Pa­la­Ci­ne­ma: ie­ri, og­gi, do­ma­ni

Intervista a Carla Speziali

In qualità di sindaco di Locarno (2004-2015) e presidente della PalaCinema SA (dal 2013), l’avvocato Carla Speziali ha avuto un ruolo importante nella genesi del PalaCinema. Gabriele Neri l’ha intervistata per capire dal suo punto di vista origini, presente e futuro di questo luogo.

Data di pubblicazione
26-07-2018
Revision
30-07-2018
Gabriele Neri
Dott. arch. storico dell'architettura, redattore Archi | Responsabile della rubrica 'Paralleli' per Archi

Come raccontiamo in questo numero di Archi, prima del progetto del PalaCinema ci sono state molte proposte per trovare un edificio dedicato al festival. Che cosa ha funzionato meglio, rispetto alle altre proposte, nel progetto poi realizzato?

Diversamente dalle precedenti proposte, questo progetto è partito da una visione regionale. Era importante ripartire da una logica condivisa dopo l’abbandono del progetto portato innanzi con il Comune di Ascona sul terreno dell’ex-aerodromo. Fin dall’inizio, nella mia funzione di allora quale sindaco della Città di Locarno, ho quindi condiviso con i colleghi del Convivio dei Sindaci visione e ubicazione di quella che definimmo la Casa del Cinema, appunto in piazza Castello sulla cosiddetta via del Pardo e più precisamente sul fondo delle ex-scuole cittadine. Ad un certo punto ci si è però resi conto della necessità di avere una locomotiva trainante unica, al fine di poter giungere in tempi ragionevoli alla realizzazione del progetto. Questa fu un’ulteriore scelta strategica vincente. L’iter istituzionale per i necessari crediti fu quindi portato innanzi a Locarno, comunque con il sostegno anche finanziario dei Comuni della Regione. Il fatto di poter in questo momento disporre della donazione milionaria da parte della Fondazione Stella Chiara diede un input senza pari alla realizzazione del progetto, anche perché questa donazione, che stipulammo nel marzo 2012, era legata al rispetto di precise tempistiche. Indubbiamente essa costituì una conditio sine qua non per la realizzazione del PalaCinema.

Quali sono, dal suo punto di vista, le qualità principali della soluzione costruita? Quali – tutti ne hanno – i difetti (o le cose che potevano essere migliorate), col senno di poi?

L’architetto Aleandro Zaera Polo, unitamente al suo team, con intelligenza e pragmatismo, ha saputo inserire nell’edificio delle ex-scuole un programma estremamente complesso ed eterogeneo. La facciata cinetica composta da 40’000 bandierine dorate che corona la sommità del palazzo e che nei giorni ventosi ricorda la pelle del Pardo in movimento conferisce all’edificio un carattere unico. Il grande foyer rivestito di lamine dorate è uno spazio pubblico bello e generoso ed è un valore aggiunto per la città. Anche nell’ottica dell’uso parsimonioso delle risorse il mantenimento di gran parte della struttura ha permesso di evitare lo spreco di energia grigia che in questo caso era l’energia insita nella costruzione esistente che non è stata demolita. A mio modo di vedere, l’architettura del PalaCinema concilia molto bene desiderio di novità e desiderio di conservazione. Ammirando oggi il progetto realizzato ritengo emerga l’importanza di aver portato rispetto per un edificio facente parte dell’anima della città e situato all’interno di un comparto ricco di monumenti. Emerge altresì il carattere della nuova identità assunta grazie agli elementi innovativi. Cosa poteva essere migliorato? Purtroppo la sistemazione esterna di piazza Rossi, che prevedeva una pavimentazione in granito e il collegamento, attraverso un’ampia scalinata, a via Rusca e a Piazza Grande, ha dovuto essere rinviata. Questo è un difetto che mi piacerebbe possa essere corretto in futuro.

La vita del PalaCinema è appena cominciata. Quali sono gli obiettivi, a livello culturale, del suo programma per i prossimi anni? Quali sono i progetti in corso a Locarno, dal punto di vista architettonico e infrastrutturale, per migliorare l’accoglienza del festival nelle prossime edizioni?

Il PalaCinema inaugurato in occasione del 70° Locarno Festival ha segnato l’inizio di una nuova importante visione a livello locale e nazionale, con orizzonti internazionali, che vede coinvolte tutte le realtà che lo abitano: il Locarno Festival, il CISA (Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive), la SUPSI, la Ticino Film Commission e la RSI Radiotelevisione svizzera. L’obiettivo principale, a medio termine, è quello di creare un polo di eccellenza legato all’audiovisivo con un più ampio respiro, ponendosi come nuovo promotore culturale. Una visione che sempre più vuole essere concretizzata, grazie anche alla prossima istituzione di un direttore della PalaCinema SA, che possa mettere in rete le competenze di tutti i partner che operano al suo interno, da un punto di vista operativo, comunicativo e strategico-culturale, situandolo appunto come polo di eccellenza a livello nazionale e internazionale. Una visione che grazie alla capienza e polivalenza del Palexpo FEVI, acquisito dalla città, permetterà a Locarno di profilarsi parimenti a livello di turismo congressuale.

Il contrasto tra la specificità di Locarno e l’internazionalità del festival è una delle peculiarità della kermesse. Da qualcuno, a livello locale, il festival è però sentito come qualcosa di estraneo. Quali iniziative sono state pensate per avvicinarlo alla realtà del luogo?

Una delle particolarità che rende Locarno Festival tanto unico è proprio la sua capacità di trasformare la Città di Locarno in una città completamente pardata. Durante gli undici giorni di festival anche chi non assiste alle proiezioni diventa parte integrante della realtà festivaliera. In questo senso, ritengo che nel corso degli anni questa «distanza» dal festival di una parte della popolazione sia almeno parzialmente mutata in una diversa adesione alla kermesse. In verità io ho sempre avvertito una profonda simbiosi tra la città (e la regione) e il suo festival, che rappresenta il punto di incontro che favorisce lo scambio e la discussione: l’incontro tra persone di differenti culture, ma anche tra locarnesi, tra ticinesi. Considero preziosa e unica questa intersezione, possibile grazie al festival, tra locale e internazionale. In questa logica il PalaCinema, che costituisce un segno concreto sul nostro territorio, usufruito dalla popolazione sull’arco di tutto l’anno, ha senz’altro una funzione di ulteriore, importante collante.

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