L’energia solare salverà l’homo sapiens?
«[...] continuare a vivere sulla base delle nostre riserve energetiche, bruciando combustibili fossili che si sono accumulati grazie al Sole in miliardi di anni, oppure sulla base del nostro capitale, bruciando gli atomi della Terra, è letalmente ignorante e totalmente irresponsabile verso le generazioni future [...]. Se non comprendiamo e non ci rendiamo conto delle abilità potenziali che possediamo e che ci permettono di supportare l’intera vita per sempre, finiremo in una bancarotta cosmica» - Richard Buckminster Fuller, 1969
Copernicus, servizio europeo di monitoraggio climatico satellitare, informa che lo scorso aprile si è stabilito un nuovo primato di riscaldamento globale con un’anomalia rappresentata dall’aumento di 1,58 °C della temperatura media del pianeta rispetto all’era preindustriale. La climatologia avverte inoltre che la destabilizzazione di un sistema complesso come quello di Gaia ha un’inerzia tale che superati i 2 °C – stipulati dall’Accordo di Parigi – la situazione andrebbe fuori controllo scatenando un caos climatico irreversibile. Resta dunque poco tempo per attuare le misure indispensabili a evitare lo scenario peggiore, quello di un clima ostile inarrestabile che sta già penalizzando il nostro territorio e che colpirà innanzitutto le generazioni future.
Ormai è un dato incontrovertibile condiviso dall’intera comunità scientifica: l’abbandono dei combustibili fossili e la riconversione verso le energie rinnovabili è una necessità impellente per riuscire a ridurre le emissioni di CO2 che contribuiscono al riscaldamento globale. La diagnosi che gli scienziati hanno elaborato nell’ultimo mezzo secolo attraverso esaustivi monitoraggi ha permesso l’individuazione dei limiti planetari che creano le condizioni di possibilità per l’esistenza della nostra specie. Lo sfasamento tra queste conoscenze e ciò che la politica e l’opinione pubblica recepiscono è allarmante. Gli obiettivi per la transizione ecologica faticosamente definiti attraverso un travagliato percorso di negoziazioni (dalla conferenza di Stoccolma del 1972 alla COP28 svoltasi nel 2023 a Dubai) sono solo l’inizio di un processo che occorre implementare con incisività. Se si prende atto delle difficoltà incontrate per l’applicazione del Green Deal europeo, osteggiato dagli stati membri sempre più restii a prescrizioni che potrebbero intralciare «interessi nazionali», la giustizia climatica sembra un traguardo irraggiungibile. Sebbene l’ONU abbia classificato il cambiamento climatico come «criticità prioritaria dell’agenda mondiale», la più grande emergenza per il futuro dell’umanità è ignorata da una cecità collettiva paradossalmente priva di quell’istinto di autoconservazione che ha consentito la storia evolutiva dell’homo sapiens. Tuttavia, vale la pena osservare che, nonostante il dilagare del negazionismo delle grandi multinazionali dei fossili, la disinformazione, la criminalizzazione e l’accanimento mediatico contro gli inascoltati giovani attivisti del movimento climatico, emerge gradualmente un’alleanza transgenerazionale di cittadini consapevoli che nell’impegno quotidiano e ai più diversi livelli cercano soluzioni plausibili. L’inedita sentenza della CEDU che recentemente ha dato ragione all’associazione svizzera «Anziane per il clima» riconoscendo la protezione climatica tra i diritti umani, potrebbe ritenersi un segnale significativo.
Com’è noto, l’edilizia rappresenta più di un terzo delle emissioni globali quindi le discipline che riguardano la Baukultur sono chiamate ad affrontare con urgenza queste problematiche. I professionisti devono attrezzarsi per essere all’altezza del compito: occorrono strategie di pianificazione urbana e territoriale attente alle risorse naturali e alla gestione del consumo energetico, in grado di determinare modi di vivere sostenibili e di intervenire qualitativamente sul patrimonio abitativo e infrastrutturale. Il fotovoltaico è infatti una delle risposte per arrivare all’obiettivo zero emissioni nette fissato dalla Confederazione entro il 2050, ma per riuscirci il suo impiego dovrebbe diventare capillare. La Svizzera è in ritardo rispetto all’UE per quanto riguarda le energie rinnovabili che nel 2023 hanno generato solo il 7% del consumo di elettricità. Il potenziale del solare è ampiamente riconosciuto e attualmente è la fonte di energia più economica: perché allora non è ancora abbastanza diffuso? Come intervenire in modo efficace nella sua implementazione? A che punto si trova il dibattito sull’integrazione del sistema BIPV negli edifici? Quali le innovazioni più significative? Quali resistenze si manifestano nel rapporto multidisciplinare tra le diverse figure coinvolte nella sua produzione?
Interrogativi indagati nei contributi delle prossime pagine, basati su risultati acquisiti nell’ambito di esperienze di ricerche elvetiche e internazionali. Con le tecnologie solari coperture e facciate diventano elementi attivi, producono energia in loco grazie a criteri d’integrazione nell’involucro edilizio: è questo uno dei quesiti essenziali – anche nella formazione di nuovi specialisti – per valutare in che modo il processo progettuale possa assimilare le specifiche esigenze tecnico-ambientali nelle sue dinamiche interne, compositive ed espressive. Se il futuro dipende dalle scelte del presente, pure l’auspicabile sviluppo del solare farà la sua parte e forse l’esortazione lanciata da Bruno Latour nel 2015 potrebbe incentivare l’ottimismo della volontà: «sapere e non agire equivale a non sapere».