SBB/CFF/FFS
Il design delle ferrovie svizzere in mostra a Zurigo
Tra uniformi, modelli di locomotive, cartelli di stazioni, manifesti, filmati e «pezzi» di treno, il Museum für Gestaltung vaglia l'identità visiva delle Ferrovie Federali Svizzere.
Al grido di «Die Schweizerbahnen dem Schweizervolk!» – le ferrovie svizzere al popolo svizzero! – il referendum del 1898 sancì la nazionalizzazione delle tante linee private presenti nel paese, portando alla nascita ufficiale delle SBB nel 1902. Da allora, le Schweizerische Bundesbahnen hanno svolto, in senso materiale e figurato, un importante ruolo di legante tra i vari cantoni, superando divisioni orografiche, linguistiche e culturali. In questa missione, un ruolo fondamentale è stato assunto dal design, come si può apprezzare nella mostra in scena in questi mesi presso la sede storica del Museum für Gestaltung di Zurigo, trasformato in una specie di stazione ferroviaria.
L’itinerario scelto da Andres Janser – il curatore – è molto eterogeneo, illustrando così gli svariati ambiti progettuali in cui le SBB si sono dovute cimentare, nonostante un nucleo importante sia dedicato – anche grazie alla ricca collezione del museo in questo campo – alla grafica in senso lato. Più che l’oggetto singolo, a interessare il visitatore della mostra dovrebbe essere infatti il programma di definizione della visual identity dell’azienda. Costruito a piccoli passi fin dall’inizio del secolo, tale programma subì una positiva svolta dagli anni Settanta in avanti, grazie al lavoro di Uli Huber (capo architetto), Markus Seger (capo della pubblicità) e Josef Müller-Brockmann. Quest’ultimo, tra le altre cose, era stato a capo della mitica rivista «Neue Graphik» con Richard Paul Lohse, Hans Neuburg e Carlo Vivarelli, punto di riferimento per la scuola grafica svizzera. Huber indicò l’orizzonte in cui muoversi: era convinto che, diversamente dalle aziende private, le SBB dovessero avere un profilo visivo riservato, perché «modern heisst nicht modisch»: essere moderni non vuol dire essere alla moda.
Müller-Brockmann studiò allora un nuovo Manuale per il design delle SBB, che faceva tesoro delle molte esperienze coeve sul tema. Nel 1965, con un’esposizione al Design Centre di Londra, la British Rail aveva ad esempio presentato un innovativo Corporate Identity Manual, e qualcosa di simile fecero le ferrovie olandesi (con il manuale Spoorstijl, traducibile come «Stile ferroviario»), le ferrovie tedesche (1970) e danesi (1974). Questi passaggi, che collocano l’esperienza svizzera in un’ottica internazionale, sono ben descritti nel saggio di Andres Janser, che introduce la ristampa del Design Manual for the Swiss Federal Railways di Josef Müller-Brockmann, pubblicata oggi da Lars Müller (222 pp., 45 Euro).
Oltre a mettere a punto la lunga serie di pittogrammi, icone, colori, caratteri tipografici e griglie grafiche che consentono al passeggero di orientarsi nella rete ferroviaria, Müller-Brockmann fu anche chiamato a perfezionare il logo delle SBB, ideato qualche anno prima da Hans Hartmann come una croce bianca (icona della Svizzera) con due frecce ai lati a suggerire il movimento. Tra i molti progetti degni di nota, spicca la decisione degli anni Ottanta di stampare, sulla copertina dell’orario ferroviario cartaceo, un’opera d’arte diversa ogni sei mesi (scelta tramite concorso), invece di rigorose copertine monocrome. Poiché ne venivano stampate centinaia di migliaia di copie, tale pubblicazione divenne una piattaforma per la diffusione dell’arte contemporanea in Svizzera.
In mostra non c’è però soltanto la grafica, ma anzi una lunga successione di temi progettuali, illustrati da fotografie, modellini, disegni, oggetti reali e riproduzioni al vero. Ovviamente non manca il celebre orologio delle SBB, concepito nel 1944 dall’ingegnere zurighese Hans Hilfiker, e perfezionato qualche anno dopo. La nitidezza e l’ordine del quadrante, ben leggibile anche nella corsa trafelata verso un treno, fu infatti completata nel 1953 con la lancetta dei secondi, rossa come la bandiera nazionale e rassomigliante alla paletta di un ferroviere. Non tutti sanno che la lancetta impiega solo 58 secondi per compiere il suo giro, fermandosi un po‘ di più alla partenza, in modo da fare partire i treni in preciso orario.
Ma l’utilizzo dell’orologio di Hilfiker non è stato limitato alle stazioni: nel 1986 il gruppo Mondaine ne comprò i diritti per commercializzare anche orologi da polso, che – non solo in Svizzera – molti indossano. Qualche anno fa, la sua essenzialità ha fatto breccia anche sui designer di Apple, che l’hanno copiato e inserito su Ipad e Iphone. Ne è derivata una diatriba legale, poi placata da un accordo a suon di milioni (si dice ventuno).
Con un salto di scala, la mostra mette poi l’accento sulle gigantesche infrastrutture che rendono possibile il traffico: dopo la prima guerra mondiale cominciò infatti l’elettrificazione della linea che caratterizza ancora oggi il volto del paese, con la sparizione delle locomotive a vapore (e relativo fumo) e la comparsa di piloni e fili lungo i binari, nonché di nuovi impianti idroelettrici per sostenere i consumi. Le fotografie di Georg Aerni documentano invece una piccola parte dei 6’000 ponti che uniscono la difficile orografia elvetica, dando forma a un rapporto tra natura e ingegneria caratteristico del paesaggio elvetico.
Passando attraverso uniformi dei ferrovieri, modelli di locomotive, cartelli di stazioni, manifesti, filmati e «pezzi» di treno (ci si può accomodare su veri sedili, oppure affacciarsi al bar di bordo), il visitatore si imbatte anche nella curiosa riproduzione in scala di un «Circarama», un sistema di proiezioni a 360 gradi concepito da Walt Disney negli Stati Uniti, che venne esposto alla celebre Expo di Losanna nel 1964 per illustrare la magia delle ferrovie svizzere. Completa il viaggio un approfondimento sulle prospettive future, in un paese che detiene – con 1,25 milioni di passeggeri – la più elevata densità di treni in Europa. Tra gli studi sul tavolo, il progetto «Cargo sous terrain» mira all’automazione del traffico merci in tunnel sotterranei entro il 2035.
Dove e quando
Zurigo, Museum für Gestaltung
fino al 5 gennaio 2020
Maggiori informazioni qui