Cristiàn Orellana Terrsy, Proyecto Islas
In maniera primitiva e allo stesso tempo visionaria, i progetti di Cristiàn Orellana trattano le isole come luoghi del mito e organismi da trasformare.
Cristiàn Orellana Terrsy
Nato e cresciuto a Iquique, in Cile, Cristiàn Orellana Terrsy (1978) attraversa l'oceano nel 2001 per studiare architettura in Ticino, all’Accademia di architettura di Mendrisio, dove si laurea cinque anni dopo con il professor Valerio Olgiati. Alla ricerca di un luogo più isolato, Orellana decide di lavorare con l’artista svizzero Not Vital nel villaggio alpino di Sent, frazione di 900 abitanti del comune di Scuol, in Bassa Engadina. Qui realizza le installazioni Orange Pond side Intervention, Heated Bench e Disappearing House, nel parco della Fundaziun Not Vital.
NotOna, isola di marmo, lago General Carrera, Cile
Il giovane architetto propone a Not Vital l’acquisto di un'isola di marmo sul Lago General Carrera, nella regione di Aysén in Patagonia, come uno spazio per guardare il tramonto — progetto che l’artista sta realizzando in ognuno dei cinque continenti. L’intervento si basa su un concetto: invece di costruire una casa sull'isola, trasformare l'intero blocco di marmo (circa 60.000 m2) in una casa.
Orellana, con l’aiuto di minatori e durante anni di lavoro (2007-2014), scava nella pietra un tunnel di 50 metri, con un’unica finestra, dove osservare il calare del sole. Nel mezzo, uno spazio di forma sferica. All’interno, il pavimento è stato accuratamente levigato, le pareti lasciate ruvide per sentire la venatura della pietra: la sensazione è di essere in un frammento di un corpo più grande, come nel ventre di una balena. Riguardo all’unica apertura, la presenza del vetro è decisiva per riparare l’interno dal forte vento e addomesticare così la natura. Non appena il sole comincia a tramontare, il graduale abbassamento della luce provoca un cambiamento delle ombre nello spazio.
Il grado di relazione con il paesaggio varia secondo la distanza dell’abitante dalla finestra. Dall’esterno, pare che l’isola abbia aperto un occhio dopo millenni di letargo. In una condizione abitativa simile a quella dell’uomo primitivo, il vero lusso è da cercare nel paesaggio che circonda l’isola. A ovest, un volume a forma di cubo 6x6x6 metri contiene parte del materiale di scavo. Sul lato opposto, i servizi necessari all’abitante — bagno, cucina, soggiorno e una stanza — sono contenuti in un piccolo edificio costruito in legno, la cui facciata è stata lasciata cieca verso il lago per evitare una presenza domestica nel paesaggio.
Uma, isola flottante, lago Titicaca, Bolivia
Nel 2017 Orellana inizia a costruire Uma, un'isola fatta di paglia, che galleggerà liberamente per nove mesi sul lago Titicaca, in Bolivia. L'architetto progetta uno spazio per guardare le nuvole e le stelle in uno specchio d'acqua piatto e calmo: il lago Titicaca è la più grande e la più alta superficie d’acqua presente sulla terra, la più prossima al cosmo. Secondo le risorse presenti sul luogo, l’architetto ha scelto come materiale di costruzione la totora, una pianta acquatica a struttura alveolare che cresce spontaneamente nelle foreste ai bordi del lago ed è storicamente usata dalle popolazioni Uros per la costruzione di capanne, imbarcazioni e come cibo nella sua parte più tenera.
L'isola, lunga 22, larga 13 e alta 5 metri, è costituita da una spirale di 12.000 rotoli legati fra loro, che conduce a uno spazio vuoto circolare, aperto sia in alto verso il cielo, sia in basso per guardarne il riflesso nell’acqua. Per la sua realizzazione, Orellana si avvale dell’esperienza di maestri indigeni di seconda e terza generazione, coinvolti nel lungo processo di raccolta, trasporto, essicazione assemblaggio del materiale. Come affermato da Giorgia Von Albertini, «In stretta relazione con la forza lavoro locale, Orellana usa tecniche rudimentali per costruire progetti futuristici che sfuggono a qualsiasi categorizzazione».
Proyecto Islas
L’isola, presenza fisica e immaginaria, sembra il luogo ideale per condensare le ricerche spaziali dell’architetto cileno. Lo spazio costruito, più che rispondere a una funzione, è concepito per stimolare l’esperienza sensoriale, alterando il rapporto tra un luogo interno definito e uno spazio esterno sublime, infinito e ingovernabile. Il prossimo intervento è previsto su un'isola del Salar de Uyuni, deserto di sale situato a 3.650 metri di quota, in Bolivia. Che si tratti di porzioni di terra esistenti o creazione di nuove isole, l’approccio è lo stesso: assumere l’isola come un corpo da trasformare nella sua totalità, piuttosto che una superficie dove appoggiare qualcosa. Le isole non sono solo luoghi reali ma proiezioni d’idee umane per un mondo migliore o diverso; non a caso Thomas More scelse un’isola come scenario per il suo romanzo Utopia. Il progetto comincia con la narrazione dell’isola stessa: un luogo remoto e perfetto, che cattura l’immaginazione prima di metterci piede.
Su ogni isola, Orellana ci mostra la possibilità di fare tutto di nuovo e diversamente: una vita migliore è possibile?