Casa dei Landfogti, luogo identitario e moderna agorà.
Il Comune di Monteceneri ha avviato la riqualificazione della storica “Casa dei Landfogti” per trasformarla in un centro civico e culturale. Il progetto vincitore, “Fenice” dello Studio Wespi De Meuron Romeo, crea un equilibrio tra storia e innovazione, restituendo al complesso un ruolo centrale nella vita della comunità.
Il Comune di Monteceneri, nato nel 2010 a seguito della fusione degli ex Comuni di Biornico, Camignolo, Medeglia, Riviera e Sigirino si è dato l’ambizioso obiettivo di realizzare un nuovo centro civico, culturale ed amministrativo attraverso la riqualificazione e l’ampliamento dell’insieme di edifici che formano la “Casa dei Landfogti”. Al luogo si riconosce una certa centralità geografica consona a farlo diventare un punto strategico tra i diversi nuclei dell’aggregazione in vista del nuovo ruolo dato all’insieme.
Di grande valore simbolico ed architettonico, il complesso è stato dichiarato monumento nazionale già nel 1909, ma la storia recente ne ha parzialmente compromesso il valore.
Dai documenti storici emerge come la casa non sia mai servita da abitazione usuale di uno o più Landfogti, quanto piuttosto da alloggio all’inizio o alla fine del mandato dei podestà stessi. Già prima del 1300 è attestata la presenza di edifici abitati in loco e, verso la fine del secolo, vi è conferma dell’esistenza di un magazzino ed una locanda. Nel 1665 quest’ultima diventa tappa del viaggio dei sindacatori dei Cantoni svizzeri verso Lugano, fino al 1730, anno in cui viene annullata la tradizionale sosta.
Nel 1927 una perizia del Dr. Durrer attestava che “la casa dei Landfogti a Bironico è uno dei monumenti più caratteristici del periodo ticinese dei Balivi” e dichiarava che “la serie di stemmi e la casa rappresentano (…) un monumento storico e araldico che merita assolutamente di essere conservato, perché vi si rispecchia (…) tutto il formale sviluppo dell’arte degli stemmi svizzeri con tutte le divergenze territoriali, che rappresentano la Svizzera quale paese di tre culture”.
Nel 1957 l’esistenza di tutto il complesso sarà minacciata dalle esigenze di correzione della strada cantonale: verrà infatti ricostruita la parte verso il fiume, arretrando la facciata di circa 3m.
Nel 2020 la Fondazione Centro culturale Casa dei Landfogti, voluta dal Consiglio Comunale, si è data il compito di conservare e rivalutare gli edifici storici, demolire la parte non protetta più recente per costruire un edificio in grado di ospitare nuove funzioni, oltre a trovare i finanziamenti.
La volontà di base è quella di far diventare l’insieme non solo un luogo della memoria, ma anche un luogo di incontro per eventi, caffè letterario, concerti e teatro, tale da avere un ruolo di rappresentanza per associazioni, enti e privati, nonché idoneo ad accogliere diverse mostre temporanee e la collezione permanente Emilio Maccagni e Cattaneo: in sintesi, il cuore pulsante della vita sociale e culturale di Monteceneri.
In particolare, il cortile interno e la Casa diventeranno luoghi identitari, in cui condividere momenti di comunità che contribuiscano ad evitare il rischio, che purtroppo appare oggi già una tendenza, che Monteceneri sia solo un “Comune dormitorio”. Il nuovo programma prevede che, oltre al centro culturale, venga ospitato anche il centro civico, con gli uffici dell’Amministrazione comunale, la sede del Municipio e del Consiglio Comunale.
Per rispondere a queste volontà nel 2024 è stato lanciato un concorso di progettazione per cercare proposte in grado - da un punto di vista concettuale, urbanistico ed architettonico – di contribuire a realizzare questa visione, nel rispetto del bene tutelato, con un equilibrio tra vecchio e nuovo, tenendo altresì conto degli aspetti tipologici, costruttivi e di sostenibilità.
Il progetto vincitore - dello Studio Wespi De Meuron Romeo - con il titolo assai evocativo di “Fenice”, è riuscito a far dialogare le parti conservate con le nuove, mostrando un raffinato equilibrio a livello di scala di insieme, esperienze spaziali e presenza materica.
Nel fronte est del progetto in questione, un ingresso di connotazione pubblica, chiaramente definito nel giunto tra vecchio e nuovo edificio, immette il visitatore direttamente nella corte centrale. Lungo la strada cantonale, una nuova pavimentazione legherà tutto il fronte ed estenderà lo spazio di pertinenza del complesso. Nell’angolo nord-est una nuova muratura definirà una corte protetta con panca e fontana che, oltre a diventare luogo di sosta, ricuce con discrezione le due ali dell’edificio storico che sono state erroneamente staccate con l’intervento degli anni ‘60. Sempre lungo la strada cantonale, verrà creato un collegamento pedonale con l’oratorio di San Pietro, presente dall’altra parte del fiume. Per superare il guado, un nuovo ponte in legno diventerà un elemento sia fisico che ottico che denoterà con chiarezza il legame tra i due edifici.
La corte è definita nelle parti nord ed est dall’edificio esistente che presenta un porticato di distribuzione su entrambi i piani, dando accesso ai saloni storici che saranno accuratamente salvaguardati ed ospiteranno gran parte del programma espositivo del centro culturale. Il lato ovest della corte sarà invece delimitato da un nuovo edificio che farà da spalla al pozzo esistente ed ospiterà gli spazi della Fondazione: esso presenta un interessante sistema di passaggi che collegano le diverse quote dei giardini, nella parte occidentale, con la corte e con le due scale poste all’estremità del volume; queste ultime portano ad un terrazzo nella parte soprastante dal quale si possono ammirare le montagne circostanti, avendo così una visione dall’alto sulla corte e sul complesso storico. Il volume dialoga inoltre molto bene a livello di proporzione con l’esistente e diventa un elemento di cerniera con il nuovo edificio situato a meridione; merita sottolineare come questi due nuovi gesti definiscano in maniera ottimale la corte attraverso dei volumi - come in origine - rafforzando la presenza del manufatto nel contesto piuttosto anonimo circostante. Il nuovo edificio a sud, oltre a schermare la corte dai rumori provenienti dalla strada, al piano terra ospiterà funzioni pubbliche come la sala multiuso, i servizi e la caffetteria che, grazie alla rimozione del muro costruito negli anni '60 all’interno della corte, beneficerà di un contatto con la stessa.
Ai piani superiori saranno ospitati gli uffici del Municipio e l’accesso avverrà attraverso un collegamento verticale ad uso di tutti i fruitori. Questi due piani avranno una struttura in legno e le facciate saranno schermate da listelli in legno posti orizzontalmente, dando un carattere astratto ma materico al volume. L’aspetto tettonico di insieme infatti si dimostra molto preciso ed a giudizio della giuria, i nuovi elementi dialogano in modo elegante con l’esistente senza entrare in concorrenza con il linguaggio delle arcate. I muri di contenimento e dei nuovi edifici, a contatto con la terra, presentano murature in pietra che vanno a definire una sorta di basamento comune per l’appoggio dei volumi soprastanti. Queste murature rasapietra saranno eseguite utilizzando la pietra della muratura esistente derivata dalla demolizione degli stabili a meridione. Si andrà così a ricucire l’insieme non solo dal punto di vista del significato storico e proposto, ma anche dal punto di vista temporale tra le diverse epoche di costruzione. Citando i progettisti infatti: “il nuovo è in dialogo con il vecchio, allo stesso tempo il nuovo è anche storia grazie alle murature con la vecchia pietra delle preesistenze. Nasce così una nuova unità”.
L’auspicio è che la “Fenice” sia pronta a risorgere ancora una volta.
Al seguente link tutti i dettagli del concorso