Recensione a «Per un domani. Uomo, energia, città»
Nella sua ricerca, l'architetto ticinese Emanuele Saurwein individua tre tipologie di città, partendo dall'uso che l'uomo fa dell'energia: «Fat City», «Fragmented City» e «Hybrid City». Quest'ultima mostra un ipotetico modo di vivere come essere urbani consapevoli della propria impronta ecologica e dell'importanza della gestione del fabbisogno energetico, per essere parte di un sistema planetario.
Difficile restare indifferenti all’appassionata narrazione di Emanuele Saurwein nel suo agile libro Per un Domani. Uomo energia città. L’autore, architetto ticinese fondatore dell’ufficio LANDS, si tuffa con il lettore nel tanto discusso quanto poco realmente compreso tema dell’energia a livello urbano, ne spiega i principi di base, le sue complessità e tracciandone la storia degli ultimi cento anni ne ipotizza possibili scenari futuri. La scrittura è agile, i temi trattati complessi ma divulgati in modo comprensibile, ed è forse qui che si trova il maggior punto di forza di questo piccolo libro: le tre chiare narrazioni di città analizzate attraverso l’uso che l’uomo fa dell’energia. Saurwein ci porta a spasso per «Fat City», la città del Novecento caratterizzata dal predominio del progresso, dalla fame insaziabile di energia per poi sfociare in «Fragmented City» ovvero l’urbanismo che ha raggiunto i massimi livelli di consumo energetico sotto la spinta edonistica della globalizzazione per arenarsi nel 2020 all’equivalente di due Terre, livello ben lontano da una possibile risposta al cambiamento climatico globale in atto. Ed è a questo punto che entra in scena «Hybrid City»: un ipotetico modo di vivere come esseri urbani che potrebbe raggiungere un fabbisogno energetico negativo di meno una Terra che compenserebbe i decenni passati, che l’autore definisce come «ipotecati», nei quali è stata utilizzata più energia di quanto il pianeta possa offrire a lungo termine.
Il lettore non può non proiettare sé stesso su un’auto senza catalizzatore di «Fat City» o su un divano di «Fragmented City», consumando energeticamente costose serie televisive e sorbendo guacamole. Potrebbe essere questo un effetto elementare del libro: far riflettere il singolo. Saurwein ci ricorda infatti che nonostante noi tutti siamo inseriti in un sistema globale, sono proprio le nostre scelte personali a dare forma ai processi planetari. Come avvalersi di questa importante informazione per dar forma a «Hybrid City»? L’autore accenna alla propria attività di ricerca alla SUPSI di Mendrisio, dove si sta sviluppando un sistema di monitoraggio e interpretazione energetico. Attraverso circa sessanta parametri, le scelte dei singoli possono essere elaborate da una intelligenza artificiale in grado di valutarne gli effetti su scala globale e informare l’utente. Sarebbe così possibile raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati negli accordi sul clima di Parigi del 2015. Questa purtroppo resta solo una promessa e l’autore non si addentra nelle modalità di applicazione, distribuzione e sviluppo di un cambio di paradigma di tale portata. Se la descrizione di «Hybrid City» come un sistema che non si limita a usare la Tecnica ma la integra in modo olistico è allettante, la descrizione delle sue applicazioni pratiche si limita a processi oggi conosciuti e diffusi o di altri dal sentore utopistico. Risulta difficile non paragonare le narrazioni di una digitalizzazione diffusa, di una intelligenza artificiale in grado di rispondere alle nostre domande più basilari o al monitoraggio di ogni nostra azione descritta da Saurwein, alle grandi visioni del passato ricche di promesse affidate alla tecnologia, alla cibernetica o alla digitalizzazione. Ma noi vogliamo provare a credere alla tesi dell’autore. Abbiamo imparato che la tecnologia trova il suo posto nel quotidiano e non lo stravolge: non viviamo nelle cupole geodetiche di Buckmeister Fuller ma in edifici convenzionali ottimizzati, non siamo circondati da robot come prometteva la cibernetica, ma da semplici telefoni che integrano macchina fotografica e computer. Per cui ci chiediamo quali sarebbero le conseguenze per l’architettura e la città se «Hybrid City» venisse attuata. Forse ci ritroveremmo nello stesso edificio che abitiamo oggi, osservando dalla finestra una città simile a quelle che conosciamo (e apprezziamo) del passato, seduti su una comoda sedia in legno di abete locale. L’autore, infatti, ci porta in un familiare futuro più simile al passato, fatto di città compatte e grandi spazi verdi. Se la visione di Saurwein avrà luogo, assisteremo però a una grande differenza: prenderemo decisioni in modo responsabile. Forse tutto ciò non accadrà mai in questa forma, ciò poco conta. L’importante è che – anche grazie a questo libro – saremo in grado, con o senza intelligenza artificiale, di percepirci il prima possibile come individui parte di un sistema planetario.
Emanuele Saurwein,
Per un domani. Uomo, energia, città,
Mimesis, Milano 2023