Moda monumentale
Moda e architettura
La moda e l’architettura giocano volentieri al gatto col topo: si ispirano reciprocamente, a volte si incrociano e non smettono mai di flirtare.
«Se non fossi diventato stilista, avrei certamente fatto l’architetto»: sin dal suo debutto nel 1998, Jérôme Dreyfuss ribadisce la sua passione per l’architettura. Una passione appagata dedicando intere ore alla concezione dei suoi nuovi uffici parigini dove dominano il vetro, il legno e il cemento. La sua ossessione per l’energia che scaturisce dalla costruzione di un edificio e, per estensione, di un quartiere o di una città, nutre la sua ispirazione riflettendosi anche nelle sue collezioni di accessori. E non è il primo a cui capita. Spesso dipinta come il parente povero dell’architettura – priva dell’ingegneria ma con in più la superficialità dell’effimero – la moda è sempre stata intrinsecamente legata alla sua cugina monumentale delle arti maggiori.
Dodici abiti "inindossabili" in materiali contemporanei
Molto prima di dedicarsi, negli anni '90, al racconto delle sue vite precedenti, lo stilista spagnolo Paco Rabanne inizia la sua carriera studiando architettura presso l’École nationale supérieure des beaux-arts di Parigi, studi finanziati producendo disegni per delle case di moda. Ed è proprio con la moda che farà la sua rivoluzione, all’inizio degli anni '60, creando abiti dalle linee geometriche in maglia metallica e in cuoio rivettato. Futurista, la sua prima collezione, Manifeste, propone coraggiosamente «dodici abiti "inindossabili" in materiali contemporanei». A metà strada tra architettura e moda, il suo stile provoca, sciocca e seduce le celebrità. Françoise Hardy è la prima a osare indossare pubblicamente creazioni di Paco Rabanne, seguita più recentemente da eccentriche star americane della musica pop come Lady Gaga e Katy Perry. La prima scena del film Qui êtes-vous, Polly Maggoo? di William Klein (1966) si apre con una sfilata di moda ispirata a Paco Rabanne: di fronte a redattrici di moda sbalordite, le modelle sfilano in abiti rigidi ritagliati da lamine di metallo. Critica sferzante o lusinghiera – ognuno è libero di interpretare la scena secondo i propri criteri.
Due discipline diametralmente opposte e tuttavia affini
Tutto comincia generalmente con una deflagrazione artistica o intellettuale, un postulato all’incrocio tra materiali e colori, o il loro esatto contrario. È proprio dalla ricerca e dall’esplorazione dell’infinità di sfumature che nasce lo stile. Nella moda come nell’architettura, il passaggio dalla rappresentazione grafica in 2D alla fabbricazione in 3D richiede un perfetto controllo della tecnica. «Entrare in un edificio o infilarsi una giacca: entrambe le azioni implicano un’interferenza con la materia. È necessario relazionarsi con l’ambiente, viverlo dall’interno»: Jean Nouvel, superstar dell’architettura internazionale, in un’intervista concessa a «Lumières de la Ville» nel marzo del 2018 non esita a fare un parallelo tra le due discipline. A questo proposito Pierre Hardy, designer a capo di un impero delle calzature, propone una variante ne «L’Express Styles» del mese di maggio dello stesso anno: «La geometria è parte integrante della costruzione di una scarpa e della costruzione in generale. Tuttavia, le problematiche sollevate sono opposte: la calzatura sostiene l’anatomia mentre l’architettura vi costruisce intorno».
Fascino irresistibile e geometria minimalista
Considerato uno dei designer più all’avanguardia della sua generazione sin dalle sue prime collezioni, ispirate all’architettura e alle nuove tecnologie, il creatore turco Hussein Chalayan, diplomato presso la Central Saint Martins School di Londra, spinge il discorso ancora oltre. La sua firma, indelebilmente segnata dal marchio della sua gonna Coffee Table nel 2000, lo catapulta immediatamente nella categoria di coloro che scrivono la storia della moda. Furiosamente moderno, questo capo modulabile che si trasforma in tavolino nomade ammicca contemporaneamente, con i suoi cerchi di vimini, alla struttura della crinolina del XIX secolo. Lo stesso anno, la sua collezione Before minus now propone una serie di abiti realizzati in collaborazione con lo studio di architettura londinese B Consultants. Sulla scia di queste creazioni concettuali senza limiti, il designer britannico Gareth Pugh segue le sue orme coltivando il gusto della dismisura con colletti strutturati XXL e spalle sapientemente costruite come opere d’arte. Le sue sagome monumentali tendono a un equilibrio tra fascino irresistibile e geometria austera. Un approccio radicale che ricorda quello adottato in passato da Le Corbusier, il cui stile personale e la cui opera, sotto un design dalle linee minimaliste fatto di angoli duri e curve, sono in costante dialogo con la moda e ricordano, con i loro tocchi cromatici, gli abiti di Yves Saint Laurent inspirati a Mondrian.
Rare nella moda come nell’architettura, le donne non hanno ancora detto l’ultima parola. Eccezione che conferma la regola, l’architetta contemporanea Zaha Hadid, che non esita a entrare nel terreno delle grandi marche come Louis Vuitton, Adidas o Lacoste. Entrambe riflessi della società, le due discipline si rilanciano la palla trascrivendo le tendenze culturali ed economiche del momento. Mentre la coscienza umana s’eleva di fronte all’urgenza delle sfide ambientali con le quali è confrontata, la moda e l’architettura si imbarcano insieme in una nuova crociata: creare e reinventare il mondo di domani.
Dopo una formazione in disegno di moda in Ticino, Alexandre Lanz ha continuato a esplorare con passione il mondo della moda e la sua storia diventando giornalista e in seguito caporedattore di diverse riviste specializzate nel settore della Svizzera romanda. Oggi scrive per numerose pubblicazioni in Svizzera e in Francia.
Moda e architettura
Con «Prada Experience», a cura degli architetti Yony Santos e Giacomo Ortalli, espazium.ch lancia una nuova serie di contenuti pubblicati esclusivamente online: dossier aperti e arricchiti regolarmente da nuovi contributi che affrontano aspetti attuali della cultura della costruzione.
La serie comprende:
- L'architettura non è più di moda – di Yony Santos
- I molteplici volti delle fondazioni private – di Gabriella Lo Ricco
- Moda, architettura e spazio interno: l'insegnamento della HEAD – intervista a Jean-Pierre Greff e Javier Fernández Contreras
- Gli epicentri di OMA e Herzog & de Meuron – di Giacomo Ortalli
- The Prada Vibe: Cultura Urbana per la Città Globale – di Silvia Micheli
- Moda monumentale – di Alexandre Lanz
- Il codice Prada – di Frederico Tranfa | Edizione del 18 dicembre 2019
Volete contribuire a questo dossier con un articolo? Scrivete a web [at] espazium.ch