Centro per l'innovazione Hilti, Schaan
I luoghi di lavoro di colletti bianchi e tute blu non si sviluppano nello stesso modo, ma sono inseriti esplicitamente in una struttura unitaria e sotto lo stesso tetto, in locali che obbediscono agli stessi principi e sono realizzati con la stessa cura. Tutto ciò risponde a una cultura aziendale che si colloca consapevolmente nella tradizione dell’ex officina di lavorazione del ferro e tiene alto il valore del lavoro artigianale. Il fatto che la caffetteria all’ultimo piano venga utilizzata congiuntamente da tutti ne è una conseguenza quasi ovvia.
Si percepisce nettamente che qui la costruzione industriale non è intesa solo come mero fattore di costo della produzione, bensì al tempo stesso come un contributo in chiave di marketing, ma anche e soprattutto come un investimento nella qualità dei posti di lavoro e nell’identità dell’azienda. Naturalmente, l’architettura si rivolge poi anche ai visitatori. Questi ultimi vengono sorpresi dalla facciata inverdita e colpiti dalla hall di ingresso che esalta in maniera drammatica l’elemento verticale e trasforma in una virtù la necessità di dover salire fino alla reception. Questa raffinata architettura si rivolge tuttavia soprattutto al personale, per il quale crea – in un contesto senza pretese – un luogo piacevole e stimolante con cui potersi identificare.
Centro per l’innovazione Hilti, Schaan
Il Centro per l’innovazione Hilti segue una strategia per la quale il tema principale non è la differenziazione di un sistema aperto, quanto piuttosto un sistema che parte da situazioni spaziali diverse e specifiche riunendole in un insieme compatto. Un sistema che può essere descritto come un tipo di sezione che garantisce una certa flessibilità, ma che prende le mosse dalla differenza. Unità e vicinanza nascono qui da collegamenti spaziali e solo in un secondo momento dall’affinità di atmosfera. La struttura portante, che anche in questo luogo assume un ruolo di caratterizzazione dello spazio, è ben differenziata ma mantiene nello stesso tempo un riferimento all’ordinamento spaziale.
Alla base del concorso di architettura vi era un programma accuratamente elaborato. In collaborazione con il Fraunhofer Institute for Industrial Engineering (IAO) era stato infatti esaminato – sistematicamente e già in anticipo – il modo in cui si svolgevano i processi di sviluppo alla Hilti e l’aspetto che avrebbe dovuto avere l’ambiente di lavoro, a sua volta collegato con spazi dedicati all’innovazione, alla formazione e con una terrazza riparata sul tetto. Tutte le aree comuni sono realizzate come ponti in senso spaziale e figurato, ma anche sotto il profilo costruttivo. Si estendono sopra all’ampia officina sperimentale che costituisce il cuore della struttura ed è circondata su tre lati da uffici, mentre il quarto è stato lasciato libero per futuri ampliamenti.
In questo spazio centrale vengono testate le soluzioni precedentemente elaborate nei locali circostanti, ed è qui che sorgono le questioni che dovranno successivamente essere risolte negli spazi a fianco o sovrastanti. L’esigenza di ridurre le distanze viene quindi soddisfatta in maniera esemplare. Più importante ancora è tuttavia il fatto che con le sue compenetrazioni e la sua chiarezza tipologica l’edificio trovi un’impressionante forma simbolica per il tipo di collaborazione postulato. Attraversando la «fabbrica del pensiero» degli ingegneri, la luce penetra direttamente nell’officina.
Nonostante le proprie dimensioni, la costruzione cerca in ogni modo di generare un’atmosfera di partecipazione all’insieme. Lo spazio centrale dedicato ai test è circondato da un anello aperto di officine e laboratori, sopra ai quali sono collocati uffici dai quali lo sguardo si getta su tutto l’ampio locale. Al centro si estende in verticale verso il piano di ingresso e ricevimento in modo da sviluppare anche qui una presenza forte. Da questa posizione elevata gli ospiti interni, e più raramente anche esterni, ottengono una visuale delimitata sull’attività sperimentale, possono entrare in contatto con il personale nel grande auditorium o nelle sale conferenza, nel bar o nel foyer, e possono all’occorrenza essere condotti direttamente in basso per una dimostrazione.
Il piano più alto copre infine l’intera officina centrale. Ciononostante, anche in questo caso viene mantenuta una relazione: non solo attraverso i lucernari nelle corti, ma anche e soprattutto mediante la forte presenza della struttura portante al centro dell’edificio. Con la sua massiccia materialità, lo scheletro in acciaio apertamente visibile e tangibile ricorda in ogni momento che ci si trova in una costruzione a ponte, sopra lo spazio che è stato visto entrando nell’edificio.
Pluralità nell’unità
Gli spazi, come da programma, hanno un carattere variegato. Le aree semiaperte del piano di ingresso sono contraddistinte da pavimento in pietra e soffitti in gesso profilati attraverso dei fregi, gli uffici presentano moquette e soffitti aperti con campi bianchi deputati all’acustica, alla climatizzazione e all’illuminazione, mentre le zone intermedie hanno pavimenti in legno e gli stessi elementi a soffitto, che qui tuttavia sono disposti in maniera più fitta.
Nonostante questa differenziazione, anche la configurazione degli spazi interni contribuisce all’unità. Com’è naturale, il campo di test dell’officina sperimentale è accuratamente e fisicamente separato dal resto: qui in fondo si sottopongono vari elementi a sollecitazioni fino al loro cedimento, si simulano terremoti e si svolgono altri esperimenti decisamente violenti. Grazie ai pavimenti chiari in calcestruzzo così come alle pareti e ai soffitti lisci, la realizzazione è comunque simile a quella di tutti gli altri locali. Viceversa, anche negli uffici c’è un tocco dell’atmosfera da officina dato dai pilastri in calcestruzzo a vista, così come da impianti e soffitti grezzi mantenuti a vista in alcuni punti. Le zone comuni, infine, sono collegate agli uffici per mezzo dei soffitti e il carattere domestico di pavimenti in legno ed elementi d’arredo trova il suo contraltare nella possanza nuda e cruda del massiccio scheletro di acciaio. Solamente nelle aree di rappresentanza del piano di ingresso la costruzione appare completamente rilassata. Dove si lavora in maniera innovativa ci sono frizioni e contrasti leggeri ma continui, chiaramente ben calcolati.
Specificità e tipicità
Collocata nel punto di transizione verso la pianura del Reno, con la sua ampia volumetria suddivisa sul piano orizzontale la costruzione si inserisce con precisione nel suo ambiente. I parapetti neri a fascia, fortemente sporgenti, sottolineano il peso della costruzione, i cui possenti elementi in calcestruzzo dimostrano per inciso l’efficacia dei sistemi di fissaggio che vengono sviluppati all’interno della stessa. Attraverso il rinnovamento dell’edificio centrale, posto più in alto sull’altro lato della strada principale, l’orizzontalità del Centro per l’innovazione è stata recentemente arricchita di un vigoroso aspetto verticale. Guardando da lontano si potrebbe quasi avere l’impressione che si tratti di un basamento per la sede centrale del gruppo e gli edifici di produzione a essa collegati. Un’immagine dall’elevato valore simbolico.
Dr. Martin Tschanz, architetto e docente alla ZHAW di Zurigo
Traduzione di Andrea Bertocchi
Committenza: Hilti (Schweiz) AG
Architettura: giuliani hönger ag, M. Kunzler (capo progetto dal 2010), T. Hochstrasser (capo progetto fino al 2009), M. Bircher, I. Bucher, I. Burgin, M. Hartmann, R. Heeb, C. Maag, M. Sailer, S. Schneider, L. Sonderegger, T. Ziegler
Ingegneria civile: Dr. Schwartz Consulting AG; Wenaweser Partner Bauingenieure
Progetto impianti RCVS: Sytek AG
Climatizzazione: Aicher, De Martin, Zweng AG
Sanitario: tib Technik im Bau
Progetto facciate: gkp Fassadentechnik AG; Feroplan Engineering AG, Zürich
Fisica della costruzione, acustica ambientale: Bakus Bauphysik & Akustik
Illuminazione: Reflexion AG
Management: caretta + Weidmann Baumanagement AG
Pianificazione e gestione: Resoplan AG
Visualizzazione: maars architektur visualisierung
Architettura del paesaggio: Hager Landscahftsarchitektur
Date: conconrso 2008, progetto e realizzazione 2008-2014