Una co-pre­si­denza plu­ri­lingue

Alexa Bodammer e Paola di Romano hanno preso il testimone da Beatrice Aeb, assumendo insieme la co-presidenza della Rete donna e SIA. Rafforzare la coordinazione e lo scambio tra gruppi regionali e SIA – queste le priorità delle due neoelette.

Date de publication
20-09-2022
Julia Jeanloz
Redattrice della rubrica «Professione» di «Tracés»

Diteci qualcosa in più su di voi.

Alexa Bodammer (AB): Lavoro come architetta e urbanista, ho anche studiato scienze sociali. Al centro delle mie attività vi sono lo sviluppo comunale, urbano e regionale, così come la cultura della costruzione, ma anche il contesto socio-territoriale e gli approcci partecipativi. Inoltre, insegno alla Scuola universitaria professionale di Lucerna (HSLU), dirigo alcuni progetti di ricerca e mi occupo di consulenza. Nel 2013 sono entrata a far parte della Rete donna e SIA, in seno al gruppo regionale Zurigo, e dal 2020 sono membro del comitato nazionale. All'inizio di quest'anno, io e Paola abbiamo preso il testimone dalla presidente uscente Beatrice Aebi e ora siamo entrambe alla testa della Rete donna e SIA. La nostra è una co-presidenza che parla correntemente tedesco, italiano e francese.

Paola di Romano (PR): Sono ticinese e mi sono laureata in Architettura al Politecnico di Milano. Dopo la laurea, ho seguito uno studio postdiploma in Economia della costruzione al Politecnico fe­derale di Losanna. Nel 2007 mi sono messa in proprio e ho aperto a Ginevra lo studio PdR architects. Lavoro anche come docente, presso la Fédération des associations d'architectes et d'ingénieurs de Genève (FAI). Insegno disegno edile, intervengo in veste di esperta e faccio parte della commissione d'esame. Nel 2015 ho aderito alla Rete donna e SIA, in seno al gruppo regionale Ginevra, e nel 2018 sono entrata nel comitato nazionale. Inoltre, dal 2020, ho assunto la carica di consigliera comunale presso il Comune di Collonge-Bellerive (GE).

Che vantaggi offre una co-presidenza che rappresenta diverse regioni linguistiche?

PR: Far parte del comitato significa riflettere in merito all'evoluzione di una politica professionale e sociale in corrispondenza di quella che è l'interfaccia tra l'associazione e il mondo professionale. Avere un alter ego come Alexa a Zurigo è molto arricchente.

AB: Benché la SIA abbia il proprio Ufficio amministrativo a Zurigo, il che certamente facilita la possibilità di intrattenere uno scambio diretto, la globalità e la complessità della nostra Rete va oltre i confini della Svizzera centrale. Di fatto, i progetti realizzati dai nostri membri sono molteplici e riguardano diverse regioni. Uno dei vantaggi è che la co-presidenza ci spinge a scendere a compromessi. Le lingue, le esperienze e le condizioni quadro si differenziano, a seconda delle regioni, e questo è un aspetto di cui bisogna tenere conto. Essere in due è più stimolante, conferisce maggiore dinamismo e apporta anche un vantaggio pratico perché permette al comitato nazionale e ai gruppi regionali di avere due interlocutrici. Va detto anche che la nostra co-presidenza non necessita di una coordinazione smodata, dato che le risorse sono ben suddivise e lo scambio con Paola avviene in modo diretto, con piena fiducia reciproca. E poi, se non siamo sicure in quale direzione andare, ne parliamo apertamente. Così facendo la decisione presa sarà certamente più fondata, consapevole e, possibilmente, giusta.

Quali sono i grandi progetti che Beatrice Aebi vi ha lasciato in eredità, dopo 14 anni di presidenza?

AB: La piattaforma «SIA NOW! Network of Women», lanciata in estate. Il progetto è stato pensato dai gruppi regionali di Vaud e Zurigo, con l'obiettivo di rafforzare la presenza femminile in quegli ambiti considerati ancora prettamente maschili. La piattaforma concorre inoltre a mettere in risalto le competenze di chi fa parte della nostra associazione e a promuovere i profili femminili in varie discipline.

PR: Beatrice ha dato il là alla formalizzazione della nostra organizzazione quasi una decina di anni fa, da poco abbiamo potuto portare a termine l'aggiornamento dei nostri regolamenti.

Su quali aspetti metterete l'accento in veste di co-presidenti in carica?

AB: Ci impegneremo per fare in modo che ciascun gruppo regionale si faccia conoscere di più. È un elemento cruciale se vogliamo che la Rete acquisti dinamismo e possa ampliarsi ulteriormente. Inoltre, incoraggiamo un maggiore coordinamento e promuoviamo il dialogo tra il Ticino e la Svizzera occidentale e centrale, in modo da condividere idee e progetti tra i vari gruppi, adottare misure comuni e intraprendere insieme delle iniziative. Ad esempio, il libro Eugenia, l'ingegnosa (Sinnos, Roma 2015), destinato al giovane pubblico, promuove tra le ragazze le professioni tecniche legate al settore della costruzione. Lanciato inizialmente dal gruppo regionale di Vaud, il progetto è utilizzato come strumento didattico e i docenti di Ginevra lo utilizzano alle elementari. Con il sostegno della SIA e dell'Accademia svizzera delle scienze tecniche (ASST) il libro è stato tradotto in tedesco e in italiano.

PR: Durante la nostra ultima assemblea generale eravamo in 400, insomma un bel numero. I nostri membri sono in crescita, ma i gruppi regionali sono soltanto sei, vale a dire: Ginevra, Vaud, Berna, Basilea, Zurigo e Ticino. Creare legami con altre associazioni professionali femminili, su scala internazionale permette di trovare nuove soluzioni, in risposta alle sfide comuni che si presentano sul piano sociopolitico e fronte all'apertura di nuovi mercati. I membri di altre associazioni professionali femminili con le quali intratteniamo legami in Belgio, Gran Bretagna e Germania, hanno a loro volta in Svizzera contatti nel settore, il che ci permette di allargare i nostri gruppi regionali. Vogliamo anche ampliare i servizi offerti a chi aderisce alla nostra associazione.

AB: In particolare, auspichiamo che la stampa regionale intensifichi l'offerta di informazioni sui diversi eventi organizzati dai gruppi. L'anno scorso, in occasione del «FrauMünsterhof21», evento realizzato per celebrare i 50 anni dall'introduzione del suffragio femminile, il gruppo regionale Zurigo, in collaborazione con altre reti, ha presentato un progetto sotto forma di azione mediatica, lanciato attraverso i canali sociali, contemplante 50 profili selezionati tra i membri del gruppo per illustrarne l'ampio bagaglio di competenze. Ha costituito parte integrante del progetto anche un evento tenutosi in presenza, pensato per allacciare nuovi contatti. Inoltre, la Rete, insieme ad altri rappresentanti delle associazioni professionali e del mondo accademico, ha partecipato a una tavola rotonda incentrata sulla domanda di fondo: «Che cosa accadrebbe se fossero le donne a dare forma alla Svizzera?», evento che ha riscosso ampio successo.

Quale sarà, secondo voi, la maggiore sfida nei prossimi anni?

PR: La femminilizzazione delle nostre professioni e la promozione dei nostri profili nella sfera pubblica e privata. A Ginevra abbiamo chiesto ai nostri membri di elaborare una scheda con la propria biografia. Volevamo vedere chi desiderasse figurare in una banca dati di esperti consultabile dalle istituzioni, in modo da aumentare il numero di donne presenti all'interno delle giurie, in occasione dei concorsi, per esempio. Abbiamo condiviso tali informazioni con il Cantone di Vaud e sottoposto il tema all'attenzione del comitato nazionale, con l'obiettivo di ampliare la tematica. Ci è stato detto di testare il progetto a livello cantonale.

AB: Ci impegniamo a rendere maggiormente visibile il ruolo delle donne nelle professioni liberali, nel settore economico o nel mondo accademico. Si tratta soprattutto di un lavoro di sensibilizzazione, principalmente a livello informale. Inutile dire che per fare questo monitoriamo molto attentamente l'agenda politica, tenendo conto della missione che la nostra associazione si è posta sin dall'inizio.

PR: Uno dei punti forti della Rete donna e SIA è dato dal fatto che aderire all'associazione non costa nulla, è del tutto gratuito. Tra i nostri membri ci sono persone che lavorano a metà tempo e non possono permettersi di pagare una quota di affiliazione alla SIA. Chi entra a far parte della nostra Rete può ampliare la propria rete di conoscenze, beneficiando anche delle informazioni che trasmettiamo attraverso le Newsletter. Contemporaneamente ci impegniamo affinché all'interno della SIA la quota di adesioni femminili aumenti.

AB: Proprio così. Va anche detto che tra i nostri membri ci sono anche donne attive in altre professioni creative, ad esempio in ambito artistico o storico e che, dunque, non potrebbero affiliarsi alla SIA. La nostra Rete lavora insomma in modo interdisciplinare.

Qual è il vantaggio di appartenere a un'associazione professionale tutta al femminile?

AB: I vantaggi sono molteplici. Uno fra questi è la trasmissione di sapere tra le varie fasce di età. Chi è giovane può apprendere da chi ha maggiore esperienza, imparando ad esempio come aggiudicarsi con successo una commessa o come creare una rete di contatti. Tendenzialmente le donne sottovalutano l'importanza che può rivestire il fatto di contare su una rete intessuta in un contesto informale, ciò da un lato perché fanno spesso affidamento solo su sé stesse e le proprie competenze o, semplicemente, perché non hanno molto tempo da dedicare a questa attività. Aiutiamo anche le categorie meno visibili a essere meglio rappresentate all'interno delle cerchie di specialisti.

PR: Intessere una rete di contatti e conoscenze è un vero e proprio lavoro, e non è semplice! Abbiamo avuto modo di constatare che in questo ambito le donne sono meno attive, soprattutto dal momento in cui diventano mamme. Eppure, crearsi un proprio carnet di indirizzi professionali è davvero fondamentale. Insieme si possono realizzare meglio grandi cose. Grazie al networking ho conosciuto altri architetti, donne e uomini, che insegnavano a Losanna. Quando ho saputo che per i corsi interaziendali della FAI cercavano personale è evidente che ho pensato innanzitutto ai miei contatti SIA.

AB: Intessere contatti è un esercizio continuo, è impegnativo è vero, ma anche molto prezioso.

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