Recensione a "Confine"
Dedicato alla memoria di Youssouf Diakite, migrante maliano morto a 20 anni sul tetto di un treno tentando di attraversare la frontiera tra Como e Chiasso con la speranza di proseguire il viaggio verso nord, il volume presenta una narrazione collettiva di quanto successo nell’estate del 2016, quando la città di Como vide sorgere improvvisamente un campo profughi di centinaia di persone nel parco antistante la stazione San Giovanni, a pochi passi dal centro storico. Per la prima volta la «crisi migratoria» travolse la quotidianità dei comaschi che scoprirono così di vivere in un territorio di passaggio, in una città di confine in cui la realtà esigeva risposte urgenti.
La cronologia degli eventi si sviluppa dall’11 luglio – data in cui una ottantina di migranti, uomini, donne e bambini provenienti soprattutto da Eritrea, Somalia, Nigeria, Gambia e Sudan affolla l’area dello scalo ferroviario – al 28 dicembre 2016, quando i dati dell’Amministrazione federale delle dogane rilevano che nel corso di quell’anno sono stati 34mila gli ingressi illegali di migranti nel Cantone Ticino, avvenuti prevalentemente attraverso la frontiera di Chiasso; 20mila le riammissioni sul territorio italiano, ma si informa che questa cifra include i diversi tentativi di una stessa persona di varcare la frontiera. Vengono dunque registrati meticolosamente gli avvenimenti e gli attori che entrano progressivamente in azione: volontariato locale e cittadini, il Comune e la Prefettura di Como, la Croce Rossa – che monta un tendone e attiva un presidio sanitario mobile –, si installano moduli di servizi igienici nella zona vicino alla stazione, la Caritas coordina l’assistenza e la mediazione legale in collaborazione con i sindacati, la rete Como senza frontiere organizza delle attività, intanto il controllo frontaliero viene potenziato. Incominciano immediatamente i cosiddetti «trasferimenti collettivi» verso gli hotspot del Sud Italia e gli scontri politici scaldano il clima: la città si divide. Alla fine di agosto si accavallano le dichiarazioni ufficiali con la conferenza stampa di alcuni organismi umanitari (Firdaus, Asgi e Amnesty International) che denunciano violazioni dei diritti dei migranti, in particolare per quanto riguarda la delicata situazione dei numerosi minori non accompagnati. Scioperi della fame e momenti di tensione tra forze dell’ordine e volontari «solidali»; sfilate di politici leghisti e proteste contro la presenza dei profughi in città del gruppo «Como ai comaschi» si alternano con serate musicali spontanee; un corteo degli stessi migranti per le strade di Como chiede l’apertura delle frontiere; la chiusura del valico elvetico è anche oggetto di contestazioni da parte dei militanti «no borders» provenienti da tutta Europa. Finalmente il 19 settembre apre il centro di accoglienza temporaneo di via Regina Teodolinda, nelle vicinanze del cimitero, struttura costituita da una cinquantina di moduli abitativi che vedrà transitare fino al maggio del 2017 più di tremila persone.
I testi presentati sono stati scritti negli stessi giorni dell’emergenza da Andrea Quadroni, Alessandro Ronchi e Philip Di Salvo, in qualità di inviati della stampa nazionale e internazionale, e mettono a fuoco le criticità della situazione con uno sguardo giornalistico attento alle dinamiche in corso. Quando il libro è stato pubblicato la situazione non era ancora stata risolta e probabilmente era destinata a ripetersi. Oggi invece, dopo il cambio dell’Amministrazione comunale, è possibile accertare che la questione dell’immigrazione è stata drasticamente risolta: il campo profughi è stato chiuso e gli abitanti ancora rimasti sono passati alla categoria dei «senza tetto».
Pubblicato grazie al crowdfunding che ha sostenuto l’iniziativa, la prefazione precisa: «questo libro esiste affinché la storia dei migranti alla stazione di Como non rimanga bloccata sul lato invisibile del confine». Le bellissime fotografie di Emanuele Amighetti e Mattia Vacca sono senz’altro efficaci per testimoniare uno dei tanti drammatici episodi che percorrono la cronaca della nostra contemporaneità.