«Cultura della costruzione»: riflessioni aperte da Mendrisio
Dalla presentazione del volume «Cultura della costruzione: qualità e critica» a Mendrisio, sono emersi importanti temi sul progetto e il territorio.
Nel nuovo campus del Dipartimento ambiente costruzione design della SUPSI a Mendrisio, si è svolta, lo scorso 2 maggio 2022, la presentazione di «Cultura della costruzione: qualità e critica / Baukultur: Qualität und Kritik / Culture du bâti : qualité et critique», progetto editoriale innovativo, promosso dalla casa editrice espazium. Il volume – in tre lingue – è stato realizzato con la collaborazione congiunta delle quattro redazioni (TEC21, ARCHI, TRACÉS, espazium) secondo una visione unitaria – sottolinea Marc Frochaux, direttore della rivista TRACÉS.
Introdotto da Franco Gervasoni, direttore generale SUPSI, e moderato da Stefano Milan – vicedirettore della rivista ARCHI –, l’incontro ha affrontato i temi della qualità dell’architettura costruita, focalizzando l’attenzione sul problema del metodo e dei criteri di valutazione. Se già 2000 anni fa Vitruvio ragionava e scriveva sulla Firmitas, Utilitas e Venustas dell’architettura, come possiamo oggi utilizzare gli otto criteri proposti dal Sistema Davos (SDQ)1 per «trattare in termini oggettivi la cultura della costruzione di qualità e approfondirne scientificamente il concetto»? Governance, Funzionalità, Ambiente, Economia, Diversità, Contesto, Genius Loci e Bellezza possono – attraverso lo strumento del SDQ – dare indicazioni e avvicinare l’opinione pubblica al dibattito. Ma questo, da solo, non può essere sufficiente: il ruolo della critica – ricorda ancora Frochaux – è fondamentale per «confrontare le intenzioni dei progettisti con la realtà costruita, lo spazio progettato con lo spazio vissuto».2
Spostando, quindi, il focus dalla teoria alla pratica, una parte consistente della pubblicazione e della presentazione del 2 maggio è stata dedicata ampiamente ai progetti realizzati. Progetti che la redazione (anzi, le quattro redazioni) con grande senso di responsabilità e competenza, ha selezionato sulla base di criteri diversi e il comune intento di mostrare delle buone pratiche del costruire: da come si percepiscono le grandi infrastrutture (la linea ferroviaria Alptransit, esposta da Valeria Gozzi), ai temi urbani e ambientali (la foce del fiume Cassarate a Lugano, presentato da Graziella Zannone Milan), ma anche alle architetture del Novecento, come la Kongresshaus di Zurigo, selezionato da Judit Solt per la sua moderata modernità, a cavallo tra passato e futuro. Casi reali, emblematici e molto diversi tra loro, ma senz’altro accomunati dal fatto di esprimere – nella loro concretezza e fisicità – delle soluzioni positive ai bisogni primari dell’uomo.
A conclusione della giornata, la riflessione di Roman Rudel (direttore ISAAC e ricerca DACD) sull’importanza della sostenibilità e del progetto inteso anche come paesaggio non costruito, ha lasciato spazio a un dibattito stimolante, aperto e rivolto a tutti sulla cultura del territorio e sul nostro futuro.
Note
1Sistema Davos per la qualità nella cultura della costruzione – Otto criteri per una cultura della costruzione di qualità, Berna, Ufficio federale della cultura UFC, 2021.
2 Marc Frochaux, «Cultura della costruzione: qualità e critica / Baukultur: Qualität und Kritik / Culture du bâti : qualité et critique», espazium, Zürich 2022, p.11.