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«Da Albrecht Dürer a Andy Warhol», in mostra al LAC di Lugano

È in mostra al LAC una selezione di capolavori facenti parte della Graphische Sammlung ETH Zürich, una della più importanti collezioni di stampe e disegni della Svizzera, comprendente in tutto 160 000 opere. Linda Schädler, curatrice della mostra e direttrice della collezione zurighese, ha operato una scelta attenta e oculata, selezionando per il MASI una panoramica rappresentativa, comprendente 300 opere che spaziano dal XV secolo alla produzione contemporanea.

Data di pubblicazione
01-11-2023

Tra gli autori dei capolavori esposti nella cornice della mostra «Da Albrecht Dürer a Andy Warhol» figurano nomi di grande calibro e di varie epoche – dagli artisti del Cinquecento ai grandi maestri dell’architettura, come Le Corbusier, Mario Botta e Peter Zumthor. Di pregio le stampe di Canaletto, Piranesi e Filippo Iuvara, in cui si ammirano edifici e rappresentazioni architettoniche.

Il Canaletto, pseudonimo di Giovanni Antonio Canal, grande maestro del vedutismo veneziano del Settecento, ci conduce alla scoperta della città lagunare e dei suoi dintorni, con i caratteristici scorci e i paesaggi idilliaci, eseguiti con estremo realismo e accuratezza.

Tra le opere esposte vi sono anche stampe di Giovanni Battista Piranesi, un’artista che, oltre a essere un acquafortista, era anche archeologo, architetto, scrittore, insomma un cosiddetto genio universale. Piranesi è una figura chiave della storia intellettuale europea. Le sue principali fonti di ispirazione furono le opere architettoniche dell’antichità, del Rinascimento e del Barocco. Nella sua serie dedicata alle carceri, in mostra al LAC, sono raffigurati i labirintici interni delle orripilanti e spaventose strutture carcerarie di quell’epoca. Qui l’artista sperimenta una nuova concezione dello spazio e dell’architettura, esplorando lo studio prospettico e le possibilità offerte dall’illusione spaziale.

Con gli schizzi di Le Corbusier, realizzati nel 1929, ci immergiamo invece in mondi di tutt’altro genere. In esposizione troviamo alcune proposte urbanistiche pensate dal grande architetto svizzero per la città di Buenos Aires. Su uno degli schizzi si legge: la ville sans espoir, dicitura scritta in maiuscolo dall’autore stesso, accompagnata più sotto in minuscolo dall’aggettivo nostalgique. È un’osservazione che sorprende, se pensiamo che Le Corbusier vedeva nella città, progettata secondo chiari criteri urbanistici, l’ambiente di vita ideale. La capitale argentina, con la sua storia relativamente recente, senza quei vicoletti stretti e tortuosi tipici delle antiche città medievali, rappresentava per Le Corbusier una vera e propria sfida. Tuttavia, le sue idee urbanistiche a Buenos Aires non attecchirono.

Di Mario Botta sono esposte invece alcune acqueforti che raffigurano la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, a Mogno, costruita dall’archistar in sostituzione alla precedente chiesetta del Seicento, andata distrutta nel 1986 da una valanga.

Le acqueforti e le acquetinte, realizzate in tecnica mista da Peter Zumthor, sono prove di stampa e ci portano nel centro di Colonia, in Germania, dove sul sito della chiesa di Santa Colomba, distrutta durante la Seconda guerra mondiale, l’architetto grigionese ha realizzato l’Erzbischöfliches Diözesanmuseum Kolumba (il museo diocesano arcivescovile), inaugurato nel 2007 e diventato ormai un vero e proprio punto di riferimento urbanistico. È interessante notare che per presentare il progetto Zumthor abbia scelto due tecniche d’incisione tradizionali.

Dalle sale d’archivio al LAC

A chi vive a nord del Gottardo potrebbe forse venire spontaneo chiedersi perché recarsi fino a Lugano per vedere opere che di solito sono esposte vicino a casa. Esposte? In realtà la Graphische Sammlung ETH Zürich dispone solo di un piccolo spazio espositivo, gran parte delle opere contemplate dalla collezione non sono quindi mai esposte pubblicamente, bensì conservate negli archivi. Il LAC offre una superficie di ben 600 m2 in cui poter ammirare i 300 capolavori in tutto il loro splendore.

Oltre alle stampe e agli schizzi degli artisti e degli architetti menzionati, la mostra contempla anche opere di Albrecht Dürer, Rembrandt, Goya, Egon Schiele, Alberto Giacometti, Edvard Munch, Käthe Kollwitz, Picasso, Andy Warhol, Louise Bourgeois, Franz Gertsch, Peter Fischli e David Weiss, Miriam Cahn, Shirana Shahbazi e tanti altri ancora. Degne di nota sono anche le fotografie di Candida Höfer, esposte subito all’inizio del percorso. In una di esse è illustrata la sala d’archivio con le caratteristiche cassettiere in cui sono conservati i capolavori ora esposti. La selezione, preparata nel dettaglio dalla curatrice, è insomma un’occasione del tutto unica per scoprire da vicino una collezione di tesori solitamente nascosti.

La mostra «Da Albrecht Dürer a Andy Warhol. Capolavori dalla Graphische Sammlung ETH Zurigo» si potrà visitare fino al 7 gennaio 2024, presso il Museo d’arte della Svizzera Italiana (MASI) di Lugano, LAC. Piazza Bernardino Luini 6.

www.masilugano.ch