«Ci com­ple­tia­mo a vi­cen­da»

Alla SIA è una prima assoluta: un gruppo professionale guidato in copresidenza. Ad attuare per la prima volta questo modello è stato il gruppo professionale Architettura, ai cui vertici, ormai da alcuni mesi, siedono Gerry Schwyter e Laurent Chassot. I due copresidenti commentano: «Stiamo ancora scoprendo tutto ciò che comporta questa nuova mansione».

Data di pubblicazione
14-01-2025

Gerry Schwyter e Laurent Chassot hanno in comune la professione: sono entrambi architetti. Per il resto, i due copresidenti non potrebbero essere più diversi, e non solo per la loro età. Laurent Chassot, 38 anni, è di Losanna e padre di due bambini. Ha fondato lo studio Emixi Architectes, con un organico di sei collaboratori. Inoltre, insegna al Politecnico federale di Losanna. Gerry Schwyter ha 49 anni, è sposato e ha quattro figli. Benché, da ormai oltre 15 anni lavori a Zurigo presso EM2N, uno studio di architettura che conta circa 70 dipendenti, dove è socio e membro della direzione, Schwyter non si considera completamente zurighese. Nel cuore, infatti, è rimasto legato alle proprie origini svizzero-orientali, e il suo inconfondibile accento lo conferma. 

I due copresidenti non si distinguono soltanto per provenienza e percorsi di vita. Gli studi di architettura in cui lavorano hanno anch’essi strutture molto diverse e altrettanto diverse sono le tipologie di incarichi assunti. A detta di Laurent Chassot e Gerry Schwyter questa diversità è un vero e proprio atout per la loro attività di copresidenti del gruppo professionale Architettura (BGA). I due architetti rappresentano infatti, in piccolo, le tante tessere che compongono il mosaico di quello che è il più grande fra tutti i gruppi professionali, con il suo un ampio ventaglio di premesse e interessi. «Abbiamo la capacità di vedere le cose sotto diversi punti di vista e, così facendo, possiamo in un certo senso tenere conto dell’eterogeneità di questo campo professionale», constata Schwyter. 

Quasi per caso

Dal Forum SIA di settembre 2024 Gerry Schwyter e Laurent Chassot hanno preso ufficialmente le redini del BGA, in veste di primi copresidenti di un gruppo professionale. Già dall’inizio dello scorso anno, avevano assunto il mandato ad interim. «A dire il vero siamo arrivati a questa mansione quasi per caso», racconta Chassot. Dopo le dimissioni dell’ex presidente, Philippe Jorisch, è stata una conseguenza piuttosto logica che fossero loro a prendere il testimone, dato che erano vicepresidenti.

A questo proposito i due architetti ammettono apertamente: «All’inizio siamo andati un po’ a tentoni, e stiamo ancora scoprendo tutto ciò che comporta questa nuova mansione». Di fatto, non hanno potuto contare sull’esperienza altrui, dato che alla testa di un gruppo professionale non ci sono mai stati prima di loro due copresidenti. Eppure, hanno deciso di assumere il mandato insieme, con spontaneità, senza preoccupazioni, contando su un dialogo aperto: una vera e propria copresidenza insomma. Per questo motivo non hanno ritenuto opportuno suddividersi gli ambiti di competenza. «Vedo la nostra presidenza piuttosto come un sistema per poterci rappresentare e supplire a vicenda, anche con l’obiettivo di alleggerire le nostre agende», puntualizza Gerry Schwyter. I due copresidenti discutono insieme i vari temi all’ordine del giorno, in seguito decidono, in base alle disponibilità del proprio calendario, chi presenzia ad una commissione e chi partecipa all’una o all’altra seduta. 

Sostegno e fiducia

Finora questa strategia ha dato i suoi frutti. D’aiuto è anche il fatto che, in caso di questioni importanti, i due copresidenti la pensano allo stesso modo e possono contare sul supporto dell’Ufficio amministrativo e del consiglio del BGA. «Non sono ancora trascorsi due anni da quando siamo entrati a far parte del consiglio del BGA», afferma Chassot. «Siamo circondati da diverse persone che hanno molta più esperienza di noi e che, fortunatamente, ci affiancano rendendoci attenti su aspetti importanti».

Nell’esercizio della copresidenza, per Schwyter e Chassot gioca un ruolo chiave soprattutto il dialogo. «Non è soltanto impegnandoci, ma anche dimostrando la nostra disponibilità a discutere con gli altri gruppi d’interesse che ci guadagniamo la loro fiducia, fiducia in noi e nel mandato che abbiamo assunto», sottolinea Gerry Schwyter. Per entrambi i copresidenti il gruppo professionale funge anche da organo in cui poter dare vita al dialogo in seno alla SIA, nella sua interezza. Per rispondere alle diverse aspettative dei soci ci vuole una buona comunicazione «e uno sguardo relativamente oggettivo sulle nostre professioni», aggiunge Schwyter.

Progetti e obiettivi

Nel loro ruolo di copresidenti del BGA, i due architetti hanno un compito principale e cioè quello di difendere, all’interno della SIA, gli interessi di circa 9000 soci, nonché di abbordare temi di carattere prioritario per il gruppo professionale. Ed è così che, su iniziativa del BGA, è nato il Piano d’azione SIA per il clima, l’energia e le risorse. Lo scopo perseguito è di mostrare, attraverso un piano di misure, quali siano gli strumenti e gli ausili con cui il settore della costruzione può contribuire in modo efficace a far fronte ai cambiamenti climatici e raggiungere l’obiettivo degli 1,5 gradi.

Tra le altre iniziative promosse dal gruppo vi è il Premio Master Architettura della SIA, un progetto che riveste importanza sul piano politico-formativo. Il Premio, destinato alle laureande e ai laureandi delle università e delle scuole universitarie professionali, rende onore ai migliori lavori di Diploma. Da un lato, il Premio invita le scuole a riflettere e a confrontarsi con le attività di didattica e ricerca portate avanti al proprio interno. Dall’altro, funge da piattaforma di discussione sull’architettura di domani.

Mentre i due progetti sono l’uno consolidato e l’altro ancora in evoluzione, Chassot e Schwyter perseguono soprattutto due obiettivi: «Come prima cosa, vogliamo garantire la diversità nella composizione del consiglio del BGA», spiega Laurent Chassot. Solo in questo modo sarà possibile difendere i diversi interessi nutriti dalle architette e dagli architetti e rappresentare fedelmente le molteplici peculiarità che caratterizzano il loro lavoro. «Inoltre, un punto ancora all’ordine del giorno è quello di portare maggiore serenità all’interno dell’associazione, così come di chiarire e snellire le strutture», aggiunge Gerry Schwyter come secondo obiettivo. Il recente passato della SIA è stato piuttosto movimentato e l’associazione continua a trovarsi in una fase di trasformazione.

Traguardo in vista

I due copresidenti vedono il consiglio del BGA come un «think tank», un laboratorio di pensiero capace di riunire saperi e opinioni in concomitanza con diversi progetti. Come sostengono Schwyter e Chassot, è importante che in un’associazione professionale si tenga conto delle posizioni dei vari gruppi d’interesse e dei diversi profili professionali. A questo proposito, le presidenze dei gruppi professionali sono chiamate ad assumere il ruolo di mediatrici tra le varie posizioni, tutto ciò senza naturalmente perdere di vista il proprio obiettivo, vale a dire quello di migliorare l’ambiente di lavoro degli ingegneri e degli architetti, contribuire attivamente a forgiare le basi per la loro quotidianità professionale e rafforzarne la visibilità all’interno dell’associazione.

E, alla domanda di valutare quali siano i punti forti che uno vede nell’altro, i due copresidenti di primo acchito sorridono, presi un po’ alla sprovvista. Ma poi, senza esitazione, rispondono. La forza di Gerry risiede senza ombra di dubbio nella sua consolidata esperienza sul piano professionale, commenta Laurent Chassot. Gerry conosce un’ampia varietà di procedure e ha realizzato progetti grandi e piccoli. Inoltre, la rete che ha intessuto a Zurigo è preziosa per la SIA. Ma non solo, Gerry è anche un bravo comunicatore. Quali sono invece i punti forti di Chassot? Schwyter loda la sua giovane età, il legame con Losanna e la solida rete di conoscenze che Laurent vanta nella regione. Losanna è molto intraprendente, come del resto anche Ginevra. Sia la sezione di Vaud che quella di Ginevra di fatto sono molto attive. Inoltre, il lavoro che Laurent svolge in qualità di docente è anch’esso un grande plusvalore.

Ma, e va ribadito, non sono i punti forti individuali a caratterizzare il duo; l’asso nella manica di questa copresidenza consiste infatti proprio nella diversità che i due architetti incarnano. «Ci completiamo a vicenda», puntualizzano entrambi.