Tra fabbricazione digitale e memoria storica
Benjamin Dillenburger, Michael Hansmeyer Conzett Bronzini Partner
A Mulegns, 16 abitanti e una torre: Tor Alva intreccia memoria barocca e stampa 3D. Simbolo degli Zuckerbäcker e della ricerca ETH, unisce arte, tecnica e territorio in un’opera visionaria alta 30 m. Un sogno algoritmico nel cuore dei Grigioni.
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Tor Alva, Mulegns GR
Nell’Albula, a Mulegns, un insediamento di soli sedici abitanti, sta per essere completata Tor Alva, una costruzione sperimentale simbolo dell’arte pasticcera per la quale in passato si distinsero gli abitanti dei Grigioni nonché attestazione dell’abilità tecnica che contraddistingue la ricerca al Politecnico Federale di Zurigo.
Nei secoli, l’intero territorio è stato profondamente segnato dallo spopolamento per via dell’emigrazione di capomastri, stuccatori nonché di pasticcieri – gli Zuckerbäcker – rinomati in tutta Europa tra il Seicento e l’Ottocento. È da queste premesse che si è sviluppato il progetto per Tor Alva, su iniziativa della Nova Fundaziun Origen, che da anni si dedica alla rigenerazione e alla riattivazione di questi territori. Tor Alva, la cui inaugurazione è fissata per il 20 maggio 2025, vuol raccontare la storia culturale della regione.
La torre, alta 30 m, si compone di sei piani rastremati verso il basso, di diametro variabile tra 6-8 m, con una cupola ovoidale che ne completa l’immagine. Le forme audaci delle 32 colonne tortili che compongono l’edificio alludono all’abilità artigianale dei maestri del Barocco grigionese; la singolare sagomatura a Y, frutto di un’intuizione di Jürg Conzett, garantisce che la struttura reagisca alle forze sia orizzontali sia verticali. Una scala elicoidale garantisce l’accesso del pubblico. L’entrata avviene attraverso un edificio esistente sotto protezione, nel quale trovano posto le fondamenta costituite da una struttura rigida in cemento, ancorata nel terreno al di sotto dell’edificio. Il quarto dei piani esterni, concepito come spazio multifunzionale per spettacoli teatrali, concerti o esposizioni, ospiterà un palco e posti a sedere per 45 visitatori, che potranno così fruire del paesaggio come una scena artistica, animata dalla luce naturale e dall’atmosfera delle diverse stagioni; la torre sarà infatti utilizzabile anche durante i mesi invernali, grazie a una membrana di protezione esterna smontabile. È così che l’identità poliedrica dell’intervento si presta a diverse interpretazioni: faro o lanterna – come sottolineano i progettisti – simbolo della memoria storica e attrazione per i turisti, punto di osservazione e testimonianza della ricerca tecnico-scientifica.
Sviluppata all’interno del dipartimento Digital Building Technologies (DBT) dell’ETH, Tor Alva dimostra le possibilità della ricerca in materia di design computazionale, fabbricazione digitale, ingegneria strutturale e scienza dei materiali. Grazie a un processo di stampa 3D regolato da robot, il calcestruzzo è stato applicato tramite un ugello solo dove strutturalmente necessario, riducendo al minimo il consumo di materiale e consentendo di non impiegare casseri. I pezzi sono stati stampati a Zurigo, assemblati a Savognin e poi montati in loco; ciò consentirà il loro riutilizzo, qualora la struttura reagisse come previsto durante i cinque anni di vita a Mulegns.
La torre, frutto dell’impiego di una tecnologia ardita e innovativa, si configura come una sorta di manifesto delle possibilità della stampa 3D nel campo dell’architettura, mostrando come sia possibile costruire riducendo il fabbisogno di materiali e le emissioni di CO2. Dal punto di vista espressivo, il ricorso al cosiddetto «Zuckerbäckerstil» enfatizza le libertà formali che l’impiego di tali tecniche consente, aprendo a una ricerca formale e decorativa non certamente dettata da vincoli tecnici o costruttivi. L’esplicita richiesta del committente che la torre simboleggiasse la tradizione pasticcera del territorio ha trovato terreno fertile nelle sperimentazioni precedentemente condotte dagli architetti per scenografie di opere liriche o per installazioni museali nell’ambito del Digital Grotesque. A Mulegns si assiste a una sorta di cambio di scala: dal chiuso dei musei e dei teatri la fabbricazione di spazi architettonici ottenuta con l’aiuto di algoritmi di apprendimento automatico viene qui applicata a un edificio vero e proprio, facendo riecheggiare una domanda forse scomoda, ma ormai certamente attuale: «Un computer può non solo generare, ma anche valutare le forme che produce? Che tipo di mondo sognerà il computer?».
Luogo Mulegns
Committenza Nova Fundaziun Origen, Chur
Sviluppo Dr. Giovanni Netzer, Director of the Nova Fundaziun Origen
Architettura Prof. Dr. Benjamin Dillenburger, Digital Building Technologies ETHZ, Michael Hansmeyer
team di lavoro Dr. A. Anton (Research Lead), E. Skevaki, Che Wei Lin, Ming-Yang Wang, L. Kitani, Su Huang, Dr. K. Graser (Project Coordination)
Ingegneria civile Conzett Bronzini Partner, Chur
Direzione lavori Anja Diener, Nova Fundaziun Origen - Invias, Maienfeld
Struttura Prof. Dr. W. Kaufmann, Institute for Structural Engineering ETHZ
team di lavoro Dr. A. Giraldo Soto, Dr. L. Gebhardr
Materiali Prof. Dr. Robert Flatt, Institute for Building Materials ETHZ
team di lavoro Dr. T. Wangler, Dr. L. Reiter
Fisica della costruzione e acustica Martin Kant, Chur
Illuminotecnica Serge Schmucki, Tokyoblue, Zürich
Geodesia Prof. Dr. Andreas Wieser, Geosensors and Engineering Geodesy ETHZ
ETH Robotic Fabrication Lab M.Lyrenmann, P. Fleischmann, T. Hartmann, L. Petrus, J. Leu
Partner industriali Mesh AG and Zindel United (Research on reinforced concrete printing)
Date realizzazione 2024; smontaggio previsto 2029