Il con­corso aperto per strut­ture os­pe­da­liere

Un ospedale è sempre più una struttura che deve essere in grado di trasformarsi e adattarsi nel tempo all'evoluzione costante della medicina. L'EOC negli ultimi anni ha promosso dei concorsi a d'architettura a procedura libera per strutture ospedaliere per permettere a più professionisti, inclusi specialisti, di portare una visione «fresca» a un tema complesso e in divenire.

Date de publication
05-07-2024

In occasione del primo congresso sui concorsi di architettura Wettbewerbslabor, di cui abbiamo parlato in questa rubrica in Archi 1/2024, sono stati espressi pareri positivi e di elogio per l’EOC, che ha recentemente promosso concorsi d’architettura a procedura libera per strutture ospedaliere, fatto molto raro in tutto il resto della Svizzera. Gran parte dei progettisti presenti erano d’accordo riguardo al fatto che i concorsi con preselezione per le strutture medicalizzate stiano portando all’esclusione a priori di moltissimi professionisti che potrebbero invece portare visioni fresche a un tema molto complesso e in costante divenire.

Abbiamo intervistato a questo proposito l’ing. Carmine Navarra, capo dell’area tecnica e membro della Direzione generale dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC), tra i responsabili di questo approccio aperto alla progettazione delle strutture ospedaliere future.

Pablo Valsangiacomo: A Zurigo si guardava con grande interesse al concorso a due fasi per l’Ospedale Regionale del Sopraceneri EOC. Molti salutavano con favore la scelta di una procedura libera per una struttura di questa complessità. Cosa vi ha portati a questa scelta?

Carmine Navarra: Oggigiorno una struttura ospedaliera ha bisogno di una capacità di «trasformabilità» ed «adattabilità» dovuta all’evoluzione costante della medicina. La degenza media in un ospedale acuto tendenzialmente sarà di pochi giorni, ne consegue una maggiore quantità di cura in minor tempo e un maggior numero di pazienti. Inoltre la tendenza, che sembra ormai chiara, dell’aumento della cura ambulatoriale anche complessa dei pazienti a discapito di quella in degenza, porta a un ulteriore complessità della concezione di un ospedale «aperto» alla popolazione, in cui gli specialisti della cura (medici e personale infermieristico con supporto di tutta la logistica) possano disporre delle condizioni migliori per prendere in carico sia pazienti degenti che ambulatoriali. Per questo motivo la progettazione di un futuro ospedale necessita di una grande visione «fresca» come dice lei. Un concorso aperto alla maggior parte dei professionisti, inclusi gli specialisti, ci è sembrata la soluzione migliore da perseguire.

PV: Si potrebbe definire strutture di questo genere come macchine della sanità, che esigono un’organizzazione interna precisa e funzionale, flussi circolatori e logistici chiaramente definiti e così via. Ma non va dimenticato che la loro scala le rende opere di notevole impatto urbanistico e territoriale. Quanto spazio resta alla valutazione dell’architettura?

CN: L’architettura è centrale. Infatti la grande preoccupazione per opere di una certa scala è il loro inserimento nel contesto. Riteniamo che una giuria qualificata possa ponderare al meglio le soluzioni proposte dai concorrenti, che sono formati da team interdisciplinari. In questo concorso la giuria ha potuto disporre di un nutrito gruppo di specialisti come supporto alle proprie decisioni.

PV: Inoltre gli ospedali sono complessi nei quali si trovano quotidianamente centinaia di persone che oltre a lavorare e guarire devono sentirsi a loro agio. Il benessere delle persone, dei vostri collaboratori e dei pazienti, gioca un ruolo importante nell’elaborazione di queste strutture?

CN: Lo scopo della struttura è quello di prestare le migliori cure ai pazienti. Questo si ottiene se il corpo curante dispone delle condizioni migliori per operare e i pazienti sono accolti in ambienti appropriati. Il tutto si traduce in spazi e volumi richiesti dal bando, nel quale si è cercato di dare la priorità alle necessità/richieste, che sono poi state valutate dalla giuria.

PV: A suo modo di vedere il concorso a procedura libera funziona bene anche per temi tecnici complessi come gli ospedali?

CN: Ritengo di si, indipendentemente dal numero di partecipanti il lavoro di qualità emerge in modo chiaro. Esso permette a giovani architetti o studi di piccole dimensioni di partecipare e avere la possibilità di presentare le loro visioni. Avevamo già proposto questa procedura anche per l’ampliamento dell’OBV, l’Ospedale Regionale di Mendrisio, che ha portato proprio un giovane studio a realizzare con successo la nuova ala della struttura. Il buon risultato di un progetto sta quindi nella capacità d’interazione tra i componenti del team di progettazione nel portare a termine i temi richiesti trovando le migliori soluzioni, una combinazione di architettura e tecnica.

PV: Vista la sua dimensione e l’importanza nel tessuto sociale e territoriale un nuovo ospedale richiede anche una pianificazione strategica che permetta ad esempio una facile accessibilità con mezzi pubblici. Quanto strettamente vi coordinate con Cantone e Comuni interessati prima di partire con la progettazione finale?

CN: La coordinazione strategica è iniziata prima d’impostare il bando di concorso ed è tuttora in corso con il Cantone e con il Comune. È evidente che prima di partire con la progettazione finale è necessario condividere i temi più delicati per garantire il successo del progetto.

PV: A partire dalla stesura del programma, passando all’organizzazione di un concorso per arrivare infine alla realizzazione di un ospedale passano anni, forse anche decenni. Non vi è il rischio che alla sua conclusione non sia più al passo con i tempi e le esigenze?

CN: La base e la complessità di questo progetto è appunto la «trasformabilità» e «adattabilità» della struttura ospedaliera, che potrà garantirci di restare al passo con i tempi.

 

4/2024 Nuova sede museo cantonale di storia naturale, Locarno

 

1° R «Il canto delle pietre», Buzzi studio d’architettura, Locarno

 

2° R «Camelia», Roi Carrera Architetto, Minusio; Arnau Sastre Cuadri, Barcellona; Cecilia Rodriguez Vielba, Barcellona

 

3° R «Osvaldo», DFDC, Paradiso; William Guthrie Architect, Londra

 

4° R «Luce di pietra», Michele Arnaboldi Architetti, Minusio

 

5° R «Coesistenza», Jabornegg & Pálffy Architekten, Vienna

 

6° R «Delizia», Onsitestudio SRL, Milano; Laura Pasquini Architetto, Milano; Federico Tranfa Architetto, Milano


 

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