Al­var Aal­to sul­lo skate

Una serie di mostre dedicate all'opera di Alvaro Aalto ha messo in evidenza un parallelismo singolare tra la forma delle piscine che ha progettato e il mondo dello skateboard. Il primo a portarle in America fu  l'architetto Church. Nel 1975, anno di grave siccità, vennero sfruttate dai virtuosi della tavola.

Publikationsdatum
01-07-2024
Gabriele Neri
Dott. arch. storico dell'architettura, redattore Archi | Responsabile della rubrica 'Paralleli' per Archi

Un parallelo non scontato e perciò piuttosto stimolante ci è fornito in questi mesi da una serie di mostre dedicate ad Alvar Aalto, presso l’Aalto2 Museum Centre di Jyväskylä, in Finlandia, rinnovato l’anno scorso. Più precisamente, si tratta dell’inaspettata – e di certo involontaria – influenza che il grande architetto avrebbe avuto sul mondo… dello skateboard! 

Com’è stato possibile questo incontro? Pare che la piscina da lui disegnata nel 1938 per Villa Mairea a Noormarkku, una delle dimore più celebri del Novecento, abbia contribuito in maniera sostanziale allo sviluppo di quella straordinaria «sottocultura» urbana, innanzitutto dall’altra parte dell’oceano. Molti ricorderanno la forma della piscina: sinuosa e libera, simile a un rene o a un fagiolo, ricalca le geometrie organiche usate da Aalto in contrapposizione (o meglio, in rapporto) all’ortogonalità del razionalismo coevo.

Il tramite tra la casa di Noormarkku e gli Stati Uniti è Thomas Church (1902-1978), bravo landscape architect americano, che nel 1937 aveva visitato alcuni edifici di Aalto in Finlandia, da lui stesso accompagnato. Qualche anno più tardi, intorno al 1948, Church ripropose una simile silhouette per la piscina della casa di Jean e Dewey Donnell a Sonoma, in California. Il progetto ebbe successo, fu pubblicato dalla stampa e copiato abbondantemente in molti aspetti, tra cui appunto la forma della vasca, che divenne così un segno ricorrente del paesaggio suburbano californiano.

Colme d’acqua, le piscine servono però ben poco agli skaters. Ma nel 1975 la grave siccità che colpì la regione obbligò a risparmiare acqua, cominciando dalle voluminose vasche. Rispetto a quelle tradizionali, con perimetro squadrato e bordi diritti, le piscine à la Aalto ora svuotate sembrarono perfette per i virtuosi della tavola, con pareti ondulate da percorrere e saltare, come onde oceaniche congelate. Com’è noto, l’idea di mettere delle rotelle sotto a tavole di legno per correre in città venne in mente – tra gli anni Cinquanta e Sessanta – nei giorni di calma piatta, per poter surfare anche sulla terra ferma. Da allora, si moltiplicarono skate parks con geometrie simili (o assimilabili) alla creazione di Aalto, mentre il culto dello skateboard prosperava sempre più.

Questo curioso parallelo, evidenziato anni fa da alcuni ricercatori, era già stato messo in mostra a Roma nello scorso inverno, nell’esposizione dedicata ad Aino, Aalvar e Elissa Aalto al MAXXI (curata da Space Caviar), che si apriva infatti con una riproduzione tridimensionale di quella vasca. Ora, nel museo di Jyväskylä, tale prospettiva si amplia in vari modi. In una prima esposizione (From the Surf to the Sidewalk - When Skateboarding Culture and Architecture Meet), a cura di Juho Haavisto, si parte dalla piscina ma si continua esplorando il panorama urbano come supporto utile alle acrobazie, tra architettura, grafica, moda e musica. La seconda esposizione (Lizzie Armanto: Colors) offre il punto di vista di Armanto, una skateboarder professionista, sull’opera di Aalto e non solo; la terza (Concrete Currents, a cura di Ilja Koivisto) raccoglie invece gli scatti di Arto Saari, Skater of the year nel 2001, surfista, ma anche fotografo capace di rappresentare gli scenari, gli attori e le atmosfere di questo sport. Infine, la mostra The Capital – Samples of Jyväskylä Rap si concentra sullo sviluppo del rap e della cultura hip hop in Finlandia.

Di certo Aalto, che era un provetto sciatore, sarebbe felice di tutto ciò: come pratica di riappropriazione urbana derivata dall’esperienza di cavalcare le onde dell’oceano, lo skateboarding sembra conciliare la durezza del mondo costruito con la fluidità delle traiettorie permesse dalla tavola. In altre parole, un particolare incontro tra architettura e natura.

Contributo realizzato con il sostegno di Svizzera Energia

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