Ar­te, ar­chi­tet­tu­ra e tec­ni­ca a ser­vi­zio del­la me­mo­ria

Nel saggio della co-curatrice di Archi |02 viene fatta luce sull'esperienza della Kathtarinen-Turm, l'installazione temporanea che ha rievocato la torre perduta del Fraumünster, simbolizzando il legame tra arte, architettura e storia, in un progetto realizzato grazie a un processo collaborativo.

Data di pubblicazione
08-04-2025
Lucia Pennati
arch., co-president of the Katharinen-Turm association, architectural project manager

English text at this link 

Nel 2024 la città di Zurigo è stata sede di una serie di eventi culturali organizzati in occasione della ricorrenza dei 500 anni dalla Riforma protestante. Tra spettacoli teatrali, visite guidate e mostre, il baricentro di questi festeggiamenti è stata l’installazione temporanea Katharinen-Turm o Torre di Caterina.1 Quest’intervento, che si pone al crocevia tra arte, architettura e tecnica, deve la sua denominazione alla badessa Katharina von Zimmern, che nel 1524 cedette l’abbazia del Fraumünster, e con essa tutti i suoi possedimenti e privilegi, alla municipalità di Zurigo.
L’installazione è l’esito di un’iniziativa avviata «dal basso»: un piccolo gruppo di persone si è associato con l’intenzione di far rivivere la storia dell’abbazia e delle sue badesse, rievocando la seconda torre del Fraumünster, un elemento di grande rilievo urbano, andato perduto ormai da secoli. Secondo la tradizione tipologica tipica degli edifici abbaziali, la chiesa aveva infatti due torri, analogamente al vicino Grossmünster, sulla riva opposta del fiume. Ora presenta invece solo la torre nord, innalzata nel 1732 in seguito agli interventi di adeguamento dell’edificio alla nuova funzione di chiesa parrocchiale, durante i quali fu demolita la torre sud, edificata nel XII secolo. I resti di quest’ultima sono però ancora riconoscibili nella consistenza edilizia, nei punti in cui la lavorazione rustica delle pietre esterne suggerisce l’accorpamento di tale porzione alla chiesa esistente, rendendo così difficilmente identificabile il fatto che in origine essa fosse un elemento indipendente.
Il dibattito informale sulla ricostruzione della torre andata perduta si è concretizzato nel 2021, grazie a un gruppo di donne legate in diversi modi alla città di Zurigo; esse, guidate da Catherine Ziegler Peter, esperta di comunicazione, e Regula Zweifel, storica, hanno poi costituito l’associazione avente come co-presidenti Lucia Pennati, architetta, e Alexia Zeller, teologa. Ed è stata proprio l’Associazione Katharinen-Turm a lanciare e finanziare privatamente un concorso di idee in forma anonima, invitando giovani architette e artiste a presentare le loro proposte per la rievocazione della torre mancante. Le partecipanti hanno avuto carta bianca, non è stato indicato né il luogo esatto né il tipo di realizzazione; l’obiettivo principale era infatti quello di restituire alla città la memoria della torre scomparsa. Il ventaglio dei progetti valutati dalla giuria è stato assai eterogeneo: tra le diverse ipotesi presentate è stato suggerito di riproporre la torre mancante sul sedime originale (Regula di Baumgartner Bär Architekten), di costruire una torre di tubi prefabbricati in cemento impilati l’uno sull’altro dalla sommità caleidoscopica (Chagallina di Studio Inebi), di realizzare un’installazione in tessuto e acciaio tra il chiostro e il fiume (Im Fluss di Studio Barrus), di costruire un oggetto galleggiante sul fiume Limmat (Medusa di Sarah Züst) e infine di collegare le tre chiese principali del centro storico tramite tre cavi, unendole simbolicamente con un fascio luminoso (Eine Laterne di Cristina Roiz de la Parra). Tra le varie proposte, il progetto di Debora Burri-Marci, Freefox Architecture Studio, Frauen machen Dampf, si è aggiudicato il primo premio.
La giuria ha apprezzato l’idea di costruire una torre con impalcature da cantiere, disposte a forma di poligono stellato intorno alla fontana dell’abbazia e rivestite da una maglia di 500 nastri riportanti nomi di donne. Inoltre, a completamento dell’installazione erano previste nuvole artificiali che rievocassero visivamente la dimensione sonora dell’orologio del campanile. La giuria è rimasta inoltre particolarmente colpita dai diversi livelli interpretativi offerti dal progetto, che discendono evidentemente da un’attenta lettura delle vicende storiche che si volevano rievocare. Ad esempio, il piedistallo, formato da 29 tubi da ponteggio, rimanda alle 29 badesse dell’abbazia che nella nuova costruzione sostengono, simbolicamente, l’intera torre, metafora della loro importanza storica.
Con le prime bozze di progetto e con la denominazione di «Katharinen-Turm», l’idea è stata presentata alla municipalità di Zurigo, la quale ha accolto positivamente l’iniziativa, mettendo a disposizione lo spazio in cui installare l’opera e sostenendone la realizzazione.
La collocazione tra il Fraumünster e l’edificio del municipio di Gustav Gull ha richiesto particolare attenzione all’intorno. Si tratta infatti di un sito di proprietà della municipalità, retaggio del passaggio di potere avvenuto 500 anni fa, al cui interno non sono ammessi interventi irreversibili o che lascino tracce indelebili. Queste condizioni, emerse esplicitamente in fase di domanda di costruzione, hanno reso necessaria una revisione del progetto, che ha dovuto tener conto delle esigenze della committenza, delle condizioni del contesto, dell’economia di mezzi e di tempi e dei vincoli logistici.
Ad agosto 2024 l’esito di questo lungo processo si è elevato tra i tetti della città vecchia: una torre alta 40 m, costituita da uno scheletro metallico composto da tralicci autoportanti e assemblati in cinque segmenti cilindrici identici, secondo la soluzione tecnica proposta dagli ingegneri della ditta Nüssli. Attorno ai tralicci si intrecciavano a motivi alternati 1000 m di nastri verde rame, richiamo ai tetti dei campanili circostanti, che diradandosi verso l’alto conferivano leggerezza all’installazione, in linea con i disegni esecutivi di JJADM Architektur. Su questi nastri erano visibili 500 nomi di donne, di diverse estrazioni culturali, etniche o religiose. Queste donne sono state selezionate da un gruppo di lavoro per rappresentare tutte le donne che si sono distinte per aver contribuito allo sviluppo della regione in vari ambiti. A terra, una doppia orditura di travi REUSE, progettata dallo studio WAM Planer und Ingenieure, sosteneva un contrappeso in blocchi di cemento di 100 tonnellate, nascosto dietro un tessuto grigio, che rivestiva il piedistallo della torre.
Sovente, venendo coinvolti dalla verticalità che caratterizza le torri, dalla loro presenza nello skyline, dalla possibilità che esse offrono di aprire nuove prospettive, si perde di vista l’importanza di quello che succede alla base, si sottovalutano le relazioni con il contesto, ma anche il rapporto che questo genere di edifici istituisce con lo svolgersi della vita della città e con le aspettative dei visitatori. Si sottovaluta cioè il cosiddetto «attacco a terra», quel punto in cui l’opera si offre alla verifica della misura dell’uomo. L’installazione Katharinen-Turm, attraverso la sua permeabilità, definiva un nuovo collegamento tra il piano strada e il livello del chiostro del Fraumünster e creava uno spazio di prossimità, percorribile e accessibile dall’intera popolazione. In questo preciso luogo di contatto tra elementi storici e simbolici si è assistito a un incontro tra saperi. Ciò è avvenuto grazie a un’esposizione immateriale, organizzata attraverso pannelli informativi suddivisi in sezioni tematiche, supportata sul posto dalla presenza di mediatrici e mediatori e da un’audioguida resa disponibile durante la visita.
Esposta al giudizio della collettività, l’opera è stata accolta positivamente, non è stata oggetto di vandalismi o di critiche ed è diventata parte integrante dei percorsi turistici attraverso la città vecchia, che accanto alla storia di Fraumünster hanno incluso anche le vicende della Katharinen-Turm. In breve tempo essa è entrata a far parte della quotidianità della vita cittadina, trasformandosi nelle ore vespertine in una Leuchtturm, letteralmente «torre di luce», dalla presenza fortemente riconoscibile. Nel paesaggio notturno, la Katharinen-Turm si è rivelata un segno capace di attrarre l’attenzione anche dei passanti più distratti e di amplificare il raggio di influenza dell’intervento, poiché, grazie alla luce emanata, essa era percepibile dal lago, dal centro città, ma anche dagli aerei che la sorvolavano.
Oggetto in mostra ed esposizione allo stesso tempo, l’intervento Katharinen-Turm ha assunto una duplice identità, quella di una struttura ingegneristica, ma anche opera d’arte vera e propria, le cui caratteristiche estetiche sono state in grado di veicolare messaggi di natura storica, culturale e politica.
La sua artisticità non risiede esclusivamente nella sua fisicità, ma si verifica piuttosto nella serie di relazioni che essa ha consentito di stabilire, adattandosi e ricalibrandosi alle specifiche situazioni e ai singoli contesti. Tali relazioni si intrecciano con un luogo in cui la memoria storica si concretizza, diventando terreno di rivalutazione, ambito di scambi tra saperi e opinioni differenti. L’opera si inserisce in una narrazione spaziale inedita per il contesto: la percezione e la fruizione dello spazio sono ridimensionate attraverso il nuovo passaggio sotto la torre che, grazie al suo piedistallo, fornisce un nuovo punto di vista e ristabilisce collegamenti e gerarchie tra gli spazi urbani. La Katharinen-Turm, nonostante la sua immagine suggestiva e identificabile, non si riduce a un’unica idea, ma comunica e si confronta con temi altrimenti difficili da rendere visibili e induce coloro che fruiscono, percepiscono e si interessano all’opera a riflettere e prendere posizione nel dibattito sollevato.
Ora, una volta smontata, cosa resta del gesto effimero e temporaneo grazie al quale è stata edificata la Katharinen-Turm? Rimane la memoria rinnovata dell’elemento urbano andato perduto, ma soprattutto la memoria più che mai attuale del recente evento culturale. Come una performance, seppur «in punta di piedi», la presenza della torre ha modificato la percezione dello skyline cittadino per quattro mesi, al termine dei quali i materiali utilizzati sono stati smontati per venir restituiti o riutilizzati, come nel caso dei nastri con i nomi delle 500 donne, che sono stati reimmessi in un processo di economia circolare per la produzione di borse.
Il progetto ha dimostrato le ampie possibilità che iniziative avviate «dal basso» possono avere e anche la potenzialità di oltrepassare i confini tra le discipline tradizionali per concepire il lavoro comunitario in maniera orizzontale. Quello a cui si è assistito è stato infatti un processo collettivo, all’interno del quale le competenze di ciascuna delle protagoniste che ha preso parte alla realizzazione dell’opera – compresa, almeno idealmente, la badessa Katharina von Zimmern – si sono intrecciate le une con le altre. Diverse formazioni e differenti interessi si sono combinati per consentire, attraverso un sistema di collaborazione orizzontale, di realizzare un’installazione che potesse trascendere le tradizionali classificazioni disciplinari.

Sforzo tecnico, elemento artistico, reminiscenza storica dal profondo significato simbolico e culturale, intervento performativo, gesto ludico, luogo d’incontro e oggetto di conoscenza, la Katharinen-Turm ha consentito di travalicare ogni genere di confine per fornire una risposta alle sfide e agli obiettivi che l’associazione si era posta al momento della sua ideazione; tutto ciò grazie a un processo collaborativo che ha visto convergere diverse competenze, e che, nel suo trasformarsi e adattarsi ai vincoli contestuali, è stato capace di assumere le caratteristiche di un oggetto artistico e architettonico nonché il valore di un evento performativo di portata urbana.

Katharinen-Turm: Reformation im Fraumünster 1524–2024 20.08.2024–10.12.2024

Committenza Associazione Katharinen-Turm  

Architettura Debora Burri-Marci, FREEFOX Architecture Studio LLC (fino alla domanda di costruzione); JJADM Architektur GmbH (esecuzione e direzione lavori)  

Ingegneria Roland Zeller, WAM Planer und Ingenieure AG; David Frei, Nüssli AG  

Realizzazione Nüssli AG  

Polizia del fuoco ARC Experts AG  

Partner principali Città di Zurigo, Ufficio del sindaco; Cantone di Zurigo, Dipartimento della cultura; Chiesa riformata del Cantone di Zurigo, Chiesa cattolica del Cantone di Zurigo; Zürcher Kantonal Bank; Ernst Göhner Stiftung.

Ulteriori informazioni a riguardo si trovano al seguente sito 
L’elenco delle varie iniziative è consultabile al seguente sito