Una strategia di relazione con il territorio
I nuovi campus SUPSI a Lugano e a Mendrisio
La forte relazione che la SUPSI da sempre intrattiene con il territorio ticinese ha ispirato, da alcuni anni, la strategia di rinnovamento e di sviluppo delle proprie sedi.
Oggi la scuola è dislocata, oltre che nella più nota sede di Trevano, in diversi immobili distribuiti sul territorio tra il luganese e Locarno, molti dei quali sono spazi in locazione non progettati per l’uso scolastico. Il programma di radicale rinnovamento degli spazi prevede tre nuove sedi, a Lugano Viganello, a Mendrisio e a Lugano Stazione, nelle quali, insieme alla sede esistente di Locarno, saranno organizzate tutte le attività didattiche e di ricerca.
A Lugano Viganello, sui terreni dell’area ex Campari adiacente alla sede principale dell’USI, sarà insediata la Facoltà di scienze informatiche con l’Istituto di scienze computazionali e il Dipartimento tecnologie innovative, con i corsi di laurea Bachelor in Ingegneria elettronica, gestionale, informatica e meccanica, insieme al Master of Science in Engineering con i suoi istituti di ricerca. Negli stessi immobili avrà anche sede la nuova Facoltà di Scienze biomediche dell’USI e l’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale. Il campus ospiterà nell’anno 2020-2021 600 collaboratori, 1’000 studenti nella formazione di base e 800 studenti nella formazione continua.
A Mendrisio, lungo i binari delle FFS sui terreni della ex RiRi, sarà insediato il Dipartimento ambiente costruzioni e design con i cinque corsi di laurea Bachelor in Ingegneria civile, Architettura, Comunicazione visiva, Architettura d’interni e Conservazione, il corso di laurea Master in Conservazione e restauro e le unità che si occupano di formazione continua, ricerca applicata e prestazioni di servizio. Insieme all’Accademia di architettura dell’USI, la nuova sede SUPSI costituirà un vero e proprio polo universitario dedicato alla cultura della costruzione. Il campus ospiterà nell’anno 2019-2020 250 collaboratori, 650 studenti nella formazione di base e 700 studenti nella formazione continua.
A Lugano Stazione, sui terreni adiacenti alla stazione FFS, sarà insediata la Direzione generale e il Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale, con 1’500 studenti e 300 docenti. Poco più a nord, sulla copertura della «trincea ferroviaria» di Massagno, dopo il 2020 saranno insediati altri contenuti didattici e di ricerca oltre a un parco pubblico e a insediamenti residenziali.
A Locarno, negli storici edifici di piazza S. Francesco, rimarranno il Dipartimento formazione e apprendimento con le sue attività didattiche e di ricerca, mentre le attuali sedi di Trevano e di Manno saranno dismesse.
Un programma straordinariamente vasto e ambizioso, che farà della SUPSI una istituzione ancor più ancorata al territorio e alle attività economiche e culturali del Cantone Ticino, conferendole un rilievo di livello nazionale. La localizzazione delle nuove sedi è stata scelta con lungimiranza pianificatoria, pensando alla vicinanza e alla potenziale collaborazione con l’USI – come nei siti di Lugano Viganello e di Mendrisio – e pensando all’accessibilità con i mezzi del trasporto pubblico – come nei siti di Lugano Stazione e di Mendrisio. Il merito maggiore che va riconosciuto alla Direzione della SUPSI è, tuttavia, quello delle misure operative assunte per acquisire i progetti delle nuove sedi: la scelta convinta della strada dei concorsi di architettura e la sua gestione coerente, che ha provocato un esito finale di alta qualità.
I tre progetti destinati alla realizzazione – il progetto di Tocchetti e Pessina per Lugano Viganello, quello di Bassi Carella per Mendrisio, e quello di Cruz Ortiz + Giraudi Radzuweit per Lugano Stazione – sono stati scelti nel 2011 e nel 2013 attraverso procedure concorsuali di tipologie diverse, ancorché conformi alle norme SIA: il primo a procedura libera in due fasi, il secondo con procedura selettiva, il terzo nella forma del mandato di studio parallelo. In verità, oltre alla volontà di sperimentare strade diverse, la scelta delle due procedure concorsuali bandite dopo il primo concorso a procedura libera – entrambe basate sulla selezione preventiva dei partecipanti – deriva anche dall’esito infelice del mandato conferito al vincitore di quel concorso. Gli enti banditori USI e SUPSI, infatti, dopo le prime fasi di elaborazione progettuale seguite al conferimento del mandato, hanno deciso di interrompere la relazione contrattuale con il team vincitore e di affidare l’incarico ai progettisti che si erano aggiudicati il secondo rango.
I tre progetti, ancorché scelti da giurie diverse nelle quali erano presenti autorevoli rappresentanti degli enti banditori oltre a qualificati membri tecnici, hanno un elemento importante in comune: gli spazi di relazione svolgono un ruolo decisivo nella morfologia progettuale, fino a determinarne la stessa figura architettonica. È singolare e particolarmente significativo che gli enti promotori e le giurie abbiano selezionato progetti così chiaramente finalizzati a realizzare un concetto evoluto di insediamento universitario, basato sulla socialità e sulle relazioni tra i diversi soggetti che vi partecipano. Nel progetto per Lugano Viganello le diverse attività si svolgono intorno a una corte, attraverso la quale si incrociano tutti i percorsi. Nel progetto per Mendrisio, gli spazi interni sono accessibili da un largo percorso centrale in rampa, che attraversa longitudinalmente il fabbricato e funziona da luogo di incontro. Nel progetto per Lugano Stazione, i generosi spazi di pausa collocati lungo l’asse che distribuisce le attività sono dotati di grandi vetrate che dominano il paesaggio della città e del lago, e sono ospitati negli angoli che rastremano il fabbricato determinandone la forma.
A Lugano Viganello, il tema delle relazioni con il contesto è particolarmente importante, soprattutto per la presenza del torrente Cassarate – che delimita l’area verso ovest – e dei percorsi pedonali ad esso paralleli, e per il rapporto con il campus USI sito oltre il torrente. I quattro edifici collocati in sequenza intorno alla corte, tra loro connessi da fabbricati più bassi, sono stati concepiti da Tocchetti e Pessina in modo da reagire alle diverse parti del contesto formando spazi, porticati, varchi di accesso e punti di vista sul paesaggio. In particolare, l’edificio rivolto verso il ponte Madonnetta – che collega il nuovo campus al campus USI – è angolato in modo da accogliere nel profondo porticato chi proviene dal campus USI e dal centro della città, connettendo in questo modo il nuovo insediamento ai percorsi cittadini. L’articolazione del fabbricato in più volumi dalla forma irregolare conferisce flessibilità all’insediamento, mentre i fronti caratterizzati da un unico modulo costruttivo regolare e ripetuto si prestano a molte variazioni sul tema, e determinano la forte unità e riconoscibilità del campus.
A Mendrisio, il progetto di Bassi Carella è elementare e, nel contempo, illuminato da un concetto distributivo e spaziale di grande chiarezza e forza espressiva. Un unico materiale caratterizza gli spazi interni ed esterni: il beton colorato di rosso dei manufatti prefabbricati dalle proporzioni inconsuete, che conferiscono al compatto fabbricato l’aspetto di un edificio pubblico importante. I moduli cementizi – sulla cui tecnologia lo studio ginevrino è particolarmente esperto – sono stati composti in modo da formare i due lunghi fronti, verso la ferrovia e verso il contesto abitato, molto diversi per la planivolumetria e per la dimensione dei moduli, così da provocare effetti differenziati. Verso la ferrovia una superficie piana di tre livelli, verso l’abitato un volume scalinato di cinque livelli, di altezza inferiore rispetto a quelli dell’altro fronte. Pochi elementi ripetuti e montati con abilità compositiva intorno al singolare grande spazio interno, che offre al visitatore la visione complessiva della macchina universitaria.
Infine a Lugano Stazione, il progetto di Cruz Ortiz e Giraudi Radzuweit affronta la questione del contesto cittadino con autorevolezza. Il nuovo fabbricato risolve i temi della relazione con il grande muro di sostegno, con la linea ferroviaria, con il piccolo fabbricato della vecchia stazione e con il rilievo di Massagno verso nord con un gesto architettonico ordinato e comprensibile, nonostante l’inevitabile complessità derivante dalla dimensione dei contenuti. La volumetria è rastremata sia in altezza che in profondità, in modo da stabilire relazioni proporzionate con lo stabile della stazione, verso sud, e con la collina e i fabbricati più alti, verso nord. L’effetto plastico è potente ed espressivo, e richiama – come abbiamo già avuto modo di scrivere ai tempi del concorso – le architetture di Fritz Höger e quelle di Hans Scharoun. Le lunghe finestre a nastro ci rimandano alle colte atmosfere di quei periodi della storia dell’architettura che oggi sembrano rimossi dalla memoria della cultura architettonica. La fortunata alleanza tra lo studio andaluso e quello luganese (insieme nel 2003 hanno realizzato l’ampliamento della stazione di Basilea, oltre ad altri più recenti e importanti progetti di concorso) ha sempre sortito effetti di alta qualità, soprattutto quando il contesto cittadino offre l’occasione ai progettisti di confrontarsi con le questioni delicate della scala e delle proporzioni e di utilizzare morfologie i cui riferimenti storici risultano suggestivi e stimolanti.
La soluzione proposta per la copertura della «trincea ferroviaria» di Massagno completa l’intervento con la previsione di una serie di edifici disposti lungo i bordi, tra loro cuciti da un percorso che unisce i due lembi di città. Una vasta area verde collega poi la ricucitura all’esistente sedime scolastico, realizzando finalmente il luogo centrale di cui l’abitato di Massagno è privo.
Tre progetti che utilizzano pienamente il potenziale offerto dalle tre localizzazioni, formando occasioni importanti di rigenerazione urbana, i cui effetti rinnovatori andranno registrati nel tempo.
Se è vero che la qualità architettonica della sede delle istituzioni rappresenta sempre, oltre che un contributo decisivo al loro positivo funzionamento, anche un plusvalore culturale che favorisce il successo e lo sviluppo delle loro attività, allora i programmi futuri della SUPSI partono certamente favoriti.