Vivere intergenerazionale
Il contributo dell’associazione Generazioni e Sinergie
La nostra società è in continuo cambiamento, cambiamenti rapidi e veloci e spesso difficilmente prevedibili, una delle poche certezze è l’ineluttabile invecchiamento della popolazione dovuto alla combinazione di due fenomeni, la maggiore longevità e la riduzione del tasso di natalità.
La generazione degli attuali over sessanta è cresciuta in un modello societario ideale a fasce orizzontali che dividevano la vita in formazione, divertimento, lavoro e pensione, mentre oggi viviamo la cosiddetta società integrativa delle generazioni, dove l’età ci divide in giovani, adulti e anziani, ma la formazione, il lavoro, la famiglia e il divertimento ci accompagnano come quattro fasce verticali durante tutta la nostra esistenza.
Infatti la formazione non termina più, basti pensare allo sviluppo dei corsi per adulti e la terza età, l’inizio del lavoro deve essere sempre più precoce, la prima domanda davanti a un primo impiego è quasi sempre «quali esperienze lavorative hai già fatto», per non parlare del divertimento, una vera industria per tutti e in tutte le fasce di età e infine il cambiamento dei rapporti di famiglia dovuti alla sempre maggiore longevità. Viviamo in una società dove le relazioni tra generazioni acquistano una sempre maggiore importanza, dove possono esasperarsi i conflitti, ma può aumentare la solidarietà, dove può crescere l’indipendenza, ma anche la segregazione e dove l’ambivalenza, per esempio dei rapporti figli-genitori che cambiano e si invertono rapidamente, può creare grossi problemi. Vivere intergenerazionale significa dedicare attenzione a questa società e in particolare al fatto che le differenti generazioni siano ben rappresentate, un fattore importante per mantenere una buona qualità di vita e vivere intergenerazionale è sinonimo di abitare intergenerazionale.
L’Associazione Generazioni & Sinergie ha colto da subito, all’atto della sua fondazione, come il tema del territorio e dell’abitare fosse uno degli assi di discussione legati al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione. Lo sviluppo demografico genera diversi stili di vita e pertanto esigenze diverse, le odierne generazioni hanno bisogni diversi dalle generazioni precedenti e tali bisogni, per niente omogenei, si manifestano come stili di vita differenti che a loro volta sono influenzati dal contesto abitativo e dall’ambiente circostante. Se poi pensiamo che il livello di formazione, il reddito, lo status e le sfere di interazione della vita di ciascuno di noi verso la famiglia, il partner, gli amici, le associazioni o le reti professionali interagiscono pure loro sulle scelte dello stile di vita e pertanto sulla scelta del luogo di vita, ci rendiamo conto di come vivere e abitare intergenerazionale sia una equazione molto complessa.
Cosa è il Pentalogo
Questo strumento, elaborato da G&S, è una check list concepita per definire il luogo (nel senso di casa o appartamento) ideale per poter abitare bene a tutte le età, uno strumento pensato per l’imprenditore immobiliare, per il proprietario di case, per l’architetto che deve progettare, ma anche per il cittadino che deve valutare la propria casa o la casa che si appresta a scegliere per affitto o per acquisto. Il Pentalogo è una lista di criteri e concetti, ben ponderati e raggruppati in cinque macro-aree, che permettono di valutare un’idea, un progetto o una realtà abitativa esistente, per capire quale valore questo luogo di vita (appartamento, casa, quartiere, paese) abbia in termini di capacità di garantire il più possibile nel tempo la longevità attiva di chi lo abita, la sua reale autonomia rispetto al mutare delle situazioni e condizioni.
Fra i diversi criteri, rispetto a quelli architettonico-abitativi pur sempre importanti ma oggi già ben normati e disponibili a livello svizzero, assumono importanza preponderante i criteri intergenerazionali e relazionali quali per esempio la convivenza di coppie, di famiglie, di coppie di anziani e di anziani soli; la creazione di opportunità e di strumenti atti a sviluppare una rete interna di aiuto reciproco; l’animazione del luogo abitativo attraverso la presenza di figure quali il custode sociale; l’utilizzabilità di spazi adatti a favorire le relazioni, l’incontro fra generazioni e la disponibilità di servizi e prestazioni socio-sanitarie modulabili. Le 5 macro-aree del Pentalogo:
Interazione fra generazioni ovvero sia l’intergenerazionalità, poiché è importante avere un ruolo nel vivere la comunità fra età diverse. Contesto ambientale favorevole poiché la ghettizzazione e l’isolamento, fonte spesso di malattie depressive, si evitano facendo attenzione al contesto. Architettura ed equipaggiamenti adeguati ovvero spazio flessibile per mantenere l’autonomia con il passare degli anni restringendo lo spazio di movimento. Le relazioni e i servizi esterni e interni idonei, interagire prima per non essere lasciati soli al momento del bisogno. Costi e redditività sostenibili per offrire un modo di vita sostenibile e non un semplice appartamento.
Questi criteri determinano ciò che G&S chiama un «alto valore di longevità attiva» di un determinato progetto/idea. È ormai provato che il luogo di vita di una persona può restare tale nel tempo (in modo flessibile) se esso, oltre agli aspetti architettonici, riesce a nutrire la persona sul piano relazionale e con una forte presenza e dinamica intergenerazionale.
Questo strumento è nato con la collaborazione di un gruppo di persone con sensibilità diverse ed è fondato su esperienze dirette raccolte in varie parti della Svizzera sulla base di diversi esempi e modelli edificatori. Vuole essere uno strumento pratico e facilmente fruibile ai più, con l’obiettivo di sensibilizzare e aiutare le persone per ragionare sulle realtà abitative presenti o future.
In altri parti della Svizzera si sta progettando e costruendo molto in quest’ottica già da alcuni anni, grazie sia ad alcune iniziative pubbliche, per esempio la Maison Mivelaz di Lausanne, o private, nella Svizzera tedesca in particolare, dove le varie forme di cooperative hanno aiutato non poco a sviluppare questo genere di abitazioni, siano essi grossi complessi con centinaia di appartamenti o piccole cooperative con poche unità abitative. Per trovare il luogo di vita giusto bisogna introdurre cambiamenti e per cambiare luogo di vita bisogna traslocare o per chi se lo può permettere affrontare ristrutturazioni. Ma tutti sappiamo come un trasloco rappresenta per la maggioranza delle persone una delle maggiori fonti di stress e il nostro auspicio è che questo strumento aiuti le persone a scegliere il luogo di vita giusto e nello stesso tempo, nel nostro Cantone, l’edilizia, sia pubblica che privata, tenga conto di questi criteri nel realizzare stabili che siano pertanto compatibili con l’evoluzione demografica dei prossimi anni.1
Quale è la situazione in Ticino
Prima di iniziare qualsiasi discorso sull’ argomento è opportuno chiarire con alcuni termini le varie tipologie di abitazioni, a cui si fa riferimento per i concetti di «abitare bene a tutte le età», vale a dire:
Casa adattabile: casa la cui architettura è predisposta ad essere adattata al bisogno dell’anziano qualora necessario. Casa adattata: casa la cui architettura e gli arredi sono già realizzati a misura di anziano. Casa intergenerazionale: casa (adattabile o/e adattata) abitata da due o più generazioni. Casa protetta o assistita: casa spesso in prossimità di case medicalizzate, il cui affitto include prestazioni/servizi, fornibili anche su domanda.
G&S ha monitorato negli ultimi 4 anni l’evoluzione della situazione nel nostro territorio, confrontando i progetti che di volta in volta si sono manifestati con iniziative sul tema dell’abitare con particolare riferimento all’invecchiamento della popolazione.
Innanzitutto dobbiamo riconoscere che il Ticino, nonostante sia un Cantone in cui il tasso di invecchiamento della popolazione è superiore alla media svizzera, sta sviluppando progetti in questa area con quasi 10 anni di ritardo rispetto al resto del paese. D’altro canto è comunque positivo segnalare come nell’arco di questi ultimi anni qualcosa si stia muovendo e i progetti, sia privati che pubblici, stiano aumentando. Fra i primi progetti in Ticino ve ne sono di classificabili in tutte e quattro le categorie sopra indicate e fra di essi, in particolare, segnaliamo la Casa Recto Verso a Lugano, il Quartiere Vita di Vacallo, la Residenza Mesolcina a Bellinzona, il progetto Adelina a Monte Carasso, il progetto «Viv Insema» a Tegna e i progetti Artisa SA in vari comuni del nostro Cantone. Alcuni di questi progetti erano già realizzati, altri nel frattempo sono stati completati ed oggi sono operativi, altri ancora sono in fase di realizzazione mentre qualcuno è rimasto momentaneamente sospeso.
G&S ha pensato da subito che per stimolare il tema dell’abitare intergenerazionale fosse necessario promuovere un concorso per spronare il dibattito sul come abitare in una società soggetta al fenomeno dell’invecchiamento. Di concerto con l’Associazione Ticinese per la Terza Età e la Fondazione Federico Ghisletta, G&S ha istituito pertanto un concorso rivolto a progetti in corso di realizzazione o già realizzati che rispondessero ai criteri elencati nel Pentalogo.
Il concorso, denominato «Abitare bene a tutte le età» e rivolto agli imprenditori e ai promotori, è stato lanciato nel corso del 2014, ha raccolto l’adesione di una decina di progetti ben distribuiti su tutto il territorio cantonale. Basti pensare che siamo partiti dalla Leventina, con l’idea di ricupero di uno stabile dismesso, tema molto interessante per le nostre valli, per poi scendere nel Bellinzonese e nel Locarnese, dove si segnala un notevole fermento di progetti edificatori rivolti agli anziani ed infine nel Sottoceneri.
Sulla base delle valutazioni di una giuria interdisciplinare2 composta da varie professionalità coinvolte nel settore dell’invecchiamento della popolazione, sono stati infine premiati due progetti e sono state assegnate due menzioni nell’ambito della Giornata cantonale dell’ATTE 2014. Il primo premio ex aequo è stato assegnato alla Casa Recto Verso della Cassa Pensioni di Lugano, già citato sopra, e al Laboratorio Sperimentale Morenal di Monte Carasso. Lo stabile Recto Verso, sito in Lugano in via Pelloni 1, progettato dagli architetti Giorgio Grasso e Massimo Giordani e realizzato tra il 2007 e il 20093, consta di 29 unità abitative. Oltre a disporre di un’interessante rete con i percorsi pedonali e pubblici, è situato in un contesto ottimale anche per i servizi che si trovano nelle immediate vicinanze. Il progetto presenta tipologie di appartamenti diversi destinati a persone anziane, invalide o a famiglie permettendo in questo modo uno scambio intergenerazionale variato. Interessante e particolare anche la presenza per un certo periodo di tempo di un custode sociale «non istituzionale» ma nato dalla disponibilità di un inquilino di mettersi a disposizione su base volontaria per piccoli aiuti domestici e assistenza.
Inoltre la presenza nelle immediate vicinanze di un altro stabile, sempre di proprietà dello stesso promotore, permette delle sinergie e degli scambi interessanti per gli inquilini che possono far capo a diversi servizi. Il Laboratorio Sperimentale Morenal riguarda l’intervento in un complesso abitativo sito a I Mundasc 1 a Monte Carasso e costruito nel 1997, consta di 76 unità abitative realizzate in base alla legge federale sull’abitazione del 1974 (WEG). Il progetto originale è dell’arch. Luigi Snozzi, con successivi interventi della Guidotti architetti SA.
Malgrado la progressiva perdita dei sussidi federali e cantonali il progetto Laboratorio Sperimentale Morenal riconferma in altra forma la vocazione sociale dello stabile e in questo senso indica anche uno strada interessante per altri stabili nel Cantone in situazioni analoghe. Il complesso residenziale, privo di barriere architettoniche, presenta già oggi alcune strutture di servizio e pur localizzato in una zona discosta presenta degli interessanti collegamenti verso il centro del comune, verso il fiume e la sua golena. Uno degli aspetti più interessanti del progetto risiede nella volontà di riqualificare un edificio residenziale affinché sia agibile a inquilini di ogni classe di età, una vera struttura intergenerazionale. Ciò sfruttando e riqualificando le strutture esistenti e proponendone di nuove legate all’intergenerazionalità degli utenti, quali per esempio asilo nido, studi medici, farmacia, assistenze a domicilio. Progetto quindi che creerà nuovi servizi, non solo all’interno, ma coinvolgendo anche strutture private o pubbliche già presenti sul territorio.
Oltre ai due progetti premiati, la giuria ha deciso di conferire due menzioni a due progetti non ancora avviati nella fase realizzativa ma che sono stati ritenuti meritevoli per l’originalità di alcuni aspetti. La prima menzione è stata conferita al progetto PolOfonia dello Studio Vacchini per l’interessante approfondimento legato al tema del vivere intergenerazionale. Una visione, quella proposta, che si discosta dai canoni tradizionali sul tema e che pone i rapporti interpersonali al centro del progetto e trae ispirazione dalla musica, dalla cultura in generale e dai rapporti con la collettività, verso la quale è aperto. La seconda menzione è stata conferita al progetto del Nuovo Isolato Vanoni (NIV) promosso dalla Fondazione Antonia Vanoni e progettato dagli arch. Enrico Sassi e Andrea Palladino e situato nel quartiere di Molino Nuovo in quello che viene chiamato «polo sociale della Città di Lugano». È valutata con interesse la proposta di coinvolgere un intero nuovo quartiere e di non limitarsi a un singolo edificio, una particolare attenzione è stata dedicata alle tipologie degli appartamenti per anziani e agli spazi che qualificano e individualizzano l’accesso ai singoli appartamenti.
Nel corso del 2014 e nel primo semestre del 2015, le segnalazioni di progetti promossi sia da privati che dal pubblico (alcuni Comuni, quali per esempio Arbedo-Castione, Novazzano, Cureglia, Sorengo, Collina d’Oro, si stanno facendo carico di progetti che rientrano nel concetto di «Abitare bene a tutte le età») continuano a crescere e pertanto la lista dei progetti attivi in Ticino in questo ambito supera oramai le venti unità. Considerato che la curva di invecchiamento avanza inesorabilmente, l’augurio è che questo genere di progetti continui a crescere e che tutti gli attori coinvolti nell’edilizia, siano essi privati, società di utilità pubblica o Comuni stessi, capiscano l’importanza di investire in questo settore con i giusti criteri.
Quando la casa unifamiliare diventa un problema
La casa unifamiliare ha sempre rappresentato il desiderio abitativo di molte generazioni, una sorta di status symbol, un valore fondamentale del concetto di proprietà privata, ma oggi, con i mutamenti della società e la sempre maggiore longevità, sta diventando per molte persone un vero e proprio problema. Difficile da lasciare a un figlio sempre più anziano, troppo costosa per il nipote troppo giovane, rischia sempre più di diventare il luogo della solitudine della quarta età. Se poi consideriamo l’esigua disponibilità di spazio nel nostro territorio e il costo del terreno sempre più elevato, ci rendiamo conto che questo problema necessita riflessioni approfondite e diventa un tema molto attuale che coinvolge forzatamente architetti, urbanisti e proprietari di case.
In Ticino il 30% della popolazione, pari a 111’000 persone, abita in una casa unifamiliare. Di queste 43’700 case circa il 30% è abitato da due persone e un altro 20% da una persona sola. Il 40% di queste persone è nella fascia di età 50-64 anni e un altro 40% sono over 65. La maggior parte di queste case sono in luoghi periferici, sono state costruite con ampie metrature e giardino, se si riuscisse a trasformare solo il 20% di queste case da monofamiliari a bifamiliari si guadagnerebbe spazio per circa 10’000 persone e si potrebbe rinunciare alla costruzione di 5’000 nuovi appartamenti risparmiando pertanto circa 150 ettari di superficie (equivalenti a 200 campi di calcio). E anche qui si potrebbero realizzare esempi virtuosi di abitazioni intergenerazionali; nell’intera Svizzera i numeri relativi alle case monofamiliari sono molto simili, in termini percentuali, a quelli ticinesi e qualcuno si è già mosso in questo ambito.
Il testo di Mariette Beyeler4 pubblicato in tedesco nel 2010 con il contributo di Age Stiftung e tradotto in francese nel 2014, tratta questo argomento sia sotto il profilo architettonico, ma anche, grazie ai contributi di alcuni esperti svizzeri del settore, sotto il profilo socio-economico.5 Insomma un tema questo delle case unifamiliari, che merita attenzione e un’attenta riflessione.
Note
Il documento è scaricabile gratuitamente dal sito www.generazioni-sinergie.ch
Giuria composta da:
- Pietro Martinelli, in rappresentanza della ffg, ex presidente atte;
- Giovanni Bolzani, socio fondatore di G&S;
- Pier Luigi Quadri, geriatra, Ente Ospedaliero Cantonale;
- Stefano Cavalli, sociologo, Centro competenze anziani, supsi;
- Carlo Casagrande, avvocato e consulente nel settore immobiliare;
- Paolo Fumagalli, architetto;
- Piero Conconi, architetto e coordinatore del concorso.
Cfr. Archi n.5/2010.
M. Beyeler, Métamorphouse – Transformer sa maison au fil de la vie, Presses polytechnique et universitaires romandes, Lausanne 2014.
In esso vengono sviluppati, in alcuni capitoli in particolare, i temi legati alle motivazioni per un riqualificazione della propria casa, alle valutazioni economiche che ne scaturiscono, alle prestazioni della famiglia nell’ultima parte della vita dei propri congiunti, ai conflitti tra solidarietà e ambivalenza tra i membri della stessa famiglia; infine vengono illustrate alcune ipotesi concrete sulla pianificazione della successione e dei rapporti di proprietà.