Volumi di pietra
Edifici abitativi nel complesso Les Sciers a Plan-les-Ouates, Canton Ginevra
A Ginevra, gli studi Archiplein e Perraudin architectes hanno progettato insieme degli edifici abitativi a pigione moderata. Come materiale hanno scelto la pietra naturale – anzi, tre tipi diversi di pietra.
Il progetto di due blocchi di edifici abitativi a Les Sciers, Plan-les-Ouates, presso Ginevra, realizzati dall'associazione degli uffici Archiplein di Ginevra e Perraudin architectes di Lione, è un esempio della possibilità dell'impiego della pietra naturale massiccia strutturale nella realizzazione di edifici abitativi contemporanei a pigione moderata.1
Leggi anche la presentazione del progetto di Frédéric Frank
Come ci ricorda John Ruskin in Pietre di Venezia, le pietre naturali che formano gli edifici possono narrare molte storie a chi le sa leggere.2 Per gli edifici di Plan-les-Ouates vorremmo raccontarne due. La prima riguarda il materiale scelto, il calcare: a Ginevra è una scelta che si adatta e integra al contesto costruito. Questa città presenta, in particolare negli edifici a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, un impiego in grandi quantità di calcari provenienti sia dal Giura sia dalla regione Rhône-Alpes.3 Calcari più resistenti e di minore porosità negli zoccoli, cornicioni e modanature degli edifici, e calcari con durezze inferiori, e quindi anche più lavorabili, per l'elevazione delle facciate e le decorazioni. Questi materiali però, in parte provenienti anche dalle regioni svizzere, oggi non sono più disponibili. La storia termina quindi con una domanda: da un lato l'impossibilità di utilizzare la risorsa "locale" e dall'altro la ricerca di una possibile integrazione della costruzione nel suo contesto costruito, formato da tutti gli strati geologici e storici.4
La seconda narra della risorsa e il suo impiego. La pietra naturale è stata utilizzata per realizzare tutte le strutture verticali degli edifici. Il sistema strutturale è quello di una facciata e di un nucleo interno portanti formati da murature in pietra naturale. Secondo il vecchio adagio della pietra giusta al posto giusto, per gli edifici di Plan-les-Ouates sono stati messi in opera tre diversi tipi di pietre naturali. Dei calcari che presentano caratteristiche meccaniche e di resistenza agli agenti atmosferici diverse. Il calcare fossilifero proveniente dalla cava dell'Estaillades è stato impiegato per le murature non portanti, con spessore di 14 centimetri, che separano i diversi locali di servizio che si trovano nel nucleo degli edifici. Questo calcare poroso si trova quindi in una parte non esposta dell'edificio. La muratura portante del nucleo centrale, con uno spessore di 30 centimetri, è stata realizzata con il calcare oolitico di Migné. Lo stesso calcare, con spessore di 40 centimetri, forma tutta la muratura della facciata al di fuori degli elementi più sollecitati staticamente, come gli architravi, o dagli agenti atmosferici, come zoccolo, cornicioni e balaustra dell'acroterio. Questi ultimi sono stati realizzati con il calcare oolitico di Brétigny. Il volume totale di pietra naturale messo in opera corrisponde a circa 2'200 m3 o 10'000 blocchi di pietra naturale. Gli elementi di grandi dimensioni impiegati, posati con malta di calce e cemento, presentano una superficie lasciata grezza di taglio. Questa scelta, dettata anche da parametri di costi, rende chiaramente riconoscibile l'edificio e lo discosta da una messa in opera "classica" del materiale. Di norma, nel passato, i calcari erano lavorati in opera al fine di rendere le superfici le più omogenee possibili (ravalement in francese). Seguivano poi differenti lavorazioni delle superfici che avevano come effetto il produrre ombre e vibrazioni del materiale. La superficie grezza di taglio, paradossalmente, ripropone questi effetti grazie alle tracce lasciate dai dischi diamantati. Effetti simili si incontrano sugli edifici abitativi di Fernand Pouillon, di Gilles Perraudin o di Jørn Utzon, tutti realizzati con calcari.
Gli edifici di Plan-les-Ouates mostrano come il materiale da costruzione pietra naturale non sia solo una scelta costruttiva contemporanea, ma possa contribuire ad arricchire di significati le nostre città.
Note
- Si legga a questo proposito: Gilles Perraudin, Sobrio e frugale, «Archi», 2018, n. 5, pp. 31-35.
- «Dalla maniera con cui sono disposti in ogni blocco di marmo essi [i colori, n.d.A.] ci mostrano come questo marmo si è formato e i necessari mutamenti per cui è passato. Ed in tutte le sue vene e le sue macchie sono scritte innumerevoli leggende, tutte vere, sull’antica costituzione del regno delle montagne a cui il blocco appartiene, su tutte le debolezze e forze, convulsioni e consolidamenti dal principio del tempo. E non sarebbe più possibile rimanere fermi davanti alla cornice di una porta senza ricordarsi o domandarsi qualche dettaglio degno di essere tenuto a mente, sulle montagne d’Italia o di Grecia, d’Africa o di Spagna, e così si andrebbe avanti di cognizione in cognizione, fino a che i muri delle nostre case diventerebbero per noi volumi così preziosi come i libri della nostra biblioteca». John Ruskin, Le pietre di Venezia, Milano, Rizzoli 1987, p. 360.
- «Les carrières de la région Rhône-Alpes apporteront les roches dures d'Hauteville et de Villebois ou encore les calcaires tendres d'Estaillades et de Saint-Pierre-les-Trois-Châteaux. Du nord et de l'est de la France arriveront les pierres tendres de Morlay et Savonnières qui supplanteront souvent de façon partielle la molasse sur un même édifice». Quelques aspects genevois relatifs à la pierre de taille, in: Association Romande des Métiers de la Pierre, Charte d'éthique et de bienfacture pour la réfection de monuments et de bâtiments, ARMP, Lausanne 2000, p. 28.
- Si legga a questo proposito: Guillaume Habert, C'è abbastanza pietra in Svizzera?, «Archi», 2018, n. 5, pp. 36-37.