Mostra «Preludio ed Epilogo. Un’indagine su Asnago Vender a Como e Provincia»
La mostra dal 4 al 29 ottobre 2021 al Novocomum a Como approfondisce l’opera lariana di Mario Asnago e Claudio Vender, grandi architetti del movimento moderno ma, ciononostante, relativamente meno considerati dalla critica rispetto ad altri nomi contemporanei nel territorio comasco.
L’idea di questa mostra è nata nel 2019 e si inserisce in un progetto molto più ampio, denominato «Fisionomie lariane», avviato nel 2014 al fine di raccontare il territorio comasco da un punto di vista sia paesaggistico sia architettonico, attraverso una selezione di «casi-studio» effettuata trasformando categorie di ricerca in itinerari. In particolare, si è partiti dall’analisi della relazione fra il territorio e l’acqua, per poi approfondire, tramite la disamina delle «tracce» del territorio, il carattere infrastrutturale dello stesso, fino ad arrivare alle due categorie che maggiormente parlano di urbanità e architettura, vale a dire le attività e gli insediamenti. Partendo, quindi, da una visione generale, si è proceduto a un livello di approfondimento successivo, da cui è scaturita l’analisi dell’operato di Asnago Vender a Como e Provincia.
Il progetto, in realtà, non è nato con il fine dell’allestimento di una mostra, bensì come itinerario di approfondimento sull’operato dei due architetti; nel corso del suo sviluppo, tuttavia, il reperimento di materiali e oggetti inediti ha poi portato alla realizzazione della mostra stessa, che - non a caso - è intitolata «Preludio ed Epilogo», essendo emerso che le opere comasche di Asnago Vender sono state realizzate dai due autori all’inizio e alla fine della loro collaborazione, in un arco temporale compreso tra gli anni trenta e gli anni settanta. Nell’ambito del periodo considerato, i due architetti hanno affrontato il tema dell’abitare sia in senso collettivo sia nella forma meno esplorata della «villa», con architetture che hanno attraversato due epoche (quella a cavallo delle due Guerre e quella successiva), tenendo sempre fede, per dirla con Michele Pierpaoli, a «un principio di adeguatezza e misura, di regola e invenzione» ed essendo così «rappresentativi di una sorta di modernità nella modernità che ci fa avvertire una persistente attualità», pur essendo stati Asnago e Vender piuttosto restii a confondersi nel calderone dei dibattiti, delle teorizzazioni e dei gruppi.
Per l’allestimento sono stati selezionati dieci «casi-studio» raccontati attraverso le fotografie di Jacopo Valentini, le rappresentazioni grafiche di Andrea Tregnago e i testi della Commissione cultura istituita presso il locale Ordine degli Architetti.
La mostra, curata da Stefano Larotonda e Niccolò Nessi, è allestita in tre sale. La prima è l’atrio, in cui sono esposte le sedie, utilizzate come «traccia» dell’evoluzione del linguaggio dei due autori: si parte da una poltroncina di legno con braccioli trovata nella Villa Marelli, di fine anni venti, passando alla più conosciuta sedia «Moka» (nell’esemplare bianco completamente inedito: si tratta di un modello di studio prestato dall’Archivio Asnago Vender), arrivando alla versione della stessa realizzata con materiali innovativi e ad oggi in produzione.
Il tema delle sedie non è, peraltro, una mera questione di design, ma esprime plasticamente la rilevanza della mostra: l’importanza di avere pezzi singoli di questi due autori risiede nel fatto che essi permangono nel tempo e non sono obsoleti e lontani.
La valenza delle sedie quale simbolo dell’evoluzione del linguaggio è analizzata nel testo di Fulvio Irace, in cui viene analizzato il rapporto fra l’architettura ed il progetto di arredo nell’opera dei due architetti; nella parte superiore dell’atrio è altresì presente la selezione fotografica che ha seguito un approccio metodologico volto a cercare di rimanere il più vicino possibile ai contenuti rappresentati, cogliendo la dinamicità degli spazi.
Nella seconda sala sono presenti i disegni originali prestati dall’Archivio Asnago Vender, una pittura prestata dall’Archivio Asnago ed infine i due autoritratti degli autori.
L’archivio Asnago Vender ha seguito, nella scelta dei disegni da esporre, due direttrici: da un lato è stato evidenziato il carattere prettamente tecnico dei disegni, con la peculiarità che i due architetti disegnavano personalmente tutti i particolari, senza passare lo schizzo al disegnatore, garantendo così un’ideazione continua fino alla fine del processo realizzativo; dall’altro lato sono stati sottolineati e sintetizzati i temi progettuali cari ai due architetti e alla loro poetica: la composizione delle facciate, il rapporto dinamico delle piante e degli atri, la relazione fra le scale e il profilo della loro fruizione e il dettaglio dei serramenti.
Per quel che concerne la tecnica dei disegni, va rilevato come il tratto distintivo dei due architetti sia da individuarsi nell’utilizzo del carboncino colorato su lucido, con cui si realizza il connubio fra pittura e architettura: la tecnica in questione infatti è solitamente più utilizzata nella pittura, mentre in questo caso viene impiegata nel supporto della carta da lucido per analizzare i pesi ed i rapporti della composizione delle facciate.
La mostra mette in luce la grande passione che Asnago ha sempre avuto per la pittura, fin da ragazzo, quando dipingeva porte ed infissi, oltre che nei successivi anni all’Accademia di Belle Arti, fino all’ultimo periodo della sua vita quando, ormai libero dagli impegni come architetto, si è pienamente dedicato a tale forma espressiva. La pittura di Asnago – in gran parte tenuta custodita per sé in ragione del suo carattere schivo – ha avuto una grande evoluzione: partendo da un inizio quasi metafisico (legato a Sironi e Carrà) è poi passata ad una fase per così dire «disgregata», che si è svolta attraverso la rappresentazione di oggetti del quotidiano, di paesaggi e ritratti, sino ad arrivare a un’ultima fase della sua vita caratterizzata da una pittura molto informale, con sperimentazioni cromatiche che, forse, costituiscono il miglior tratto della sua pittura con una composizione sempre corretta e ben modulata nel colore. Talora nelle sue pitture Asnago riproduceva porzioni di case e di facciate, nonché oggetti (soprattutto termosifoni) e al contempo, nella sua architettura, era sempre presente una forte componente pittorica, in grado di riequilibrare da un punto di vista proporzionale le facciate, creando elementi non legati alle regole dell’architettura, ma alla percezione personale.
La contemporanea presenza degli autoritratti dei due architetti vale a parificarli anche sul piano visivo, così come è avvenuto per anni nella carta intestata dei due professionisti, in cui la congiunzione «e» fra i due cognomi era volutamente omessa, in modo tale da rendere l’idea di un unico soggetto: la stessa scelta è stata operata nella titolazione della mostra, per mantenere tale inscindibile coesione.
Infine nella terza sala è presente la sezione video interviste, che raccoglie i contributi (disponibili anche online) di diversi testimoni (eredi dei committenti, studiosi ed esperti); fra questi, vale la pena di rimarcare le parole di Cino Zucchi, secondo cui quelle di Asnago Vender «non sono architetture altisonanti, che fanno rumore, piuttosto silenti che non richiamano attenzione in maniera urlata e che si fanno notare per sovrapposizione di dissonanze», trattandosi di «architettura che non tenta di impressionarti al primo sguardo», ma che «necessita di una certa tranquillità per essere percepita nelle sue sottigliezze».
La sensazione che resta dopo la visita della mostra è di grande vitalità, in quanto l’esposizione offre alla città di Como le basi per rivolgere uno sguardo nuovo e di necessaria apertura su una pagina notevole dell’architettura del Novecento: si tratta di un’operazione non solo storiografica (dovendosi comunque ribadire il ruolo essenziale degli Archivi), ma anche di vero e proprio racconto dell’architettura attraverso la valorizzazione di un patrimonio a torto a volte dimenticato; opere essenziali al fine di conoscere e comprendere il territorio in questione oltre creare consapevolezza per confrontarsi con l’urgente tema del restauro del moderno.
PRELUDIO ED EPILOGO.
UN'INDAGINE SU ASNAGO VENDER A COMO E PROVINCIA
4 - 29 ottobre 2021 | Ingresso libero
Novocomum, viale Senigallia 1, Como
lunedì - venerdì | 9.30 - 18.30
fisionomielariane.it