Re­cen­sio­ne a «Ro­ber­to Men­ghi ar­chi­tet­to e de­si­gner. Ap­pro­fon­di­men­ti»

Data di pubblicazione
07-05-2024

Progettista politecnico a tutto tondo – «dal cucchiaio alla città» per citare il celebre slogan di Ernesto Nathan Rogers – Roberto Menghi (1920-2006) è una figura ancora poco studiata e non molto conosciuta rispetto a molti altri architetti della sua generazione – da Castiglioni a Zanuso, da Gardella a Caccia Dominioni – attivi in quel fervente periodo per l’architettura milanese che fu la ricostruzione del dopoguerra. E da lì negli anni a venire.

Il volume a cura di Carlo Gandolfi e Martina Landsberger colma, quindi, un’importante lacuna storiografica e pone, per così dire, una pietra miliare nella ricerca: restituisce, con precisione critica, la centralità di un architetto prolifico, che lavora in diversi ambiti e su diverse scale (design, allestimenti, architettura, urbanistica); offre una chiave interpretativa corale, a più voci, su un’opera ricca e complessa, a partire dai documenti di archivio, custoditi al CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma – dove è conservato il fondo Roberto Menghi, ma anche attraverso la lettura diretta delle sue opere realizzate.

Punto di forza della monografia il gruppo di ricerca interdisciplinare che approfondisce le diverse sfaccettature dell’opera di Menghi: tra i numerosi saggi, Giampiero Bosoni indaga il tema del design e degli allestimenti espositivi (insieme ad Antonio Aiello), Maria Vittoria Capitanucci il contesto storico-culturale in cui lavora, Maura Percoco affronta il tema del guscio e della casa-tenda, Martina Landsberger analizza l’atto di abitare attraverso il delimitare e il recinto, mentre Michele Caja allarga il campo alle diverse scale del progetto urbano (il piano urbano per Tel Aviv, Les Halles di Parigi, San Lorenzo a Milano). Completano il testo una serie di apparati e inediti capitoli di approfondimento come quello dedicato alla Biblioteca di Lenno, sul lago di Como, interessante progetto di ristrutturazione e cambio d’uso di un’antica filanda.

Studiare Roberto Menghi oggi, tramandandone il rigore professionale, attraverso le sue opere, amplia il punto di vista sul clima culturale di Milano nel secondo Novecento, crocevia di sperimentazioni e innovazione, epicentro di opportunità di lavoro, di dibattiti intellettuali tra artisti, filosofi, scrittori, editori e letterati. Ma ci offre anche «una riflessione più ampia sul senso della professione e sul come, nel caso degli architetti, questa attività debba prendere forma in una sorta di postura da tramandare» (cfr. C. Gandolfi, M. Landsberger, p. 15). Menghi è un tassello di questo tempo e di questo spazio: è un professionista colto, non un accademico, anche se lavora come assistente di Franco Albini presso lo IUAV a Venezia, prima, e di Eugenio Gentili Tedeschi al Politecnico di Milano poi, per insegnare successivamente alla NABA (Nuova Accademia di Bella Arti di Milano) in modo più libero e vicino alle pratiche artistiche, come testimonia il saggio di Tommaso Brighenti. È un uomo appassionato di un «“mestiere” fondato su una costante ricerca in cui il significato del progetto prova la propria rappresentazione nella definizione di una forma coerente che non rinuncia a confrontarsi con le tecniche costruttive più avanzate» (ibidem p. 12).

Nel corso di mezzo secolo, Menghi si confronta con temi di progetto che toccano l’architettura civile e industriale, la prefabbricazione, gli interni, gli allestimenti (attività che lo impegna su ben cinquanta progetti espositivi), fino al disegno di unità abitative standard, di prodotti industriali e di design. Lavora spesso con un approccio di «sintesi delle arti» che si ritrova, per esempio, nell’edificio di via Senato a Milano (1947-1949), progettato con Marco Zanuso e con il contributo artistico di Lucio Fontana (che realizza qui pannelli a graffito in facciata, maniglie in ceramica), dove la funzione mista di residenza e uffici – il tema tipologico del condominio – è anche emblematica della vivace spinta alla modernità del capoluogo lombardo.

Il volume esce come proseguimento di un primo studio dedicato all’architetto milanese (Roberto Menghi architetto e designer. Prime indagini, a cura di Carlo Gandolfi e Vittorio Pizzigoni), ed è il frutto di un lavoro di ricerca che ha visto il contributo di diverse università italiane.

Carlo Gandolfi, Martina Landsberger, a cura di
Roberto Menghi architetto e designer. Approfondimenti
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2023

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