono queste misure che determineranno, nei tempi lunghi, l’esito – positivo o negativo sulla vita dei cittadini ticinesi – della costruzione della galleria ferroviaria più lunga del mondo.