Ca­sa Prou Boz­zi­ni a Cam­po Ble­nio

Gustavo Groisman su Baserga Mozzetti Architetti

«Le case degli altri» è un dossier che invita gli architetti al dialogo: Espazium ha sottoposto a ogni partecipante – tutti progettisti attivi nella Svizzera italiana – tre case realizzate nella regione, chiedendogli di sceglierne una e commentarla, senza lesinare analisi e critiche. Sono quindi, questi, testi di architetti su architetti, che portano avanti, nello spazio pubblico di una rubrica virtuale, una riflessione sulla progettazione in Ticino. La serie continua con Gustavo Groisman che commenta un progetto dello studio Baserga Mozzetti Architetti.

Data di pubblicazione
14-08-2020

Superati i vari tornanti che si snodano lungo la “Valle del Sole” raggiungo Campo Blenio. Posteggio nella piazza del paese. Più che una piazza si tratta di uno spiazzo che stenta ad essere delimitato dal fiume d’Orsàira, da un’insipida cabina della Società elettrica e da una serie di case che hanno perso il loro antico fascino a causa di discutibili ristrutturazioni. Oltre al fiume spiccano una serie di chalet fuori scala. Più in là, attraverso una fitta pioggerellina, intravvedo il mio obiettivo: un interessante oggetto ligneo, piuttosto estraneo rispetto a questo complesso contesto, che galleggia sopra un prato in pendenza poggiando su una struttura in ferro. Sullo sfondo, il bosco e la montagna. La prima impressione è che si tratti di una casa unifamiliare un po’ particolare; la realtà sarà molto diversa.

Supero l’Orsàira tramite un ponticello con dei guardrail da autostrada e mi incammino lungo il sentiero sterrato che conduce all’abitazione e che ne offre una vista dal basso. Una volta superata la casa, per raggiungerla mi devo avventurare su uno scivolo di terra e foglie umide, pentendomi di non avere indossato gli scarponi da montagna. Eccomi all’ingresso, posto all’estremità di un corpo basso e sporgente, piuttosto chiuso, che articola la costruzione verso il paese e che fa da contraltare alla parte più alta della casa, caratterizzata da un tetto a shed. Sbirciando dalla porta vetrata intravvedo un lungo corridoio che attraversa tutta la casa, sul quale si affacciano diverse porte. Siccome non trovo il campanello, telefono alla proprietaria.

La signora Bozzini Rossi mi riceve sorridente e mi invita ad entrare dalla porta di servizio che si trova accanto a quella principale e che conduce in un primo locale che funge da deposito; scelta più che giustificata per una casa di montagna dove spesso la prima cosa da fare quando si arriva è depositare gli sci o altre attrezzature sportive. Il suo racconto prende forma mentre passiamo prima dalla lavanderia e poi dalla dispensa. Ascoltandola inizio a capire che in realtà non sto visitando una casa unifamiliare ma tre piccole unità abitative raggruppate in un unico edificio, che condividono dei locali comuni di servizio e il corridoio d’ingresso, ospitati nel corpo basso nel quale mi trovo.

Nel corridoio di collegamento, rivestito con dei pannelli neri e attrezzato con degli armadi a muro, si trovano le entrate alle tre unità abitative. Varcata la porta appare un mondo rigoroso, pulito e senza fronzoli, dove gli architetti non hanno lasciato nulla al superfluo. Un ambiente molto accogliente composto da pavimenti, scale, pareti, arredi e soffitti in legno OSB nonché porte e serramenti in larice. Superato l’imbocco della scala ripidissima che conduce al piano superiore, dove si trovano un’unica camera da letto “stile capanna” e il bagno, si arriva al locale principale dove trovano posto quali arredi fissi la piccola cucina e una stufa. In fondo, una grande apertura inquadra in modo preciso la terrazza e il prato verde che si conclude con un autentico “bosco verticale”. Guardando più attentamente scopro nelle pareti laterali due porte che, una volta aperte, consentono di vivere le tre case in modo unitario.

La signora Bozzini Rossi racconta l’avventura che ha condiviso con altre due famiglie: sfruttare un terreno della sua famiglia per realizzare questa casa che in realtà sono tre, ma che vengono vissute in comune: «Al mattino, durante la colazione, a volte le porte rimangono chiuse, ma poi si aprono e inizia la vita insieme, fatta di giochi di società, aperitivi e infinite cene». Mi racconta che inizialmente non era evidente far passare questo messaggio agli architetti, infatti il loro primo schizzo prevedeva delle case contigue completamente autonome (immagine 17); poi però, dialogando insieme, il progetto ha preso la forma desiderata. Si tratta praticamente di una cooperativa abitativa, mi dico. Se in Ticino questo modo di vivere in condivisione è ancora poco conosciuto, mi fa piacere pensare che a Campo Blenio già da qualche anno tre famiglie di pionieri abbiano aperto una piccola breccia in questa direzione.

Il racconto continua con altri aneddoti che spiegano come si è sviluppato il rapporto fra committenti e architetti (molta intesa e pochi compromessi) e anche lo shock provato di fronte a questo oggetto estraneo da alcuni abitanti del villaggio che lo chiamano «la fabbrica» (nome poi trasformato dai proprietari in «la fabbrica dei sogni»).

Conclusa la piacevole chiacchierata decido di circumnavigare la casa riprendendo il compito affidatomi da Espazium. Osservo l’insieme con occhio critico cercando di capire se il progetto esprime in modo chiaro quello che ritengo essere il tema di fondo: un edificio unitario che invece è in buona parte costituito da tre unità abitative distinte. Inizialmente l’insieme sembra chiaro, ma poi guardandolo attentamente dal bosco percepisco qualcosa che mi sfugge: per quale motivo Nicola e Christian nella facciata hanno mascherato la forma effettiva di due dei tre tetti, dando loro un'inclinazione diversa? Mantenendo la stessa forma nei tre shed mi pare che si sarebbe enfatizzata di più la suddivisione dell'unità in tre elementi accostati, ovvero si sarebbe ribadita la natura “una e trina” della casa. Al contrario, l'inserimento di una variazione formale porta piuttosto a leggere l'edificio come una sola abitazione unifamiliare, creando una strana ambiguità. Quello che può sembrare un gesto insignificante ha una forte incidenza sulla lettura dell'insieme.

Al di là di questa mia osservazione legata a un particolare, ritengo che i colleghi abbiano gestito molto bene un tema complesso e stimolante, tra l’altro con un budget estremamente limitato.

Poi, mentre vado via, riguardo dal basso la struttura in ferro che sorregge la casa e, da “allievo snozziano” un po’ rigido, non posso che farmi venire in mente uno dei più importanti aforismi di Luigi: «Un edificio comincia sempre dalle sue fondazioni». Cerco però di sciogliermi beneficiando della fresca aria di montagna e provo a fare mio il tentativo (un po’ illusorio) di modificare il terreno il meno possibile, come auspicato dai committenti. Ma devo confessare che, nonostante tutta la mia buona volontà, ai miei occhi l’edificio sembra slittare verso la parte bassa del pendio.

Forse un semplice muro di sostegno – corredato di scaletta – avrebbe potuto ancorare la casa al pendio e formulare l’ingresso in modo più chiaro (e meno scivoloso). Ma queste sono le mie fisime…


Gustavo Groisman
Studio Snozzi Groisman & Groisman

Luogo Campo Blenio

Committenza Paolo e Claudia Bozzini

Architettura Baserga Mozzetti Architetti, Muralto

Collaboratori M. Quadranti

Impresa Bissig Holzbau, Altdorf

Ingegneria civile Ingegneri Pedrazzini Guidotti, Lugano

Progetto impianti RVCS Emilio Rigiani, Aquila

Progetto impianti elettrici Elettro Canepa Koch, Aquila

Fisica della costruzione Studio Tecnico Idalgo Ferretti, Pura

Fotografia Nicola Roman Walbeck, Düsseldorf

Date progetto 2011, realizzazione 2014

Pianificazione energetica Studio Tecnico Idalgo Ferretti, Pura

Certificazione o Standard energetico minimo di legge

Intervento e tipo edificio costruzione nuova / case di vacanza

Categoria edificio, (Ae) 185 mq totali / 140 mq riscaldati con stufa a legna

Riscaldamento 3 stufe a legna

Acqua calda bollitore elettrico

Particolarità nessuna distribuzione solo stufe a legna in soggiorno

Qui si possono leggere tutti i testi del dossier «Le case degli altri», e qui l'editoriale. Questo dossier è concepito come un luogo di riflessione comune; per commenti, suggerimenti, critiche si può scrivere a web [at] espazium.ch (questo indirizzo).

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