«Pro­teg­gia­mo ciò di cui ab­bia­mo bi­so­gno»

La SIA sostiene l’Iniziativa biodiversità. Che importanza riveste la biodiversità, in che modo essa cambia il nostro senso estetico e in che misura fa emergere conflitti ma offre anche opportunità per il settore della progettazione? Lo abbiamo chiesto a Sarah Schalles, membro del Comitato SIA.

Data di pubblicazione
13-08-2024
Josef Adler
responsabile Pianificazione del territorio e gruppo professionale Ambiente

SIA: Signora Schalles, il 22 settembre il popolo svizzero sarà chiamato alle urne per votare in merito all’Iniziativa biodiversità. Per quale motivo la biodiversità è importante? 

Sarah Schalles: Spesso ci dimentichiamo di far parte della biodiversità, di costituire parte integrante dell’ecosistema, e ci dimentichiamo anche che i nostri ecosistemi svolgono per noi innumerevoli servizi. 

SIA: Concretamente, in che cosa consistono tali servizi?

Schalles: Si tratta dei cosiddetti servizi ecosistemici, essi si distinguono in quattro categorie. Ci sono i servizi di approvvigionamento, vale a dire tutto ciò che ha a che vedere con le risorse, tra queste le derrate alimentari, l’acqua, il legno, i vettori energetici e i medicinali. A questi si aggiungono i servizi di regolazione, ovvero quei servizi che rivestono importanza per le città e gli insediamenti, pensiamo ad esempio alla qualità dell’acqua e dell’aria, ma anche alla regolazione del clima e alla mitigazione delle piene. La biodiversità fornisce altresì servizi culturali, poiché il nostro paesaggio è sempre e anche portatore d’identità. Di fatto, ci orientiamo al paesaggio quando progettiamo e sviluppiamo l’ambiente che ci circonda. Da ultimo, ci sono i servizi di sostegno, poiché la biodiversità garantisce la coesione del nostro ecosistema e gli permette di rigenerarsi. 

SIA: Quali di questi servizi svolgono un ruolo importante per i progettisti?

Schalles: Bisogna fare attenzione a una cosa: abbiamo facilmente tendenza a suddividere e categorizzare. La suddivisione in servizi ecosistemici però è un’invenzione umana, non rispecchia sempre la realtà. I diversi servizi sono tutti legati uno all’altro, e noi traiamo dei benefici dalla loro interazione.

SIA: Potrebbe farci degli esempi a questo proposito?

Schalles: Mi riferisco alla produttività del suolo e all’impollinazione delle piante coltivate. Inoltre, la biodiversità è fondamentale per il nostro benessere generale e per la nostra salute. 

Nelle aree urbane abbiamo bisogno della biodiversità per realizzare le città spugna, e per far sì che, in caso di forti precipitazioni, l’acqua piovana possa infiltrarsi ed essere immagazzinata. Inoltre, è grazie alla biodiversità e alla vegetazione che il raffreddamento per evaporazione può fornire sollievo nei periodi di canicola. La biodiversità svolge insomma un ruolo cruciale sul fronte dell’adattamento ai cambiamenti climatici.

SIA: Quest’anno in Svizzera la primavera è stata piovosa, con intense precipitazioni. In che misura la biodiversità può proteggerci dalle catastrofi naturali e quali condizioni vanno soddisfatte perché ciò avvenga?

Schalles: La biodiversità protegge il nostro ambiente costruito e, di conseguenza, protegge anche noi. Per ridurre l’effetto «isola di calore», occorrono aree verdi diversificate, non basta un prato inglese. Ci vogliono superfici erbose, ma anche alberi che offrano un buon ombreggiamento e un’ampia superficie di evaporazione. Nei centri urbani dobbiamo ridurre le superfici minerali impermeabili, sono necessarie più superfici di infiltrazione, è in questo modo che le nostre città possono, appunto, trasformarsi in spugna. La stessa cosa vale anche per i corsi d’acqua, più saranno vicini al loro stato naturale e più potranno fluire liberamente e ramificarsi, offrendo protezione dalle inondazioni. 

SIA: Le sue parole lasciano presumere che ci sia ancora molto da fare per promuovere la biodiversità. Com’è la situazione in Svizzera e, in particolare, nelle superfici d’insediamento?

Schalles: C’è un grande potenziale di miglioramento. Sebbene esistano iniziative interessanti, sono ancora troppo pochi i progetti faro che affrontano la biodiversità in maniera globale, da diverse angolature, con l’obiettivo di creare spazi diversificati, i cosiddetti «ambienti». Oggi quando progettiamo gli spazi verdi, spesso li pensiamo in una sola dimensione, senza creare sufficienti interconnessioni. 

SIA: In che senso esattamente, potrebbe dirci di più al proposito?

Schalles: Qualsiasi specie, animale o vegetale, ha bisogno di ambienti diversi per poter portare a compimento il proprio ciclo vitale. La stessa cosa vale anche per noi. Anche l’essere umano ha bisogno di più di una funzione spaziale per soddisfare le proprie esigenze quotidiane e anche di spazi liberi in cui potersi muovere. Eppure, per le altre specie, pensiamo che basti un habitat soltanto. Anche se un progetto tiene conto della biodiversità, spesso l’approccio non è sufficientemente funzionale. 

SIA: Potrebbe spiegarlo in altre parole?

Schalles: Ad esempio, se si decide di realizzare uno stagno, che di per sé ha una funzione rigenerativa e contribuisce a portare frescura, sarebbe bene che si pensasse anche agli uccelli che si cibano di insetti semiacquatici, come le zanzare o gli efemerotteri. Forse si potrebbero anche creare luoghi in cui gli uccelli possano nidificare, collocando sulle facciate dei nidi artificiali. Bisogna, insomma, pensare a 360 gradi e imparare a non frammentare tutta questa complessità, bensì ad accompagnarla, con un approccio olistico. 

SIA: Per quei progettisti che vogliono realizzare le proprie opere tenendo conto della biodiversità la sfida non è da poco.

Schalles: È importante considerare in modo funzionale la biodiversità, già nel momento in cui prende forma un progetto, e restare fedeli a tale approccio. Potremmo dire che è un altro ingrediente da aggiungere alla ricetta. Ma a noi progettisti piacciono le sfide… Dunque, la biodiversità non deve certo intimorire, anzi, è un tema appassionante. L’invito è allora quello di lasciarsi coinvolgere. 

SIA: Per quale motivo è così importante perseverare sul concetto di biodiversità?

Schalles: Spesso purtroppo è proprio la biodiversità a dover cedere il passo. Anche se, nel complesso, è dalla diversità che traiamo beneficio, è raro che se ne tenga conto in termini economici. Eppure, se si integrasse il concetto di biodiversità sin dall’inizio di un progetto, non bisognerebbe ricorrere in seguito ad altri sistemi artificiali, per raffrescare un ambiente, ad esempio. Per capirlo basta fare anche solo una volta l’esperienza di aspettare l’autobus sotto una tettoia di vetro o di metallo invece che sotto un albero. Inoltre, la biodiversità non è fatturabile; le api non pagano certo un affitto al metro quadrato per la superficie che si mette loro a disposizione. E, ad ogni modo, non pretendono neanche di avere una retribuzione in cambio del lavoro che fanno.

SIA: Secondo lei, il fatto di integrare la biodiversità in un progetto che opportunità offre ai progettisti?

Schalles: Se la biodiversità è ben integrata in un progetto, a livello funzionale, in seguito la manutenzione delle superfici sarà molto meno problematica poiché l’ecosistema si genera e si autorigenera. 

Secondo il World Economic Forum la perdita di biodiversità è uno dei cinque maggiori rischi globali. È quindi arrivato con urgenza il momento di dare più importanza alla biodiversità nel momento in cui si lavora alla progettazione di un’opera. 

SIA: Tuttavia, se si tiene conto della biodiversità nel momento in cui si progetta un’opera, ci si scontrerà, anche ed evidentemente, con alcuni ostacoli. Ci sono conflitti di obiettivi a questo riguardo?

Schalles: Nelle aree densamente popolate il suolo è una realtà piuttosto complessa. A volte è difficile piantumare, poiché nel sottosuolo c’è una fitta rete di condotte. In quel caso ci si trova improvvisamente confrontati con una complessità che forse all’inizio non ci si immaginava neppure. Inoltre, saper progettare tenendo conto della biodiversità presuppone un nuovo senso estetico.

SIA: Intende forse dire che abbiamo bisogno di una dose in più di coraggio per progettare spazi più «disordinati»? 

Schalles: Non lo esprimerei proprio in questi termini, ma è certo che, di regola, tendiamo a prediligere le linee diritte e i confini ben marcati. Siamo abituati a vedere le cose al loro posto, ordinate e pulite. Si sono però già fatti alcuni passi avanti in questo senso. Ora, ad esempio, nelle città si vedono sempre più piante, anche se sono sistemate nei vasi. Più che prediligere il disordine, direi che dobbiamo abbattere le barriere. La biodiversità non può crescere costretta in un recinto. Dobbiamo riflettere a come poter unire diversi ambienti e quali vie percorrere, in modo che non soltanto le persone siano libere di muoversi, ma anche le altre specie possano fare altrettanto. 

SIA: Ci sono delle cose che non si dovrebbero assolutamente fare quando si parla di biodiversità?

Schalles: Bisognerebbe evitare di collocare pannelli solari direttamente sul terreno. A questo riguardo è meglio «pensare in orizzontale», tenendo conto dei diversi strati: la biodiversità si trova al suolo, e i pannelli solari vanno installati al di sopra. È meglio, sia per la tecnica che per la natura. 

SIA: Il potenziamento delle energie rinnovabili viene spesso utilizzato come argomentazione contro l’Iniziativa biodiversità. È giusto secondo lei?

Schalles: Sono soddisfatta che la legge per l’elettricità sia stata approvata con quasi il 69 per cento dei sì. Per il progetto è stato facile trovare consenso poiché era legittimato sotto il profilo monetario. Purtroppo, non si tiene ancora sufficientemente in considerazione quanto sia utile la biodiversità sul piano economico. Eppure, entrambi i progetti di legge mirano a risolvere lo stesso problema, vale a dire garantire sul lungo periodo il benessere di noi esseri umani e del nostro ambiente. Ecco perché l’Iniziativa biodiversità è un importante complemento della legge per l’elettricità. L’una e l’altra vanno a braccetto, lo sappiamo bene. Per questo dobbiamo proteggere ciò di cui abbiamo bisogno.

Sarah Kristin Schalles, ing. arch. dipl., è stata eletta in veste di nuovo membro del Comitato SIA in occasione dell’Assemblea dei delegati tenutasi quest’anno, alla fine di aprile. La Schalles dirige l’«Association suisse pour des quartiers durables», ruolo che la vede confrontata con le attuali questioni legate allo sviluppo dei quartieri e alla sostenibilità. Sarah Kristin Schalles è anche responsabile dell’introduzione e della gestione della certificazione SEED. In veste di membro del Comitato, si adopera a favore dell’interdisciplinarità e della sostenibilità, impegnandosi altresì in seno al consiglio di esperti Clima ed Energia e per il Piano d’azione per il clima, l’energia e le risorse. 

Il 20 agosto 2024 si terrà in tedesco un corso SIA inForm dal titolo «Biodiversität im Siedlungsraum; Mehrwert planen, schaffen und messen» (biodiversità nello spazio urbano, pianificare, creare e misurare il valore aggiunto). Per saperne di più e iscriversi: https://biodiversitaet-siedlungsraum.events.sia.ch/

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