Do­ve i non­luoghi di­ven­ta­no luoghi, e i bam­bi­ni es­per­ti

Anche un parcheggio fa parte della cultura della costruzione e merita di essere considerato sotto diversi punti di vista. Osservare con sguardo attento ciò che ci circonda vale dunque la pena. La piattaforma web culturadellacostruzionesvizzera.ch invita a una riflessione in tal senso e promuove il dibattito sull’ambiente antropico. La piattaforma è aperta a tutti, anche al giovane pubblico.

Publikationsdatum
27-06-2024

Quando parliamo di cultura della costruzione è un po’ come quando parliamo di buona tavola. In ambito gastronomico, ad eccellere sono solo pochi luminari che, per la loro abilità e creatività, sono premiati con stelle e punti. Eppure, a preparare da mangiare sono in tanti. Alcuni hanno fatto dell’arte culinaria la loro professione, altri si divertono a sperimentare, e altri ancora cucinano per passione. E poi ci sono quelli che preferirebbero delegare ad altri il compito, ma si sforzano di preparare comunque, ogni giorno, qualcosa da mettere in tavola per la loro famiglia, all’occorrenza anche un semplice piatto di spaghetti. Ad ogni modo, anche chi non è amante dei fornelli, ha certamente un’idea di che cosa sia la buona cucina e può dire quali siano le pietanze che preferisce.

È un po’ la stessa cosa anche quando in tavola c’è il tema della cultura della costruzione. Di esperti in materia ce ne sono pochi. Al loro fianco lavorano i progettisti che si confrontano ogni giorno con l’ambiente di vita; lo modellano, lo creano e lo trasformano. In generale, tutti noi abbiamo un’idea dei luoghi che ci piacciono e di quelli che, invece, ci piacciono meno. Ed è proprio qui che entra in gioco la Tavola rotonda Cultura della costruzione svizzera. Il suo obiettivo è quello di promuovere il dibattito in merito al nostro ambiente antropico e, con tale intento, si rivolge esplicitamente anche ai non addetti ai lavori. Ciò poiché, di fatto, tutti noi facciamo parte della cultura della costruzione. Diamo forma al nostro ambiente di vita e, a sua volta, l’ambiente in cui viviamo plasma le nostre esistenze. Per questo motivo, ogni volta che riflettiamo su che cosa significhi «cultura della costruzione di qualità», dobbiamo chiederci: «Come vogliamo vivere?». 

La piattaforma web culturadellacostruzionesvizzera.ch non soltanto affianca i diversi protagonisti attivi localmente e a livello internazionale, aiutandoli a intessere contatti, offre anche un palcoscenico dove scambiare saperi e conoscenze, come pure uno spazio in cui trovare fonte di ispirazione.

Trovare qualità nascoste

La piattaforma culturadellacostruzionesvizzera.ch riunisce vari esempi concreti di che cosa significhi la nozione di cultura della costruzione. Tali esempi sono illustrati sotto la rubrica «Case Studies». Ogni anno la piattaforma presenta una ventina di nuovi progetti che non potrebbero essere tra loro più diversi. Il ventaglio è ampio e diversificato, spazia dalla Galleria di base del San Gottardo a un asilo nido a Sion, dal centro commerciale Shoppi Tivoli a un impianto di autolavaggio o alla Piazza della Landsgemeinde di Zugo. Non tutte le soluzioni illustrate sono da considerarsi forzatamente esempi mirabili e ben riusciti dal punto di vista progettuale. Eppure, ogni luogo, se osservato con la dovuta attenzione, cela in sé le proprie qualità nascoste. Dallo scorso dicembre, la piattaforma invita anche il vasto pubblico a caricare i propri casi di studio, nella cornice di «Case Studies per tutti».

Proprio come gli altri «Case Studies», selezionati dai curatori della piattaforma, anche i «Case Studies per tutti» vertono sugli otto criteri fissati nel Sistema Davos per la qualità nella cultura della costruzione, vale a dire: Governance, Funzionalità, Ambiente, Economia, Diversità, Contesto, Genius loci e Bellezza. Il primo caso di studio di questa serie è quello registrato da René Jähne, del Polo di ricerca nazionale (PRN) «Digital Fabrication» presso il Politecnico federale di Zurigo, e presenta la DFAB House, NEST che si trova all’Empa di Dübendorf. Anche le scuole universitarie hanno accolto con entusiasmo l’idea di partecipare alla piattaforma con i propri «Case Studies». Boris Szélpal, della Scuola universitaria professionale di Berna (BFH), e Janine Kern, della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW), hanno chiesto ai propri studenti di elaborare alcuni casi di studio. All’inizio di giugno, il gruppo di lavoro responsabile della piattaforma web culturadellacostruzionesvizzera.ch si è dato appuntamento con le autrici e gli autori dei nuovi Case Studies, in occasione di un laboratorio in cui è stato possibile scambiare alcune prime esperienze. Si è discusso con vivo interesse anche in merito ai criteri del Sistema Davos per la qualità nella cultura della costruzione.

Contesto, Bellezza e Funzionalità

La DFAB House di Dübendorf funge da piattaforma di ricerca, dimostrazione e innovazione per lo sviluppo di soluzioni nuove e sostenibili per l’industria edilizia. In questo modo è possibile studiare e testare, in condizioni reali, tecnologie innovative, e anche nuovi materiali e nuovi sistemi. L’edificio è in costante trasformazione, cambia sembianze sia all’interno che all’esterno, e si pone quindi regolarmente in contrasto con l’ambiente circostante.

Janine Kern, della FHNW di Muttenz, ha scelto invece di lavorare, con le proprie studentesse e i propri studenti al secondo semestre del Bachelor in architettura, su quelli che si definiscono spesso dei nonluoghi, poiché hanno soprattutto un ruolo funzionale. Il compito proposto agli studenti è stato di mettere in luce le qualità dei nonluoghi, in modo da trasformarli in luoghi a tutti gli effetti. Ad esempio, il sottopassaggio in Birsfelderstrasse, a Muttenz, serve a far sì che pedoni e ciclisti possano attraversare in tutta sicurezza la trafficatissima Birsfelderstrasse. Osservando il luogo con attenzione, gli studenti hanno scoperto alcuni elementi che conferiscono una certa bellezza, in particolare l’interessante effetto di luci e ombre che si viene a creare. «Quando ci si trova davanti al sottopassaggio, lo sguardo si perde nell’oscurità. L’uscita si scorge già subito dopo la curva. Una leggera pendenza sembra letteralmente calamitare nel breve tunnel che a metà del percorso lascia entrare un fascio di luce attraverso un lucernario e due scale laterali».

Genius loci e Diversità

Un gruppo di studenti del Professor Boris Szélpal, presso la Scuola universitaria professionale bernese BFH, ha scelto di analizzare la Reitschule di Berna. Il gruppo ha voluto, consapevolmente, cimentarsi con quest’edificio che ospita un centro culturale tanto amato quanto contestato. Gli studenti hanno definito il Genius loci del progetto, partendo dal contesto storico. Un tempo la costruzione era un maneggio, poi con l’avvento dell’automobile, le scuderie e i parcheggi per le diligenze sono stati trasformati in magazzino. Negli anni Ottanta, la scena alternativa e autonoma ha occupato gli spazi dell’ex scuola di equitazione, trasformando l’edificio in un luogo di cultura e di incontro. Benché attorno alla Reitschule continuino a sollevarsi conflitti e dibattiti politici, il luogo ha saputo conservare tutto il suo patrimonio architettonico. Oggi questo spazio autonomo promuove le pari opportunità e la diversità sul piano culturale e politico.

Ambiente ed Economia

Nora Al-Momani, anch’essa studentessa presso la BFH, ha preso come caso di studio il lido di Berna, il Freibad Marzili. Dalla sua analisi, il criterio Ambiente risulta soddisfatto, considerato l’utilizzo responsabile e consapevole che quest’opera fa dello spazio: «Il Freibad Marzili sfrutta le caratteristiche naturali delle rive dell’Aare, compreso il fiume stesso. Il grande prato con gli alberi secolari e l’utilizzo sostenibile di tutta l’area, dal 1782 a oggi, evidenziano un uso del territorio rispettoso dell’ambiente».

Il DISPO è invece l’opera su cui si è chinato Benjamin Neuenschwander, sempre della BFH. Lo studente descrive questa ex sala caldaie di Nidau come un luogo indipendente che punta sull’economia circolare. Quasi tutto al DISPO è frutto del riutilizzo, i servizi igienici arrivano dalla Bauteilbörse, un centro vendita di componenti usate, anche gli elettrodomestici della cucina sono di seconda mano. Il Dispo è un progetto di ricerca, un viaggio di scoperta e uno spazio intermedio che mette in evidenza lo scambio interdisciplinare tra cultura, economia, scienza, formazione, innovazione e società.

Governance

Dal 27 giugno culturadellacostruzionesvizzera.ch si rivolge anche al giovane pubblico, con la rubrica «Case Studies per allieve e allievi». Questo nuovo strumento nasce in collaborazione con Lea Weniger, dell’Alta scuola pedagogica di Svitto, con l’obiettivo di coinvolgere nella piattaforma anche le scuole di formazione generale. Lea Weniger ha già testato i «Case Studies per allieve e allievi» in una classe delle elementari e in una classe delle Scuole medie. Le classi hanno valutato la propria scuola. Non sorprende che, nell’ambito della presa in esame, un ruolo chiave venga attribuito al bidello, quale persona responsabile di curare la manutenzione, pulire la scuola e occuparsi del prato.

L’idea, presentata in anteprima durante il laboratorio, ha trovato ampio apprezzamento. Le persone coinvolte hanno infatti ribadito l’importanza di rivolgersi anche ai giovanissimi. Gli esempi citati, in cui le allieve e gli allievi valutano la propria scuola, mostrano bene come, benché ognuno di noi faccia uso di un determinato luogo, il modo in cui lo si utilizza e la prospettiva da cui lo si guarda cambiano profondamente. Allievi, insegnanti o bidello: tutti hanno una percezione diversa della stessa scuola, e ciò in virtù del ruolo che rivestono all’interno dell’edificio.

Di conseguenza, la cultura della costruzione non è qualcosa di fisso, codificato e messo nero su bianco, bensì una realtà versatile e dalle mille sfaccettature. La cultura della costruzione unisce, solleva il dibattito, cerca il dialogo e ci sorprende, lasciando emergere la bellezza, là dove, a un primo sguardo, non si vedeva. La cultura della costruzione riguarda tutti noi, poiché contribuiamo a forgiarla anche attraverso il modo in cui utilizziamo un dato luogo. In quest’ottica, dunque, anche i bambini diventano esperti di cultura della costruzione.

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