Nuovi rifugi alpini
Negli ultimi anni sono stati banditi numerosi concorsi per la ristrutturazione e costruzione ex novo di rifugi alpini, con esiti molto diversi. In questi interventi la sostenibilità, con l’utilizzo o il riuso di materiali reperibili in loco e la razionalizzazione del processo costruttivo, ha avuto un ruolo fondamentale.
L’arco alpino fin dall’antichità era percepito come un territorio strategico di passaggio, pericoloso e inospitale. La percezione cambiò nel corso del Settecento quando maturò un interesse di carattere scientifico per le sue specificità climatiche e naturali che portò a numerose spedizioni.
A queste prime esplorazioni del contesto montano seguirono altre di conquista di vette considerate fino ad allora irraggiungibili, dalla prima ascensione al Monte Bianco nel 1786 a quella del Cervino nel 1865. Tra scienza, desiderio di esplorazione e di conquista nasceva così l’alpinismo.
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento lo sviluppo di quest’attività e il forte fascino per i paesaggi allora incontaminati, portarono alla costruzione di numerosi rifugi volti a dare riparo agli escursionisti. Nel 1863 fu fondato il Club alpino svizzero (CAS), che costruì quello stesso anno il primo rifugio alpino in Svizzera, il Grünhornhütte (GL), al quale seguirono molti altri nei decenni successivi. A oggi esso gestisce più di 150 strutture in tutta la Svizzera.
Negli ultimi decenni, con lo sviluppo del turismo, sempre più escursionisti si sono avvicinati alla montagna, modificando e ampliando la tipologia dei fruitori e con essi i rifugi, che da primi fabbricati rudimentali si sono trasformati in confortevoli edifici per un pubblico sempre più ampio.
Da una parte lo spazio alpino è vissuto progressivamente come un’area di svago per tutti; dall’altra il cambiamento climatico, che si percepisce con il ritiro dei ghiacciai, lo scioglimento del permafrost, l’acuirsi di situazioni di siccità estreme, precipitazioni improvvise e smottamenti, hanno rafforzato la consapevolezza della sua pericolosità. I rifugi odierni sembrano seguire queste due situazioni apparentemente antitetiche, come la capanna sul Monte Rosa di Bearth & Deplazes, che nel 2014 aveva suscitato grande interesse con un’architettura che integrava le nuove richieste tecniche e ambientali a un contesto in rapida evoluzione.
L’obsolescenza di alcune strutture e l’aumento degli ospiti ha portato recentemente a indire un grande numero di concorsi d’architettura per rifugi alpini. Soltanto negli ultimi due anni ne sono stati pubblicati su espazium.ch ben dodici, tutti relatvi a manufatti appartenenti al CAS. Dai rapporti delle giurie si percepisce l’evoluzione dei temi rilevanti nella progettazione e realizzazione di ristrutturazioni, ampliamenti e nuovi edifici.
L’aspetto paesaggistico e il rispetto di un contesto delicato giocano un ruolo fondamentale. La sensibilità ambientale ha acquisito più rilievo rispetto al passato, con una grande varietà di esiti. L’utilizzo o il riuso di materiali reperibili in loco, la razionalizzazione del processo costruttivo attraverso sistemi quali la prefabbricazione, l’impiego di materiali ecologici, la produzione di energia rinnovabile sul posto, il risparmio di risorse e la sicurezza sono oggi rilevanti.
Dei dodici concorsi a cui abbiamo accennato, otto riguardano risanamenti e ampliamenti di strutture esistenti, mentre gli altri quattro prevedono nuove costruzioni, in sostituzione di quelle esistenti, per ragioni di sicurezza o di degrado. Ad esempio il nuovo rifugio Trift, affacciato sull’omonimo ghiacciaio, e il nuovo bivacco Mittelaletsch (Alpi Bernesi) CAS, andranno a rimpiazzare quelli distrutti da valanghe rispettivamente nel 2019 e nel 2021; mentre il forte rischio di cadute di massi mette in grave pericolo l’attuale rifugio Mutthorn (Alpi Bernesi), perciò esso dovrà essere ricostruito ex novo a circa 1’000 m di distanza, in una posizione più sicura; infine il rifugio des Bouquetins di fronte al ghiacciaio di Arolla (VS) dovrà essere rimpiazzato con un fabbricato posto su un terreno più stabile e capace di resistere alle condizioni climatiche d’alta montagna, poiché violente tormente hanno già distrutto una volta il tetto della struttura attuale, mentre il terreno sul quale sorge si sta spostando a causa dello scioglimento del permafrost.
Gli eventi estremi sempre più frequenti hanno ridato consapevolezza dei brutali cambiamenti in atto nell’ambiente alpino. Considerando ad esempio la Svizzera italiana, le devastazioni avvenute in Mesolcina prima e in Valle Maggia poi nel corso di quest’estate hanno rimesso in discussione la pianificazione e gli interventi degli ultimi decenni, come l’arginamento dei corsi d’acqua o l’edificabilità di zone non più considerate sicure. Episodi che influenzeranno in futuro l’approccio nei confronti del costruire non solo in alta montagna, bensì in tutto il contesto del territorio alpino. In questo senso gli edifici concepiti in luoghi discosti, con le difficoltà già citate, e confrontati con condizioni climatiche estreme diventano occasioni di sperimentazione per tutta l’architettura di montagna.
Nonostante nascano dallo stesso committente, i concorsi presi in esame hanno dato risultati molto variegati sui quali è possibile soffermarsi. Condividiamo la posizione del collega di Tracès Philippe Morel che, commentando su espazium.ch il risultato del rifugio Susanfe (Alpi Savoiarde) CAS (03.2024), sottolineava una certa mancanza di coraggio progettuale, mentre al contrario per il nuovo bivacco Mittelaletsch (Alpi bernesi) CAS (06.2022) esprimeva soddisfazione per un progetto che attraverso una geometria sobria trova «la sintesi tra protezione dai rischi naturali e semplicità spaziale e costruttiva».