Prin­ci­pi e stra­te­gie tra pro­get­to e can­tie­re

Il co-curatore Carlo Nozza introduce le tematiche del primo numero di Archi 2025, evidenziando la necessità di un approccio innovativo alla progettazione e costruzione, puntando su sostenibilità e circolarità. 

Data di pubblicazione
10-02-2025

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«Future architectural analyses ought to concentrate not on buildings themselves, but rather on the way by which buildings are made – research, materials, methods, machines, mechanics, planning – and that new methods of training, study and research would have to be developed for this». Konrad Wachsmann, 1961

L’intenzione iniziale che lega le interviste raccolte in questo numero è mettere in luce alcuni aspetti culturali e procedurali specifici della pratica della progettazione architettonica e della costruzione, attraverso il dialogo con quattro protagonisti del dibattito contemporaneo: l’architetto Eduardo Souto Moura, tra gli altri Premio Pessoa 1998 e Pritzker 2011, gli architetti Gustav Düsing e Max Hacke Premio Mies van der Rohe 2024, e l’ingegnere Neven Kostic, laureato al POLIMI e dottore presso l’EPFL.
Si è voluto così argomentare la necessità di promuovere alcune strategie innovative concrete per progettare e costruire edifici sempre più responsabili, concepiti fin dall’inizio come potenzialmente sostenibili e circolari.
Dalle interviste emergono riferimenti culturali diversi, nuovi spunti di riflessione e strumenti pratici non comuni che intercettano nel panorama culturale contemporaneo i punti di incontro tra arte, cultura e scienza per agire nel prossimo futuro in modo sempre più consapevole.
L’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile è caratterizzata da alcune tappe principali che progressivamente hanno permesso di tradurre il buon senso, il sentire collettivo e il saper fare tradizionale in strategie industriali e governative e quindi trasferirle in diversi campi di ricerca progettuali e tecnologici avanzati.
Le interviste qui raccolte hanno avuto luogo a Porto, Braunschweig e Zurigo nell’ottobre 2024 e fanno parte di una più ampia ricerca in corso. Durante la preparazione ho voluto coordinare alcuni temi comuni con l’obiettivo di mettere in evidenza per i lettori, gli addetti ai lavori e gli studenti la possibile e sempre più auspicabile correlazione strutturante tra la progettazione architettonica e quella specialistica. Dai dialoghi spontanei emerge con evidenza l’affinità complementare e concreta tra il punto di vista degli architetti e quello dell’ingegnere intervistati, in particolare quando si è parlato di strumenti e metodi innovativi, oppure dei principi della progettazione sostenibile e circolare.
 

Rapporto Brundtland

Nel 1987 Gro Harlem Brundtland, presidente della World Commission on Environment and Development, istituita nel 1983 sotto l’egida delle Nazioni Unite, presenta il rapporto Our common future, formulando le linee guida per lo sviluppo sostenibile. Il documento nasce in un periodo storico cruciale, caratterizzato da crescenti preoccupazioni globali riguardo l’impatto delle attività umane sull’ambiente e sullo sviluppo economico. Il contributo più significativo del Rapporto Brundtland è la definizione di sviluppo sostenibile, descritto come l’insieme delle attività che «soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie aspettative».
Questo nuovo concetto rappresenta una svolta culturale perché, considerando simultaneamente aspetti economici, sociali e ambientali, pone per la prima volta in stretta relazione lo sviluppo economico con la tutela dell’ambiente.
Il Rapporto Brundtland non è solo un documento storico, ma una vera e propria sfida, ancora oggi aperta, che continua a orientare il nostro modo di pensare al rapporto tra sviluppo umano e salvaguardia del pianeta. La sua principale eredità è la consapevolezza che per transitare verso un mondo più equo e sostenibile dobbiamo pensare e agire in modo olistico, considerando simultaneamente le ricadute delle nostre scelte e delle nostre azioni in termini di coesione sociale, tutela ambientale  ed economia circolare.

 

Agenda ONU 2030

Nel 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta l’Agenda 2030 che rappresenta un progetto globale estremamente ambizioso e articolato, concepito per trasformare radicalmente il nostro approccio allo sviluppo e fornire un modello condiviso per la pace e la prosperità per le persone e il pianeta, ora e in futuro. L’agenda nasce dalla consapevolezza che i precedenti modelli di sviluppo globale erano insufficienti a rispondere alle crescenti sfide sociali, ambientali ed economiche del pianeta ed è articolata in «17 Obiettivi di sviluppo sostenibile» che nell’insieme sono un invito urgente all’azione da parte di tutti i Paesi, sviluppati e in via di sviluppo, in una partnership globale. Riconoscono che porre fine alla povertà e ad altre privazioni deve andare di pari passo con strategie che migliorino la salute e l’istruzione, riducano le disuguaglianze e stimolino la coesione sociale e la crescita economica, questo affrontando il cambiamento climatico in atto e le questioni tematiche correlate, tra cui preservare i nostri oceani, le nostre foreste, le risorse naturali come l’acqua, sviluppare le energie rinnovabili e pensare processi più efficienti per governare l’urbanizzazione, i trasporti e le infrastrutture in generale, la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico.
In particolare, per quanto concerne il campo della progettazione architettonica e delle specialità, l’obiettivo n. 11 punta a creare condizioni di vita sostenibili nelle città e nelle comunità. Agire in modo sostenibile nei territori e nelle città, significa adottare strategie che assicurino un’equa distribuzione delle condizioni di benessere e promuovano con azioni pratiche il miglioramento della qualità della vita nel rispetto delle caratteristiche dei diversi organismi sociali, sempre quando possibile attraverso strategie circolari.
L’Agenda 2030 non è semplicemente un documento programmatico, ma un vero e proprio contratto sociale globale che richiede un profondo ripensamento dei nostri modelli di sviluppo, ponendo al centro la sostenibilità ambientale, l’equità sociale e la prosperità economica. La sua vera sfida non risiede nella definizione degli obiettivi, quanto nell’impegno costruttivo da parte di tutti per tradurli in azioni concrete e condivise.
 

New European Bauhaus

Nel 2015 l’Unione Europea approva il Piano d’azione per l’economia circolare e nel 2020 annuncia l’iniziativa New European Bauhaus che offre all’Europa l’opportunità di dimostrare il potenziale dell’economia circolare per guidare la transizione ormai non più rimandabile. Adottare un’economia circolare significa promuovere processi rigenerativi sulla base della riduzione drastica dei rifiuti e dell’inquinamento, il mantenimento degli elementi e dei materiali in uso e la rigenerazione dei sistemi e delle risorse naturali del Continente.
Il New European Bauhaus è un acceleratore e una rete allo stesso tempo, intende generare uno spazio di incontro per recuperare e innovare pratiche sostenibili e progettare modi di vivere migliori, intercettando nel panorama culturale contemporaneo i punti di incontro tra arte, cultura e scienza. Offre l’opportunità di elevare il discorso sull’economia circolare dalla generica economia delle risorse, a un progetto con chiare ambizioni sociali e risonanza culturale diffusa.
L’intenzione è costruire un futuro sostenibile attraverso creatività, innovazione e immaginazione per realizzare luoghi e spazi capaci di reinventare come vivere meglio insieme, rispettando l’ambiente che ci circonda.
Il metodo è collegare l’innovazione alla qualità della vita dei cittadini che abitano sia nelle città, sia in luoghi meno urbanizzati. L’obiettivo è guidare il pensiero, ispirare comportamenti, coinvolgere gli stakeholder e sensibilizzare i mercati per rendere possibili azioni pratiche e nuovi modi di vivere nel rispetto del patrimonio culturale materiale e immateriale europeo. Ad esempio, le ricerche in corso sui biomateriali, nella produzione additiva, nella fabbricazione digitale e nell’applicazione dell’intelligenza artificiale stanno sbloccando enormi nuove possibilità, molte delle quali ancora ignote.
Se vogliamo un’economia circolare sicura, sana e rigenerativa, i materiali sono importanti e gli innovatori devono comprendere, prevedere e rispondere alle implicazioni sistemiche delle loro invenzioni. Oggi ci troviamo di fronte all’opportunità di rompere con le pratiche degli ultimi decenni, mettendo in discussione il modo in cui creare nuovo valore per la società, ad esempio nell’innovazione della produzione off-site, nel movimento dei maker, nella riproposizione attiva del diritto alla salvaguardia e alla riparazione.
Il New European Bauhaus, combinato con l’economia circolare, è un’opportunità per dimostrare il potenziale impatto tecnologico e sociale della costruzione circolare. Quanto al metodo, nel contesto delle sfide contemporanee, la collaborazione multidisciplinare è indispensabile. Nessun attore, settore o governo ha una risposta pronta o può fare da solo, occorre quindi creare le condizioni affinché individui e comunità diversi possano lavorare insieme in modo dinamico per cambiare sistemi e processi di impiego delle risorse. Qui l’Europa ha un ruolo chiave da svolgere nel creare spazi in cui diversi attori e stakeholders possano riunirsi con la libertà e la sicurezza di sperimentare, uniti attorno a una visione o una sfida comune.
Nelle intenzioni, è un’opportunità per mettere in dialogo tra loro persone, tecnologie, urgenze del nostro tempo, dimostrando che un futuro diverso e migliore è possibile.
 

Dichiarazione di Davos e Baukultur

Nel 2018 in Svizzera, al 48° World Economic Forum, è stata adottata la Dichiarazione di Davos «Verso una Baukultur di qualità» che rappresenta un documento fondamentale sulla rivalutazione del patrimonio culturale e del suo ruolo nello sviluppo sostenibile. Sulla base di questa dichiarazione, nel 2023 la Conferenza dei ministri europei della Cultura ha adottato il Memorandum di Davos per la cultura della costruzione con il quale la politica, l’economia e la società civile si sono impegnate a promuovere le migliori condizioni per realizzare città, contesti rurali e paesaggi ben concepiti, più vivibili e accoglienti o per trasformare gli esistenti in modo sostenibile e responsabile. Il modo di azione individuato è implementare strategie di pianificazione e costruzione che si pongano come obiettivo primario il raggiungimento di una cultura della comprensione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale in modo sempre più diffuso.
La Dichiarazione di Davos non è un semplice documento programmatico, ma ridefinisce il ruolo del patrimonio nel XXI secolo. La vera novità sta nel considerare il patrimonio culturale non come un reperto statico da conservare, ma come un organismo vivo, capace di generare sviluppo, identità e innovazione.
La strategia di azione Baukultur, come è stata denominata dall’Ufficio federale della cultura svizzero, rappresenta una prospettiva olistica sulla cultura del costruire che integra aspetti estetici, funzionali, sociali e ambientali. Il termine tedesco «Baukultur» può essere tradotto letteralmente come «cultura del costruire», ma racchiude significati molto più profondi. Mira a mantenere, sviluppare o creare luoghi sostenibili, sicuri, confortevoli e sani. Baukultur, promuove un approccio integrato che considera la progettazione e la realizzazione di spazi come un’espressione culturale complessa, mira a favorire la convivenza democratica e inclusiva delle persone nell’ambiente costruito, tenendo anche conto del patrimonio edilizio esistente e del suo valore materiale e culturale. Non significa quindi solo prevedere di costruire il nuovo, ma anche di proteggere, mantenere e riqualificare l’esistente, perché permanga vivo e attivo.

Innovazione dei processi e dei metodi circolari

Innovare i processi e i metodi costruttivi oggi significa anche promuovere strategie per realizzare edifici sempre più responsabili, concepiti fin dall’inizio come potenzialmente circolari.


Economia circolare

L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, manutenzione, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono reintrodotti nel ciclo produttivo, laddove possibile con il riciclo e in questo modo si possono riutilizzare, generando ulteriore valore. 
 

Costruzione circolare

Nel 2015 il Parlamento Europeo ratifica il Piano d'azione per l'economia circolare che chiede l’adozione di misure contro l'obsolescenza programmata dei prodotti, strategia propria del modello economico lineare fondato sul tipico schema «estrarre, produrre, utilizzare e gettare».[1]
La costruzione circolare mette in pratica i principi dell’economia circolare per la transizione del settore delle costruzioni da lineare a circolare, quindi la programmazione della manutenzione dei manufatti o dei materiali impiegati, oppure il loro riuso o riciclo al termine del ciclo di vita.
L’adozione della costruzione circolare porta numerosi vantaggi: riduce drasticamente la produzione di rifiuti e l’estrazione di nuove risorse, può generare risparmi significativi attraverso il recupero e il riutilizzo dei materiali e crea nuove opportunità di business nel campo del recupero e della rigenerazione dei materiali edili.
Per essere sostenibile sin dalla fase della progettazione, la costruzione circolare deve includere la valutazione del ciclo di vita e dell’impatto ambientale di ciascuna decisione inerente la scelta dei materiali e degli elementi da impiegare e inoltre prevedere di programmare da subito lo smontaggio degli elementi e dei materiali per il riuso, il riciclo, oppure lo smaltimento finale consapevole.

Reversibilità

Reversibilità nella progettazione architettonica significa intendere gli edifici e i paesaggi che li contengono non solo come realtà permanenti o immutabili, ma anche come organismi dinamici capaci di evolversi e trasformarsi nel tempo. La progettazione che può supportare tali processi è intesa come l’acceleratore chiave dell’economia circolare nel campo della costruzione. La reversibilità implica pensare un edificio come se fosse un set di costruzioni, dove ogni elemento può essere separato, riconfigurato e riutilizzato in modi diversi permettendo il recupero dei suoi componenti per un successivo riutilizzo nel tempo. Per l’assemblaggio delle diverse parti si privilegiano collegamenti meccanici come bulloni, viti o sistemi a incastro.
Il futuro della reversibilità è strettamente legato all’evoluzione delle tecnologie costruttive e alla crescente consapevolezza ambientale. Possiamo immaginare città dove buona parte degli edifici non vengono più demoliti, ma continuamente trasformati e adattati, creando un ambiente urbano più sostenibile e resiliente.

Progettazione passiva

La progettazione energetica passiva è una strategia che sfrutta le condizioni naturali dell’ambiente per ottimizzare il comfort degli edifici minimizzando il consumo energetico. Permette di progettare edifici che, come organismi viventi, interagiscono naturalmente con l’ambiente circostante.
Il futuro si sta evolvendo verso l’integrazione con tecnologie smart e sistemi di monitoraggio avanzati per realizzare edifici che sempre meglio si adattano anche in modo automatico alle condizioni ambientali, proprio come un organismo vivente risponde ai cambiamenti del suo habitat.
La progettazione energetica passiva, che affonda le sue radici nel sapere e nella pratica tradizionali, rappresenta una delle chiavi per costruire un futuro più sostenibile, dove gli edifici non sono più consumatori passivi di energia, ma partecipano attivamente nell’ecosistema urbano.

Costruzione modulare

La progettazione modulare integrata e la produzione off-site in generale riducono al minimo il numero di componenti da assemblare in loco, migliorano la qualità degli elementi prodotti e garantiscono il miglior controllo del ciclo di vita dei materiali impiegati. L’equilibrio tra il numero ottimale di componenti necessari per la costruzione e la loro varietà, generalmente, produce un buon esito per quanto riguarda sostenibilità, semplicità di progettazione, dando di conseguenza luogo a costruzioni più efficienti, sostenibili, facili e rapide da assemblare e quindi spesso più economiche.
Questo processo affonda le radici nella tradizione e in prospettiva sarà sempre più comune, anche nel caso in cui si prevedano componenti molto specifici e in alcuni casi customizzati, che verranno facilmente prodotti grazie alla fabbricazione digitale quando questa sarà in grado di ridurre significativamente tempi e costi di produzione e, al contempo, innalzare la qualità e durabilità di ciascun materiale o componente. L’assemblaggio robotizzato con droni e giunti semplici o adattivi è la prossima frontiera.
I sistemi modulari in genere riducono i tempi di costruzione e per la loro stessa natura sono particolarmente adatti a essere impiegati nei processi di produzione circolare e a mantenere il proprio potenziale di riutilizzo nel prossimo futuro.

Costruzione leggera

L’evoluzione della costruzione leggera tradizionale nei paesi industrializzati promuove la combinazione tra economia di mezzi, modularità, efficienza, flessibilità e scalabilità, con alcune istanze ecologiche fondamentali come il controllo del ciclo di vita dei materiali e dei processi, il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra.
Il principio fondamentale è ottenere la massima prestazione costruttiva con il minimo impiego di materiale. Le ricerche più recenti in questo campo si concentrano nel migliorare i processi o individuarne dei nuovi che richiedano meno materiale, meno energia, meno tempo di assemblaggio, utilizzino meno risorse, generino meno rifiuti e riducano di conseguenza l’impronta di carbonio. Per ottenere un’architettura più sostenibile, la leggerezza è dunque un tema chiave a tutti i livelli, dalla progettazione delle fondazioni alle fasi successive.

Design for disassembly

È l’approccio progettuale che considera lo smontaggio di un edificio o di un prodotto come parte integrante del suo ciclo di vita fin dalla fase di progettazione iniziale. Lo smontaggio è l’azione non distruttiva di separazione di un elemento assemblato nei materiali o componenti primari che lo costituiscono. Consente di riutilizzare o riciclare i materiali o gli elementi costruttivi senza disperderne l’embodied energy, oppure di procedere con lo smaltimento finale responsabile.
Ancora oggi la maggior parte degli edifici è progettata per essere costruita, ma non per essere smontata per recuperare i componenti e i materiali impiegati. In molti di questi casi si tratta di costruzioni chiuse, non ordinate in livelli, che non consentano facili modifiche nel tempo e lo smontaggio finale. I materiali impiegati sono molto spesso difficili o impossibili da separare per poterli poi inviare ai processi di riciclaggio.
Il primo passo verso la gestione programmata dell’edificio nel tempo è quindi distinguerne i diversi livelli della costruzione, separando fisicamente e secondo una precisa sequenza di assemblaggio quelli a ciclo di vita lungo, da quelli a ciclo di vita breve. Mentre in generale la struttura portante di un edificio ha una durata media di servizio tra 80-100 anni, comunemente gli impianti e l’involucro esterno hanno un ciclo di vita medio di 20-50 anni. Allo stesso modo, in genere gli impianti richiedono una manutenzione straordinaria almeno parziale dopo 15 anni di esercizio, mentre in genere l’articolazione interna dello spazio viene adattata da chi la abita con la frequenza di 5-10 anni.[2]
La durabilità e circolarità degli edifici non è quindi solo correlata a quella dei loro materiali, ma principalmente al modo in cui questi vengono progettati e poi assemblati per rispondere al variare delle esigenze d’uso nel tempo.

 

Note

 

[1] AA.VV., The European Commission circular economy action plan, World Business Council for Sustainable Development, Genève 2020.

[2]  S. Brand, How Buildings Learn: What Happens After They’re Built, Penguin Books, New York 1994.

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