Un pae­sag­gio cul­tu­ra­le a Me­ch­ten­berg-Es­sen

L’applicazione dell’estetica del paesaggio agricolo al preesistente contesto urbano del «Ruhrgebiet» mira oggi a creare una nuova immagine della regione trasformandola in «Metropolis Ruhr».

Data di pubblicazione
11-04-2013
Revision
12-10-2015

Un progetto straordinario inserito in un paesaggio che negli ultimi secoli ha subito profondi cambiamenti: da ambiente naturale intatto a territorio agricolo scarsamente popolato e poi accanitamente sfruttato all’epoca della meccanizzazione delle miniere. Il risultato di questo processo è un paesaggio dal disegno unico: una vegetazione rigogliosa che si è appropriata degli spazi ancora liberi, giganteschi cumuli di materiali di riserva, foreste di stabilimenti industriali, un orizzonte punteggiato dalle ciminiere e tante città. Un paesaggio in cui la percezione del rapporto superficie/sottosuolo è onnipresente. In un simile tessuto si inseriscono i residui di quelle che un tempo erano vaste superfici agricole, oggi serrate nel perimetro urbano.

Queste aree, sopravvissute in forma ridotta, vedono i loro confini definiti dalle strade e dalle zone residenziali. In questo denso contesto spaziale, tuttavia, le aree verdi possono avere un impatto enorme ai fini dell’uso del suolo. La veduta aerea lo rivela chiaramente: le terre arabili formano una sorta di Central Park che si estende in mezzo al tessuto urbano. Il paesaggio rurale può diventare quindi uno spazio ricreativo, una valvola di sfogo per soddisfare il bisogno di svago e avventura. Mentre, d’altro canto, gli agricoltori – involontari architetti del paesaggio – spesso vivono ai margini della sussistenza, con la perenne consapevolezza del fatto che molte aziende del settore si sono già arrese. Oltre all’uso agricolo e a quello ricreativo, si avverte anche la necessità di considerare la bellezza del paesaggio, «l’estetica dell’agricoltura».

Tuttavia, così come perseguire la sola utilità porterebbe a un impoverimento dell’immagine del paesaggio rurale, allo stesso modo un approccio meramente estetico sarebbe il segno di uno sviluppo discutibile. Come potremmo apprezzare la validità estetica dell’immagine, sapendo che la sua bellezza è stata realizzata a spese dell’elemento chiave del paesaggio culturale, vale a dire la produzione?

I temi fondamentali della nostra ricerca sono la semplicità e il rispetto per la terra, in una sintesi di bellezza e utilità. Le proposte e gli interventi da noi ideati mirano a far sì che il visitatore si ponga delle domande: «ciò che vedo è dovuto al caso? è pura e semplice agricoltura o è uno scenario costruito ». Vogliamo che si incuriosisca, che si senta in bilico tra «comprensione e non-comprensione» e quindi sia portato ad ampliare la propria percezione dell’ambiente circostante. In tal modo il suo rapporto con il progetto si svilupperà e si evolverà, facendo emergere riflessioni e quesiti.

«Venustas et Utilitas» è suddiviso in diverse fasi e interfasi stagionali che si sviluppano nell’arco di due anni, in una sorta di crescendo che interagisce con il calendario agricolo. All’inizio precise linee di colore attraversano o incorniciano i campi di grano, con un picco nell’estate del 2009. In seguito le linee si trasformano in fasce colorate. Nella terza fase i colori sfumeranno l’uno nell’altro sui campi, dal più scuro al più chiaro, creando un’immagine probabilmente piuttosto complessa, che richiede un occhio attento e allenato – l’arte della percezione. Per la figura finale, la macchina estirpatrice ha disegnato sui campi vuoti un motivo a quadrati, che ricorda gli asciugamani a scacchi tipici dei minatori della Ruhr.

Sfruttando il crescente interesse per l’osservazione e l’esplorazione, il progetto vuole rendere l’opera più comprensibile e in grado di essere vissuta in prima persona dal visitatore, in cui mira tra l’altro a suscitare il rispetto per la terra. Per questa ragione abbiamo lasciato che fossero visibili anche le fasi intermedie di preparazione e trattamento, trasmettendo il valore della terra come culla del seme. Arare, seminare, estirpare e rifinire fanno parte del lavoro agricolo tanto quanto la splendida immagine di un campo di grano maturo o la gioia del raccolto.

L’esperimento «Venustas et Utilitas» fa parte di una serie di ricerche che da un lato si inseriscono tra l’esperienza del contadino e il suo lavoro e dall’altro perseguono una nuova Cultura Etica.

Committente: Regionalverband Ruhr; Essen

Architetto: Paolo L. Bürgi, Studio Bürgi; Camorino

Collaboratori: C. Pradel, F. Schmidt

Specialisti: curatore, Udo Weilacher; agricoltori Andrea Maas e Hubertus Budde, fattoria di Mechtenberg

 

Superfici: paesaggio agricolo 200 ha ca. area di progetto 45 ha ca.

Date: progetto e realizzazione: 2008-2010

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