Sixteen years old
I primi diplomati dell’Accademia
Dal 13 al 27 aprile 2018 l’Accademia di architettura di Mendrisio ha accolto la mostra Sixteen years old a cura degli architetti Aldo Celoria e Otto Krausbeck.
Dal 13 al 27 aprile 2018 l’Accademia di architettura di Mendrisio ha accolto la mostra Sixteen years old a cura degli architetti Aldo Celoria e Otto Krausbeck.
Il percorso espositivo racconta l’affermazione professionale della prima generazione di architetti diplomati nel 2002 all’Università della Svizzera italiana: questa premessa giustifica il titolo dell’esposizione dei lavori dei 27 architetti che hanno risposto all’appello.
La mostra è stata immaginata come una vetrina dove ciascun architetto presenta il proprio percorso di lavoro e di ricerca con una selezione di progetti. L’Accademia di architettura di Mendrisio ha inteso, fin dalla sua fondazione, istruire una inusuale e per l’epoca innovativa offerta didattica tutta tesa alla formazione di architetti generalisti, con una particolare attenzione al rapporto tra progetto di architettura e il suo territorio di riferimento. L’intuizione dei fondatori della scuola si tradusse dunque nell’intenzione di avviare alla professione una generazione di giovani architetti, contraddistinti dalla loro formazione interdisciplinare e di stampo umanistico, dotata della capacità di dialogare con i più disparati ambiti professionali con un approccio critico e che mettesse soprattutto il progetto al centro delle proprie riflessioni.
Osservare a distanza di sedici anni il risultato di tale apprendimento è stato di estremo interesse per tutta la comunità che gravita ancora attorno all’Accademia di architettura e rappresenta il modo in cui le diverse esperienze si sono articolate e diversificate nel mondo e col setaccio del tempo.
L’allestimento espositivo è stato concepito come un arcipelago di tavole disposte in orizzontale e leggermente sollevate da terra sulle quali ogni architetto ha potuto esporre la propria esperienza tramite disegni, immagini, testi, modelli, sculture, teli, macchinari e pubblicazioni.
L’evento è stato corredato da alcune attività parallele quali la tavola rotonda con architetti e studenti moderata dal professore Matteo Vegetti e il laboratorio di architettura per bambini proposto da Federica Giovannini.
La scelta personale dei lavori presentati singolarmente ha messo in evidenza i diversi territori di intervento degli architetti e ha permesso al visitatore di individuare sia i singoli percorsi professionali come la direzione d’interesse del gruppo.
In mostra sono stati esposti alcuni edifici pubblici esito di concorsi in Ticino come la scuola media a Balerna e la scuola dell’infanzia a Torricella di Aldo Celoria e Federica Giovannini, la fondazione Torriani per minorenni a Mendrisio di Otto Krausbeck e la casa per anziani a Cevio di Emanuele Saurwein; delle costruzioni infrastrutturali come il pontile per battelli a Brissago di Natasha Vrdoljak e stabili produttivi come la cantina vinicola a Genestrerio di Don Joon Lee.
Sempre a sud degli Alpi e nell’ambito delle costruzioni residenziali sono state presentate le case unifamiliari di Carole Mazzuchelli, Luca Coffari, Maria Giudicelli, Marcello Pontiggia e le abitazioni collettive di Mihail Amariei, Reto Burri, Don Joon Lee, Otto Krausbeck e Emanuele Saurwein.
Il tema del riuso è stato illustrato nei progetti della propria abitazione a Mendrisio di Tommaso Botta, della casa per studenti a Mendrisio e dell’ex macello a Lugano di Reto Burri, della biblioteca pubblica a Berna di Frank Furrer, dei restauri di Annette Göhringer a Berlino, del riuso di un hotel storico a Bucarest di Elena Saricu, del restauro di una torre medievale a Spalato di Natasha Vrdoljak e dell’oratorio parrocchiale a Giubiasco di Aldo Celoria e Federica Giovannini.
Nella Svizzera occidentale spiccano i progetti per i complessi residenziali a carattere cooperativo a Ginevra di Lucas Camponovo, l’istallazione temporanea sulle coperture a Losanna di Csaba Tarsoly e lo sviluppo di un particolare materiale costruttivo in terra compressa di Laurent de Wurstemberger.
Nell’ambito dell’insegnamento sono attivi Mihai Amariei nel ruolo di assistente dei diplomi all’atelier Bearth dell’Accademia di Mendrisio, Tomà Berlanda che dirige la scuola d’architettura dell’università di Città del Capo in Sud Africa, Reto Burri come professore alla DACD della SUPSI, Federica Giovannini con il laboratorio di architettura per bambini. Frank Furrer ha presentato le costruzione didattiche eseguite con gli studenti della Kingston School of Architecture a Londra.
Di grande qualità i progetti costruiti nel campo dell’aiuto allo sviluppo: il centro per portatori di handicap nel Burkina Faso di Lucas Camponovo e le scuole rurali e i centri comunitari in Rwanda di Tomà Berlanda.
Altre realizzazioni si trovano nei paesi di origine dei progettisti o in luoghi lontani da Mendrisio, come la casa nel deserto delle Ande argentine di Otto Krausbeck, le strutture turistiche nelle spiagge del Mozambico di Reto Burri, le case nelle Azzorre di Dino Castelo Branco, l’edificio d’appartamenti di Don Joon Lee a Seoul, la scuola dell’infanzia e il centro di pellegrinaggio in Avila, Spagna di Csaba Tarsoly e le torri residenziali di Elena Saricu a Bucarest.
Progetti di paesaggio sono stati presentati da Erica Ratti con i giardini realizzati in Lombardia e gli interventi di Dino Castelo Branco nelle isole Azzorre.
Rilevante chi ha dedicato la propria professione all’interno di studi di architettura come l’esperienza di Tommaso Botta nello studio del padre con il centro di pronto intervento a Mendrisio e la collaborazione pluriennale di Maria Giudicelli con Ivano Gianola nella realizzazione del centro culturale LAC di Lugano.
Particolari traiettorie sono state esposte da Christian Palumbo con la sua attività di direzione dei lavori e perizie ambientali e da Phillip Vögt che collabora con l’ufficio tecnico della città di Lugano.
Nel campo dell’editoria Debora Bonanomi collabora regolarmente come redattrice nella rivista Archi, Mihail Amariei ha realizzato una pubblicazione sulla didattica dell’atelier Bearth, oltre all’intensa attività critica di Tomà Berlanda.
Speciale attenzione hanno suscitato le opere presentate dagli architetti che hanno declinato la propria attività nel campo dell’arte. In mostra erano visibili le installazioni di Francesco Maria Gamba, il dipinto di Luca Coffari e le istallazioni interattive di Onzgi.