Uno stru­mento in­dis­pen­sa­bile per la svolta ener­ge­tica

La necessità di adeguarsi a vari standard normativi, per quanto concerne i sistemi di produzione energetica, porta all'esigenza di sfruttare non solamente coperture e tetti ma anche le facciate e le superfici verticali per produrre energia.

Date de publication
12-06-2024
Francesco Frontini
Professore, Istituto di sostenibilità applicata all'ambiente costruito (ISAAC) SUPSI

In seguito alla decisione presa nel 2011 dal Consiglio federale e dal Parlamento di abbandonare l’energia nucleare, e dopo la scelta fatta nel 2019 dall’esecutivo elvetico di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, il sistema di approvvigionamento elettrico in Svizzera sta attraversando un periodo di trasformazione significativa. Le centrali nucleari esistenti verranno dismesse alla fine del loro ciclo di vita, determinato da rigorosi standard di sicurezza tecnica, e non verranno sostituite da nuove strutture dello stesso tipo. Per allinearsi all’obiettivo di lungo termine della neutralità climatica, garantendo al contempo la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico, il Consiglio federale ha delineato una serie di misure nel contesto della Strategia energetica 2050.

Queste misure includono un focus sull’efficienza energetica, un sostanziale incremento delle fonti di energia rinnovabile (in particolare un forte aumento del fotovoltaico), l’ammodernamento e il potenziamento delle reti elettriche e una maggiore enfasi sulla ricerca e sulla cooperazione internazionale nel campo dell’energia (argomenti già trattati in diversi numeri di Archi, tra cui 5/2017, 4/2020, 3/2021, 4/2021 e 3/2022).

Questo piano ambizioso riflette la volontà della Svizzera di trasformare il suo sistema energetico in modo sostenibile, assicurando che il passaggio a fonti di energia pulita e rinnovabile avvenga senza compromettere la stabilità e l’affidabilità dell’approvvigionamento elettrico.

Il tema tuttavia non riguarda solo la Confederazione, che a oggi importa gran parte della sua energia dai paesi limitrofi, ma tutto il nostro continente. In Europa i soli edifici sono responsabili di ben il 40% del consumo energetico totale, nonostante le diverse misure messe in atto per risanare il patrimonio costruito o favorire fabbricati a zero energia ed emissioni (net Zero Energy/Carbon Building). Non solo: all’edilizia si deve anche il 36% delle emissioni dirette e indirette di gas-serra. È chiaro, con questi presupposti, come sia necessario ridurre le emissioni, combattere il cambiamento climatico (e l’effetto serra) e varare manovre che siano più rapide ed efficaci possibili. Misure, quindi, che possano raddoppiare il tasso annuo di ristrutturazione energetica delle costruzioni (oltre un milione di case in Svizzera necessitano urgentemente di un risanamento energetico), incoraggiando ristrutturazioni importanti entro il 2030. La Direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici è denominata EPBD (Energy Performance of Building Directive). Questa iniziativa nasce per censire e monitorare il parco edifici nell’UE. Successivamente diventa un’opportunità per dare a ciascun immobile un punteggio (rating quindi confrontabile) in termini di prestazione energetica volta a favorire una riduzione dei consumi energetici nazionali. Le disposizioni della Direttiva puntano a edificare entro il 2030 solo ZEmB (Zero Emission Buildings = edifici a emissioni zero) e a portare i manufatti esistenti nella stessa direzione, al fine di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Rispetto a quanto già in vigore per gli edifici pubblici di nuova costruzione, si è fissato che dovranno essere a emissioni nulle già a partire dal 2028 (mentre per tutti gli altri fabbricati l’obbligo slitta al 2030); inoltre, se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli stabili pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Ciò significa che entro il 2028 su tutte le nuove costruzioni dovranno essere installati impianti fotovoltaici. In più per gli immobili ristrutturati il termine slitta al 2032; da gennaio 2025 non saranno più incentivabili acquisto e installazione di generatori a combustibili fossili. Tutto questo pacchetto di indicazioni dovrà essere interpretato e sviluppato dai vari governi imponendo misure di integrazione che obbligheranno in qualche modo ad aumentare la quota parte di energia prodotta in loco sull’edificio.

In Svizzera già da diversi anni – con il MoPEC 2014 e dal 2024 anche in Ticino con il nuovo RUEn – vengono gettate le condizioni quadro per l’utilizzo razionale e parsimonioso dell’energia, l’impiego delle rinnovabili e lo sfruttamento del calore residuo, in applicazione al patrimonio edilizio, agli impianti energetici e ai loro equipaggiamenti. Tra le principali modifiche portate dal RuEn è importante che ogni nuovo fabbricato garantisca una produzione autonoma di elettricità da fonti rinnovabili (in particolare grazie al fotovoltaico), installando un impianto di una potenza di almeno 10W per ogni m² di superficie di riferimento energetico. Questo obiettivo – se non particolarmente difficile da raggiungere per piccole costruzioni che hanno una superficie più che sufficiente in copertura – diventa una sfida per edifici multipiano dove la superficie del tetto è minima o già occupata da altri impianti.

Allo stesso tempo la legge federale sull’energia, da marzo 2023 e fino alla fine del 2025, impone ai nuovi fabbricati con una superficie determinante (definita come proiezione sul piano orizzontale dell’ingombro dell’edificio) di oltre 300 mq, l’installazione di un impianto solare con una copertura pari al 50% della superficie stessa – a meno che a livello cantonale non siano già stati definiti requisiti analoghi o più severi.

Per queste costruzioni diventerà quindi importante sfruttare le facciate e le superfici verticali per produrre l’energia richiesta dalla nuova normativa. La questione del fotovoltaico, oltre che una missione etica fondamentale per contribuire attivamente alla transizione energetica, diventerà tema di progetto e integrazione per ogni edificazione, obbligando così a pensare come e dove posizionare al meglio i sistemi attivi. Contemporaneamente anche gli enti normatori aggiornano i propri prodotti: SIA – conformemente al proprio mandato, con la pubblicazione nel 2023 del quaderno tecnico SIA 2062 Impianti fotovoltaici per edifici – offre uno strumento completo per la pianificazione, la realizzazione e l’integrazione architettonica degli impianti fotovoltaici.1

Questo numero esplora le molteplici opportunità offerte dalla tecnologia fotovoltaica, illustrando come essa stia rivoluzionando l’architettura e l’energia. Attraverso una vasta raccolta di progetti si affronteranno le sfide e le soluzioni innovative per l’integrazione del fotovoltaico nei progetti, evidenziandone il suo ruolo sempre più importante. Verranno esaminate le principali sfide tecniche e progettuali, offrendo soluzioni ed esempi pratici per superarle. Nel numero verranno inoltre messe in luce le eccellenze nel nostro cantone, che ha contribuito in modo pionieristico al fotovoltaico in Europa. Questi successi ispirano altri progetti, dimostrando che è possibile coniugare sostenibilità e progresso tecnologico. Invitiamo professionisti, studenti e appassionati a considerare le opportunità dell’energia solare in un mondo sempre più orientato alla sostenibilità, unendosi a noi in questo viaggio verso un futuro più verde e sostenibile.

Contenuto realizzato in collaborazione con Svizzera Energia
 

Note

 

1. Cfr. https://www.espazium.ch/fr/actualites/photovoltaique-dans-le-batiment-nouveau-cahier-technique-sia-2062
 


 

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