SICLI: l'im­pre­sa di un can­tie­re in im­ma­gi­ni

L'articolo di Yvan Delemontey in una sintesi di Archi

Sette album fotografici sono stati recentemente affidati alla Fondazione Padiglione Sicli. Un reportage completo e un archivio eccezionale che ripercorrono nel dettaglio la costruzione di uno degli edifici più straordinari della Svizzera. Abbiamo chiesto a Yvan Delemontey di estrarne una selezione e di spiegare le fasi di costruzione del guscio di Ginevra, una struttura unica e atipica nell'opera di Isler.

Data di pubblicazione
17-09-2024
Un cantiere in immagini

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Un cantiere in immagini (giugno-settembre 1969). Il reportage fotografico recentemente trasmesso alla Fondazione Pavillon Sicli documenta accuratamente la costruzione di uno degli edifici più notevoli della Svizzera. Sulla base di una selezione di fotografie, Yvan Delemontey descrive le fasi di questo eccezionale progetto, realizzato nell'estate del 1969.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Protagonisti Rochat Hilberer Isler

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I protagonisti. Frédéric Rochat (a destra, con la macchina fotografica in mano), direttore della società SICLI, voleva costruire «un edificio dalle linee rivoluzionarie» e si rivolse a due progettisti di talento, Constantin Hilberer (a sinistra), architetto ginevrino, e Heinz Isler (in giacca bordeaux), ingegnere bernese.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Protagonisti Rochat Hilberer Isler

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I protagonisti. Frédéric Rochat (a destra, in quel momento con la macchina fotografica in mano), direttore della società SICLI, voleva costruire «un edificio dalle linee rivoluzionarie» e si è rivolto a un duo di progettisti di talento: l'architetto ginevrino Constantin Hilberer (a sinistra) e l'ingegnere bernese Heinz Isler (in giacca bordeaux).
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Cantierizzazione

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Cantierizzazione (giugno-luglio 1969). Il 4 novembre 1968 iniziarono i primi lavori di sbancamento presso lo stabilimento SICLI sulla Route des Acacias. Le fondazioni vengono gettate contemporaneamente per costruire i muri e i pilastri del seminterrato prima delle grandi gelate. Nonostante gli sforzi dell'impresa Zschokke, responsabile delle opere strutturali della fabbrica, il progetto subì un ritardo e solo in primavera fu posata la soletta del piano terra, seguita da quella degli uffici, che completò la prima fase della costruzione.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Casseratura

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Casseratura (giugno-luglio 1969). Originariamente previsti per il mese di aprile, i lavori per l'involucro iniziarono solo il 16 giugno 1969. Questo difficile compito fu affidato all'impresa Bösiger di Langenthal, vicino a Soletta, con la quale Isler era abituato a lavorare e le cui squadre aveva contribuito a formare.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Casseratura

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Casseratura (giugno-luglio 1969). Sulle solette finite sono stati collocati innanzitutto dei puntelli tubolari regolabili, per sostenere la cassaforma stessa. All'estremità superiore di questi appoggi sono state fissate robuste travi curve in legno lamellare, sulle quali poggiano perpendicolarmente travi flessibili in acciaio.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Cantierizzazione

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Cantierizzazione (giugno-luglio 1969). Le travi in acciaio sono state coperte da travetti costituiti da tavole di legno, sulle quali è stato inchiodato un cassero a perdere dello spessore di 5 centimetri realizzato con pannelli di Heraklith (trucioli di legno finemente compressi e mescolati con cemento), che hanno garantito l'isolamento termico e acustico e la finitura interna dell'involucro. Per le parti dell'intradosso esterne all'involucro della facciata, sono state utilizzate casseforme in compensato per lasciare il calcestruzzo a vista.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Armatura

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Armatura (luglio 1969). Una volta completata la cassaforma, si procede alla posa dell'armatura, costituita da due strati tenuti a una distanza precisa l'uno dall'altro da distanziatori tubolari. Questa disposizione riduce le deformazioni dovute alla flessione, riducendo così il rischio di instabilità della struttura.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Armatura

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Armatura (luglio 1969). Un'ulteriore armatura di sezione maggiore è stata aggiunta nei punti di appoggio, dove le sollecitazioni sono maggiori, e ai bordi, dove il guscio è più flessibile.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Getto calcestruzzo

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Getto del calcestruzzo (5-7 agosto 1969). Tra il 5 e il 7 agosto, per tre giorni e due notti senza interruzioni, il guscio è stato gettato in calcestruzzo. Il getto è iniziato dai sostegni e ha raggiunto gradualmente la sommità del guscio. Fondamentale è stata la scelta del calcestruzzo: un calcestruzzo relativamente povero d'acqua a cui è stato aggiunto un ritardante di presa per aumentarne la lavorabilità, sia per il rivestimento dei ferri d'armatura sia per la frattazzatura fine e pulita dell'intera superficie del tetto.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Getto calcestruzzo

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Getto del calcestruzzo (5-7 agosto 1969). Il calcestruzzo è stato trasportato in una benna, convogliato da nastri trasportatori nelle sezioni inferiori, e versato sulla cassaforma, che un esercito di operai ha provveduto a stendere e compattare con aghi vibranti per migliorarne la compattezza e la resistenza. Il compito è tanto delicato quanto difficile, soprattutto in corrispondenza delle spalle, dove la pendenza è maggiore.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Getto calcestruzzo

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Getto del calcestruzzo (5-7 agosto 1969). La messa in opera del calcestruzzo ha richiesto una grande abilità da parte dell'impresa bernese, soprattutto perché lo spessore della copertura variava continuamente, da 30 centimetri alla base a soli 9 centimetri in cima. È stato inoltre necessario prevedere dei leggeri bordi alle estremità, studiati per allontanare l'acqua piovana dalle facciate, convogliandola in modo naturale verso gli appoggi dove sono incassati gli scarichi.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Disarmo cassaforma

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Il disarmo della cassaforma (28 agosto 1969). Tre settimane dopo la messa in opera del calcestruzzo, il guscio era finalmente pronto per essere disarmato. Questa pericolosa operazione coincise con la messa in tensione dei cavi di precompressione, che Isler supervisionò personalmente in cantiere. Ognuno dei sette sostegni della vela è costituito da un blocco di calcestruzzo in cui è inserita una testa di precompressione, collegata a un cavo che attraversa la soletta del piano terra fino al blocco opposto.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Disarmo cassaforma

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Disarmo della cassaforma (28 agosto 1969). Posizionati su lastre di calcestruzzo staccate dalla soletta e la cui snellezza consente il movimento (supporti di deformazione), i blocchi sono in grado di muoversi leggermente quando i cavi vengono messi in tensione. Se vengono avvicinati di pochi centimetri, il guscio viene sollevato istantaneamente dalla cassaforma, mentre la precompressione assicura una compressione costante e uniforme della vela, le cui deformazioni sono attentamente monitorate durante tutto il processo. Una volta che il guscio poggia liberamente sui suoi supporti e le sue variazioni sono controllate, la cassaforma può essere abbassata prima del suo disarmo completo.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Guscio casserato

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Il guscio scasserato (10 settembre 1969). Il 10 settembre 1969 si svolge la tradizionale cerimonia dell'«abete» - un esemplare del quale è appeso in cima alla ciminiera del locale caldaie dello stabilimento - che segna la fine dei lavori strutturali in un'atmosfera di festa. L'evento riunisce tutti i soggetti coinvolti (architetto, ingegnere, appaltatori), nonché la direzione e i dipendenti di SICLI, sotto la grande volta dello stabilimento.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Guscio casserato

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Il guscio scasserato (10 settembre 1969). Liberato dal suo corsetto provvisorio senza ancora essere stato dotato di un involucro di vetro, lo stupefacente guscio di cemento esprime la sua straordinaria bellezza plastica attraverso la sua leggerezza e i suoi movimenti aerei, come si vede con emozione nelle fotografie in bianco e nero di Mick Desarzens scattate in questa fase dei lavori.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Guscio casserato

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Il guscio scasserato (10 settembre 1969). Un mese dopo, la cupola traslucida in poliestere rinforzato fu collocata sulla sommità del padiglione per fornire illuminazione zenitale e ventilazione naturale. Durante l'inverno furono aggiunti gli involucri vetrati, la cui semplicità e finezza di assemblaggio contribuirono alla loro smaterializzazione, lasciando quasi intatta l'espressività formale del guscio. I lavori si sono conclusi con l' arredo interno e la sistemazione paesaggistica, che si sono protratti fino alla primavera del 1970.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Padiglione Fondazione Sicli

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Padiglione Fondazione Sicli
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Un cantiere in immagini

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Un cantiere in immagini (giugno-settembre 1969). Il reportage fotografico recentemente trasmesso alla Fondazione Pavillon Sicli documenta accuratamente la costruzione di uno degli edifici più notevoli della Svizzera. Sulla base di una selezione di fotografie, Yvan Delemontey descrive le fasi di questo eccezionale progetto, realizzato nell'estate del 1969.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Protagonisti Rochat Hilberer Isler

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I protagonisti. Frédéric Rochat (a destra, con la macchina fotografica in mano), direttore della società SICLI, voleva costruire «un edificio dalle linee rivoluzionarie» e si rivolse a due progettisti di talento, Constantin Hilberer (a sinistra), architetto ginevrino, e Heinz Isler (in giacca bordeaux), ingegnere bernese.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Protagonisti Rochat Hilberer Isler

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I protagonisti. Frédéric Rochat (a destra, in quel momento con la macchina fotografica in mano), direttore della società SICLI, voleva costruire «un edificio dalle linee rivoluzionarie» e si è rivolto a un duo di progettisti di talento: l'architetto ginevrino Constantin Hilberer (a sinistra) e l'ingegnere bernese Heinz Isler (in giacca bordeaux).
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Cantierizzazione

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Cantierizzazione (giugno-luglio 1969). Il 4 novembre 1968 iniziarono i primi lavori di sbancamento presso lo stabilimento SICLI sulla Route des Acacias. Le fondazioni vengono gettate contemporaneamente per costruire i muri e i pilastri del seminterrato prima delle grandi gelate. Nonostante gli sforzi dell'impresa Zschokke, responsabile delle opere strutturali della fabbrica, il progetto subì un ritardo e solo in primavera fu posata la soletta del piano terra, seguita da quella degli uffici, che completò la prima fase della costruzione.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Casseratura

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Casseratura (giugno-luglio 1969). Originariamente previsti per il mese di aprile, i lavori per l'involucro iniziarono solo il 16 giugno 1969. Questo difficile compito fu affidato all'impresa Bösiger di Langenthal, vicino a Soletta, con la quale Isler era abituato a lavorare e le cui squadre aveva contribuito a formare.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Casseratura

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Casseratura (giugno-luglio 1969). Sulle solette finite sono stati collocati innanzitutto dei puntelli tubolari regolabili, per sostenere la cassaforma stessa. All'estremità superiore di questi appoggi sono state fissate robuste travi curve in legno lamellare, sulle quali poggiano perpendicolarmente travi flessibili in acciaio.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Cantierizzazione

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Cantierizzazione (giugno-luglio 1969). Le travi in acciaio sono state coperte da travetti costituiti da tavole di legno, sulle quali è stato inchiodato un cassero a perdere dello spessore di 5 centimetri realizzato con pannelli di Heraklith (trucioli di legno finemente compressi e mescolati con cemento), che hanno garantito l'isolamento termico e acustico e la finitura interna dell'involucro. Per le parti dell'intradosso esterne all'involucro della facciata, sono state utilizzate casseforme in compensato per lasciare il calcestruzzo a vista.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Armatura

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Armatura (luglio 1969). Una volta completata la cassaforma, si procede alla posa dell'armatura, costituita da due strati tenuti a una distanza precisa l'uno dall'altro da distanziatori tubolari. Questa disposizione riduce le deformazioni dovute alla flessione, riducendo così il rischio di instabilità della struttura.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Armatura

9 / 18

Armatura (luglio 1969). Un'ulteriore armatura di sezione maggiore è stata aggiunta nei punti di appoggio, dove le sollecitazioni sono maggiori, e ai bordi, dove il guscio è più flessibile.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Getto calcestruzzo

10 / 18

Getto del calcestruzzo (5-7 agosto 1969). Tra il 5 e il 7 agosto, per tre giorni e due notti senza interruzioni, il guscio è stato gettato in calcestruzzo. Il getto è iniziato dai sostegni e ha raggiunto gradualmente la sommità del guscio. Fondamentale è stata la scelta del calcestruzzo: un calcestruzzo relativamente povero d'acqua a cui è stato aggiunto un ritardante di presa per aumentarne la lavorabilità, sia per il rivestimento dei ferri d'armatura sia per la frattazzatura fine e pulita dell'intera superficie del tetto.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Getto calcestruzzo

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Getto del calcestruzzo (5-7 agosto 1969). Il calcestruzzo è stato trasportato in una benna, convogliato da nastri trasportatori nelle sezioni inferiori, e versato sulla cassaforma, che un esercito di operai ha provveduto a stendere e compattare con aghi vibranti per migliorarne la compattezza e la resistenza. Il compito è tanto delicato quanto difficile, soprattutto in corrispondenza delle spalle, dove la pendenza è maggiore.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Getto calcestruzzo

12 / 18

Getto del calcestruzzo (5-7 agosto 1969). La messa in opera del calcestruzzo ha richiesto una grande abilità da parte dell'impresa bernese, soprattutto perché lo spessore della copertura variava continuamente, da 30 centimetri alla base a soli 9 centimetri in cima. È stato inoltre necessario prevedere dei leggeri bordi alle estremità, studiati per allontanare l'acqua piovana dalle facciate, convogliandola in modo naturale verso gli appoggi dove sono incassati gli scarichi.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Disarmo cassaforma

13 / 18

Il disarmo della cassaforma (28 agosto 1969). Tre settimane dopo la messa in opera del calcestruzzo, il guscio era finalmente pronto per essere disarmato. Questa pericolosa operazione coincise con la messa in tensione dei cavi di precompressione, che Isler supervisionò personalmente in cantiere. Ognuno dei sette sostegni della vela è costituito da un blocco di calcestruzzo in cui è inserita una testa di precompressione, collegata a un cavo che attraversa la soletta del piano terra fino al blocco opposto.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Disarmo cassaforma

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Disarmo della cassaforma (28 agosto 1969). Posizionati su lastre di calcestruzzo staccate dalla soletta e la cui snellezza consente il movimento (supporti di deformazione), i blocchi sono in grado di muoversi leggermente quando i cavi vengono messi in tensione. Se vengono avvicinati di pochi centimetri, il guscio viene sollevato istantaneamente dalla cassaforma, mentre la precompressione assicura una compressione costante e uniforme della vela, le cui deformazioni sono attentamente monitorate durante tutto il processo. Una volta che il guscio poggia liberamente sui suoi supporti e le sue variazioni sono controllate, la cassaforma può essere abbassata prima del suo disarmo completo.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Guscio casserato

15 / 18

Il guscio scasserato (10 settembre 1969). Il 10 settembre 1969 si svolge la tradizionale cerimonia dell'«abete» - un esemplare del quale è appeso in cima alla ciminiera del locale caldaie dello stabilimento - che segna la fine dei lavori strutturali in un'atmosfera di festa. L'evento riunisce tutti i soggetti coinvolti (architetto, ingegnere, appaltatori), nonché la direzione e i dipendenti di SICLI, sotto la grande volta dello stabilimento.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Guscio casserato

16 / 18

Il guscio scasserato (10 settembre 1969). Liberato dal suo corsetto provvisorio senza ancora essere stato dotato di un involucro di vetro, lo stupefacente guscio di cemento esprime la sua straordinaria bellezza plastica attraverso la sua leggerezza e i suoi movimenti aerei, come si vede con emozione nelle fotografie in bianco e nero di Mick Desarzens scattate in questa fase dei lavori.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Guscio casserato

17 / 18

Il guscio scasserato (10 settembre 1969). Un mese dopo, la cupola traslucida in poliestere rinforzato fu collocata sulla sommità del padiglione per fornire illuminazione zenitale e ventilazione naturale. Durante l'inverno furono aggiunti gli involucri vetrati, la cui semplicità e finezza di assemblaggio contribuirono alla loro smaterializzazione, lasciando quasi intatta l'espressività formale del guscio. I lavori si sono conclusi con l' arredo interno e la sistemazione paesaggistica, che si sono protratti fino alla primavera del 1970.
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Padiglione Fondazione Sicli

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Padiglione Fondazione Sicli
Fonte: Fondazione Padiglione Sicli
Un cantiere in immagini
Protagonisti Rochat Hilberer Isler
Protagonisti Rochat Hilberer Isler
Cantierizzazione
Casseratura
Casseratura
Cantierizzazione
Armatura
Armatura
Getto calcestruzzo
Getto calcestruzzo
Getto calcestruzzo
Disarmo cassaforma
Disarmo cassaforma
Guscio casserato
Guscio casserato
Guscio casserato
Padiglione Fondazione Sicli

Costruito nel 1970 nel cuore del quartiere PAV di Ginevra, lo stabilimento SICLI (Secours immédiat contre l'incendie) ospita l'amministrazione, la logistica e la produzione dell'omonima azienda, specializzata nella produzione e distribuzione di attrezzature antincendio.

Il direttore dell'azienda, Frédéric Rochat (1918-1992), voleva «un edificio dalle linee rivoluzionarie» e si rivolse a due progettisti di talento, l'architetto ginevrino Constantin Hilberer (1923-1988) e l'ingegnere bernese Heinz Isler (1926-2009). Isler era noto all'epoca per l'eleganza e l'audacia dei suoi sottili gusci di cemento.

L'edificio presenta una struttura rivoluzionaria con due cupole asimmetriche in cemento armato, sostenute da sette appoggi. Isler ha utilizzato la tecnica della «membrana sospesa e invertita» per creare una forma leggera e resistente. Il cantiere, durato dal 1968 al 1970, è stato documentato con oltre 500 foto che immortalano la complessità e la bellezza della costruzione.

L'articolo di Yvan Delemontey «SICLI: la prouesse d’un chan­tier en images» è apparso in versione originale in Tracés 08-09 2024, ed è disponibile al seguente link in versione integrale https://www.espazium.ch/fr/actualites/sicli-la-prouesse-dun-chantier-en-images

Sulla storia della costruzione della fabbrica SICLI, si veda Yvan Delemontey, «L'usine SICLI à Genève (1966-2015) : genèse et devenir d'une coque exceptionnelle», in Franz Graf, Yvan Delemontey (eds.), La sauvegarde des grandes œuvres de l'ingénierie du XXe siècle, Cahier du TSAM 1, Lausanne, PPUR, 2016, pp. 90-107. Questo articolo si basa su uno studio sul patrimonio realizzato dal laboratorio TSAM dell'EPFL nel 2013, da cui sono tratte le presenti osservazioni.

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Sintesi parzialmente realizzata con l'ausilio di ChatGPT