«Spero in un nuovo modo di pensare, concepire, lavorare»
Per Paolo Spinedi, collaboratore di CSD Ingegneri SA e presidente di SIA Ticino e della Conferenza delle Associazioni Tecniche del Canton Ticino (CAT), la situazione attuale pone due imperativi alla Baukultur: da una parte è fondamentale permettere agli studi di continuare a lavorare; dall'altra, va garantita la sicurezza e la salute di tutte le persone attive nel campo dell'edilizia.
Espazium – Il 21 marzo in Ticino le autorità cantonali hanno decretato la chiusura dei cantieri, suscitando le critiche della Confederazione, che ha considerato questa misura non conforme alle regole federali. Subito alcune associazioni hanno chiesto pubblicamente di non adottarla a livello svizzero. In quanto presidente di SIA Ticino e della CAT lei come si pone di fronte alla questione?
Paolo Spinedi – Trovo del tutto ingiustificate le critiche mosse dalla Confederazione nei confronti delle misure adottate da parte del Consiglio di Stato ticinese.
Coscienti dei problemi a cui andrà incontro l’economia di tutta la Svizzera – difficoltà che vivranno anche i nostri studi di ingegneria e di architettura –, ci siamo subito fatti promotori verso numerosi committenti per informarli, innanzitutto, che la stragrande maggioranza degli studi è equipaggiata per lavorare da casa e che la maggior parte delle attività può essere svolta senza troppi intoppi. Abbiamo dunque chiesto di farci continuare a lavorare: siamo in grado di allestire le offerte, e abbiamo chiesto che la loro valutazione e le decisioni di delibera non vengano sospese. Sono fermamente convinto che tutte quelle attività che si possono fare nel pieno rispetto delle misure igienico-sanitarie in vigore in questo momento devono poter continuare.
Trovo invece molto difficile, per non dire impossibile, garantire le medesime condizioni sui cantieri. A questo si aggiunge poi la difficoltà di disporre della manodopera. Inoltre non sono nemmeno garantite le forniture dei materiali necessari. Cantieri che devono continuare per questioni di sicurezza o di ordine pubblico possono in ogni caso proseguire: ma voler tenere aperti gli altri ad ogni costo mi sembra, in questo momento, tutt’altro che opportuno.
Più in generale, come state agendo con SIA Ticino e CAT per aiutare i vostri affiliati?
Si stanno muovendo molte associazioni sul campo, a livello sia cantonale sia nazionale. La situazione evolve di continuo: il Canton Ticino ha preso delle misure, la Confederazione delle altre, e tutte queste misure non sono sempre state prese contemporaneamente o nello stesso modo. Quello che cerchiamo di fare è tenerci informati e collaborare con le altre associazioni professionali. In particolare in Ticino è soprattutto la CAT che si è presa il compito di coordinare la diffusione delle informazioni. Abbiamo anche dei contatti abbastanza regolari con USIC Ticino, e ci interessa sentire quello che la Società Svizzera degli Impresari Costruttori raccomanda ai suoi affiliati; ci interessiamo e ci coordiniamo poi anche con altri partner, che ad esempio fanno parte, insieme alla CAT, di Costruzione Ticino.
Naturalmente siamo in contatto anche con SIA Svizzera, che sul suo sito ha dedicato una pagina a tutti gli aspetti che riguardano la situazione attuale. In particolare garantisce ai suoi membri una consultazione gratuita di mezz'ora sul piano giuridico. Sono molto grato a SIA Svizzera per averla accordata anche ai membri affiliati alle otto associazioni che fanno parte della CAT.
Con le autorità cantonali e federali invece avete dei contatti diretti?
Ovviamente cerchiamo, ogni volta che le autorità emanano nuove disposizioni, di capire subito in che direzione stiano andando. Inoltre, in accordo con altre associazioni professionali, ci siamo subito impegnati presso i committenti attivi sul territorio cantonale (che si tratti dello stesso Cantone o di altri committenti cantonali e federali attivi in Ticino, come l'Ufficio federale delle strade e le Ferrovie Federali Svizzere) per far sì, come anticipavo prima, che non ci si fermi del tutto, pur tenendo conto dei limiti che la situazione attuale pone.
Mi spiego meglio: perlomeno vorremmo continuare ad elaborare i progetti in corso, a preparare le nostre offerte e a inviarle alla committenza; ci piacerebbe che le committenze continuassero a pubblicare dei nuovi bandi di gara (che siano concorsi di progetto o per prestazioni) e che trovassero il modo per valutare le offerte che vengono loro sottoposte, procedendo anche alle necessarie delibere. Crediamo che si tratti di attività che possono essere svolte senza troppi problemi; tutto questo ci permette di andare avanti e non fermarci del tutto ora, e farà sì soprattutto che al momento in cui questa situazione sarà terminata saremo pronti a ripartire. Altrimenti si perderebbe, a nostro avviso, troppo tempo, con conseguenze negative non solo per i nostri studi, ma anche per l'ente pubblico e la collettività tutta.
Lei non è solo presidente di SIA Ticino e CAT ma anche collaboratore dello studio CSD Ingegneri SA. Nel vostro caso specifico quali misure sono state attuate dalla direzione per permettervi di continuare a lavorare?
La nostra società già da 4-5 anni si è dotata di mezzi e infrastrutture informatiche tali per cui, di fatto, anche il telelavoro è facilitato. Questo perché siamo diverse filiali sparse su tutto il territorio svizzero con circa 750 collaboratori, e quindi già da tempo avevamo l'esigenza di poterci coordinare a distanza. Tutti noi, inoltre, lavoriamo su delle macchine virtuali, quindi basta un PC ed una connessione ad internet e di fatto in qualsiasi posto ci troviamo possiamo accedere ai server della società. Quindi in questi giorni stiamo lavorando quasi tutti da casa, salvo il personale strettamente necessario (ad esempio il segretariato), che è in ufficio per rispondere ad eventuali urgenze; ma i turni sono pensati per ridurre la loro presenza al minimo.
Cosa va perso con la "modalità telelavoro"?
Dal mio punto di vista di non-più-giovanissimo, penso che per tutti sia interessante incontrare di persona i colleghi coi quali si lavora. Alcune tematiche si discutono in maniera più efficace ed efficiente intorno a un tavolo che non attraverso telefonate, e-mail o videoconferenze. Devo comunque ammettere che stiamo anche imparando ad apprezzare l'attuale modo di lavorare, che permette di raggiungere dei buoni risultati e razionalizza i processi. Spero, e ne sono convinto, che da questa esperienza si possano trovare delle soluzioni che, se introdotte sistematicamente, ci permetteranno di lavorare anche con più efficienza rispetto a quanto siamo stati abituati a fare.
Quali sono le conseguenze del virus sui vostri incarichi o progetti in corso?
Dopo questi primi giorni, per quanto ho potuto capire, di conseguenze sui progetti non ne abbiamo così tante, sebbene un certo rallentamento, inevitabile, lo abbiamo già notato, anche perché non solo noi, ma pure gli studi coi quali lavoriamo o i committenti per i quali lavoriamo si stanno organizzando. Però devo dire che sui progetti e gli incarichi in corso per il momento riusciamo ad andare avanti abbastanza tranquillamente. Siamo invece preoccupati per la chiusura, necessaria, dei cantieri, che limiterà fortemente le attività dei colleghi attivi in questo ambito. E ci preoccupa il fatto che l’inizio della progettazione per nuovi incarichi, che era imminente fino a poche settimane fa, potrebbe ora essere posticipato anche di parecchie settimane.
È possibile che dall'attuale situazione di crisi possano emergere anche dei risvolti positivi, ad esempio come effetto della decelerazione che il covid-19 ha imposto alla cultura della costruzione?
Io ci spero! Spero che il rallentamento forzato faccia capire a tutti che un meccanismo si è rotto e che dobbiamo sforzarci per rimetterci sulla buona strada. E spero che in futuro nasca un nuovo modo di pensare, concepire, lavorare: il motore e lo scopo di qualsiasi attività venga fatta sulla terra non dovrà più essere unicamente il massimo profitto; bisognerà trovare anche il tempo e lo spazio per altre attività che siano ben più rispettose dell'ambiente, della natura e della qualità di vita della popolazione. Spero dunque che anche la cultura della costruzione potrà beneficiare di un modo nuovo di vedere le cose.
Intervista realizzata mercoledì 25 marzo 2020
- Sede: varie sedi
- Numero di collaboratori: ca. 750 in tutta la Svizzera ed in Europa
- Numero di cantieri in corso: molti
La cultura della costruzione di fronte all'emergenza Covid-19 – La parola ai professionisti
La crisi sanitaria ed economica che stiamo attraversando sta colpendo tutti i settori professionali, tra cui anche l'edilizia. Per valutarne l'impatto sulla cultura della costruzione, Espazium dà la parola ai professionisti del settore affinché testimonino di come hanno riorganizzato il proprio lavoro, di quali difficoltà abbiano incontrato e – poiché ogni crisi rivela i punti di forza ma anche le debolezze di un sistema – condividano con noi i loro pensieri sulla propria professione. Per non dimenticare, e nella speranza che queste testimonianze ci aiutino a riflettere così che, una volta sconfitto il virus, non tutto torni com'era prima.
I contributi di questo ciclo sono raccolti nel dossier digitale.